Fondazione Prada
Milano
via Fogazzaro, 36
02 54670515 FAX 02 54670702
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Barry McGee
dal 10/4/2002 al 20/7/2002
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Segnalato da

Alessandra Santerini



approfondimenti

Barry McGee



 
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10/4/2002

Barry McGee

Fondazione Prada, Milano

La prima mostra personale italiana dedicata all'artista americano Barry McGee (San Francisco, USA, 1966), che ha realizzato per lo spazio di via Fogazzaro 36 una nuova imponente installazione legata al recupero della cultura e della subcultura urbana.


comunicato stampa

La Fondazione Prada inaugura giovedì 11 aprile la prima mostra personale italiana dedicata all'artista americano Barry McGee (San Francisco, USA, 1966), che ha realizzato per lo spazio di via Fogazzaro 36 una nuova imponente installazione legata al recupero della cultura e della subcultura urbana.

McGee inizia la sua attività a partire dagli anni Ottanta, lavorando per le strade di San Francisco e firmando i suoi interventi con lo pseudonimo "Twist". È nella città - vista come il non luogo in cui tutto avviene, in cui idee e modi di vita eterogenei si amalgamano e traggono forza proprio dalla loro contaminazione, e dove il contrasto tra centro e periferia, tra quartieri ricchi e slums si fa più stridente - che McGee individua lo spazio ideale in cui intervenire.

In un'epoca in cui le metropoli come Città del Messico, Los Angeles, Lagos, São Paulo stanno dilatando a dismisura i loro confini territoriali ed esplodendo demograficamente, la visione centrale e storica della città sta lasciando spazio a una visione periferica che include i quartieri decentrati e il suburbio, ambito in cui si sviluppa un linguaggio artistico misto, ibrido, eclettico e radicale che comporta nuove configurazioni di identità. È una dimensione transurbana che sta trasformando, con il suo mixing, i modi del creare, che si fa più dinamico ed effimero, instabile e transitorio.

I primi interventi di McGee consistono nel dipingere su muri e saracinesche, ma presto l'azione si fa più complessa e compare l'uso di materiali di scarto, come veicoli distrutti, bottiglie vuote, insegne dismesse, cartoni rotti, biciclette abbandonate, vecchie lamiere e qualsiasi oggetto o frammento che testimoni l'alienazione, la precarietà e la rassegnazione di coloro che sopravvivono nella città: "uso qualsiasi cosa sia a portata di mano () io dipingo su tutto"* - dice l'artista - per riflettere "la malinconia, l'umorismo e la sensibilità della vita di strada in città".

Nei suoi lavori, caratterizzati da un romanticismo acido, di segno notturno, originato dal desiderio di una conquista ideale della vita, si intrecciano una varietà di influssi che vanno dalla pittura murale messicana alla tramp art, dai graffitisti degli anni Settanta e Ottanta ai poeti della beat generation, ma anche alla cultura trasgressiva ed erotica dei comics.

McGee ha condiviso interessi e luoghi di intervento con altri artisti, come Margaret Kilgallen e Chris Johanson - autori di operazioni situazioniste che comportano il riciclaggio visivo di materiali urbani di scarto -, divenendo presto una figura di riferimento nell'ambito alternativo dell'arte di strada a San Francisco. Recentemente ha collaborato con Stephen Powers/ESPO e Todd James/REAS alla realizzazione di complesse installazioni, tra le quali Street Market (New York, 2000) è la più famosa. Pur mantenendo un'identità autonoma e continuando a operare nell'ambiente metropolitano, negli ultimi tempi ha iniziato a presentare le sue opere in sedi istituzionali del mondo dell'arte come musei e gallerie: "Posso scegliere di osservare cose diverse - spiega l'artista - e di dipingerle in diversi contesti, ma non cerco di essere underground, né di incarnare nessun altro di quegli stupidi simboli con cui la società tenta di etichettare le persone. Una volta che ti hanno etichettato, possono venderti come trend ()"*.

McGee ha studiato pittura e incisione presso il San Francisco Art Institute, diplomandosi nel 1991. Nel 1993 ha presentato la sua prima mostra personale al Museu Lasar Segall di São Paulo del Brasile e nel 1998 ha esposto al Walker Art Center di Minneapolis. Nel 1998 una sua installazione è entrata a far parte della collezione permanente del San Francisco Museum of Modern Art e nel 2001 ha partecipato alla 49a Biennale di Venezia.

Il nuovo progetto espositivo, ideato da McGee per lo spazio della Fondazione Prada, consiste in una gigantesca installazione che conduce il pubblico all'interno di una scena caotica, emanante un senso di disagio e di angoscia, dove presenze drammatiche - camion rovesciati come in un incidente stradale o abbandonati in un "cimitero" di auto - creano un contrasto con figure più lievi e fluttuanti, dipinte su grandi pareti metalliche o monocromatiche.

In occasione della mostra, viene pubblicato un libro d'artista, edito dalla Fondazione Prada, composto da assemblaggi di fotografie scattate da McGee nelle strade americane sulle quali realizza interventi visivi, grafici, fumettistici, in modo da creare un dialogo tra scrittura personale e dimensione pubblica, fatta di paesaggi urbani segnati da tracce e da rovine industriali. Il volume contiene inoltre un'intervista con McGee a cura di Germano Celant, una biografia dell'artista e una bibliografia relativa alla sua attività.

* dall'intervista di Barry McGee con Susie Kalil in Hoss, catalogo mostra, Rice Art Gallery, Houston, 1999.

Orari: da martedì a domenica, ore 10-19; chiuso lunedì

Ingresso: libero

Pubblicazione: Fondazione Prada

Informazioni: Fondazione Prada, tel. 02 550 28 498, fax 02 546 70 258

Ufficio stampa: Fondazione Prada, tel. 02 546 70 981, fax 02 546 70 258

Fondazione Prada
via Fogazzaro 36, Milano

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