L'Auriga, il Nichilista e il Viandante. Il titolo di questa mostra di sculture recenti indica la volonta' di portare allo scoperto una riflessione sul tempo.
La scultura come legame (virtuale) di conoscenza.
La nuova serie che Sergio Zanni intende esporre non supera la decina di opere eppure è ricca di sollecitazioni. Nello studio me le indica ad una ad una. Ben disposte sui banconi al centro dello stanzone, tengono splendidamente lo spazio. Il nostro non ha ancora stabilito se un bronzo accompagnerà le terrecotte e quante forme alate voliteranno nel soffitto che accoglie l’installazione ambientale dello spazio più piccolo della galleria, ma è ben determinato sulla tipologia che esse veicolano.
Il titolo che intende dare alla mostra indica la volontà di portare allo scoperto una riflessione sul tempo che coinvolge immediatamente il visitatore. Zanni organizza, infatti, una sua particolare cronologia per immagini. Attraverso le forme dell’auriga, del nichilista, del viandante coglie un tempo della ricerca e del fare dell’artista che racchiude bene più di un pensato.
L'Auriga di Delfi ritorna qui bendato e vestito di una giacca maschile di taglio moderno. Zanni lo ha già coinvolto in opere precedenti con vari capovolgimenti di segno. I suoi molti auriga non tengono più salda la briglia dei cavalli alati a controllare l'istinto e la ragione, ma spesso non tengono nemmeno “la giusta via” in quanto bendati o ciechi. Il rapporto con il passato aggrega anche la figura che gli sta accanto. È una ieratica divinità dall’ampia veste scanalata su cui salgono figure umane in scala ridotta. In una sorta di reductio ad unum anche il progetto di ricerca dell’unità concettuale riguarda il mondo dell’arte, quasi ad affermare che l’arte non è trasparente a se stessa ed ha bisogno di una riflessione speculativa.
Lì accanto stazionano le forme ironiche e paradossali dei nichilisti.
Uno azzarda evasioni dalla fisicità. Quale tentativo di fuga dall’io corporeo, reclama uno stato “altro” rispetto a quello con cui il corpo si spende nel nostro tempo. Una rivendicazione insomma di una corporeità su cui riflettere, ma anche un modo di sentire, un cogliere ciò che è primordiale e irriflesso e che, come tale, precede ogni concetto. Compare un flautista (anche il padre del nostro artista lo era). È un po’ un jolly all’interno della serie. Come ogni artista-solista vive confinato nei territori della sua arte, nella solitudine di uno spazio del tutto privato, specialmente ora che i luoghi del foro e del tempio sono negati o compromessi per l’arte.
Una forma procede “controvento” ad annunciare i Viandanti. L’asse sbilanciato della postura di questo “pre-viandante” vive delle pieghe delle vesti mosse dalle folate di vento. È una dichiarazione esplicita di andare contro le cose e le idee sino ad esserne travolti o ad averne ragione. La forza del vento e la determinatezza agente della figura contrastano in modo evidente.
All’interno di tutta la serie << I Viandanti >> agisce una maggiore dinamicità delle forme e delle cromie. Rappresentano nella cronologia di Zanni il futuro dell’arte e dell’uomo. Carichi delle loro poche robe, non più eredi di nessun regno della religione o della scienza, vanno incontro a un destino tutto da scoprire. È proprio nella poetica dell’incontro che essi acquistano un senso. Il termine incontro nella nostra lingua ha sfumature diverse, ma l’andare allo scontro o l’imbattersi o il semplice venire a contatto o il concedere un aiuto realizzano stati esperienziali e statuti cognitivi differenti.
Con quali mezzi si presenta l’artista a questo segnale di partenza verso l’incontro dell’altro? Già i segni delle terrecotte colorate lasciano trasparire delle scelte ben precise.
Nessuno nasce dal nulla, il passato ha prodotto materiali e colori nella statuaria. Ci sono poi delle riflessioni su quello che “non siamo” che diventano patrimonio fondante per il procedere, ci sono altresì delle strutture culturali che ci portiamo appresso in modo del tutto “naturale” e che vanno governate.
Si veda allora l’installazione del “volo cieco” per cogliere come l’approcciarsi a un desiderio da sempre coltivato nella specie umana, che non può volare, diventi un vedere cieco quando non riesce a cogliere la verità del rispetto del volo degli uccelli che quella realtà vivono. Il viandante di Zanni va incontro ad una configurazione dell’essere che non è più univoca. Molte cose e molti mondi gli vengono incontro nella vastità di uno spazio senza limiti in cui il differente, il virtuale, il disgustante, lo straniante… lo aspettano. Gianni Cerioli
Immagine: (dall'Auriga di Delfi) Unità nel molteplice. 2007 cm. 62
Inaugurazione 1 maggio ore 18.00
Galleria del Carbone
via del Carbone, 18/A - Ferrara
Lunedi' - venerdi' 17-20, sabato e festivi 11-12.30 e 17-20, martedi' chiuso
Ingresso libero