Photography. La mostra descrive il percorso dell'artista, dai lavori che abbisognano di silenzio e meditazione, come la serie le rose, a opere dove il contenuto e' esclusivamente fotografico.
art director: Yuki Konsyo
“Lei e’ in cambiamento e quando un pezzo del suo passato muore c’e’ uno spostamento di interessi e qualcosa di nuovo nasce. Viaggiatrice, alla costante scoperta, si e’ dedicata ad una produzione che l’ha coinvolta personalmente, intimamente, raccogliendo da se’ stessa ricordi, emozioni, dolori, gioie, poi abilmente trasmesse in lavori che l’hanno portata ad incontrare quell sottile e difficile equilibrio tra arte fotografica e prassi manuale. Da lavori che abbisognano di silenzio e meditazione, come la serie le rose, a opere dove il contenuto e’ esclusivamente fotografico. Si arriva cosi’ alla produzione qui esposta, con immagini originalmennte tratte stando con la macchina di fronte a masse d’acqua trattenute da spessi vetri. Le foto non abbisognano di molti commenti se non del fatto di dire che esse sono semplicemente segni. Alla scopeta di questi ci si imbatte in immagini armoniche con effetti sull’ambiente capaci di generare la sensazione di un viaggio. Attraverso un percorso che fermando il tempo lo trascende in un attimo, le sue pellicole sono come finestre che generano varchi nei muri. Per lo piu’ meduse, i formati piu’ grandi, gli scatti focalizzano le tracce che esse lasciano al loro passaggio, affascinata dal loro moto, snuoso, lento, elegante, dale loro dinamiche, dai colori che emanano, dal fatto di essere come pennelli viventi che dipingono nell’acqua.
Le loro scie sono segni di un qualcosa che e’ passata dall’esserci al dissolversi, lasciando dietro di se’ un’ombra, una silhouette, un’evanescente figura. Come il pennello zen, l’immagine rilasciata dalla pellicola raggiunge un punto di massima espressione, tensione, un culmine, un picco di espressivita’ che permette di cogliere l’essenzialita’ della cosa fotografata, la sua anima, piuttosto che i suoi dettagli. Questo processo e’ nel caso delle sue fotografie reso ancora piu’ evidente dal fatto che le dinamiche vitali scattate sono tali da prodursi in una dicotomia tra l’essere presenti e il dileguarsi, in un guizzo di esistenza tra presenza e assenza, apparizione e oblio.”
Tullio Pacifici
Luiza Avellar è nata in Brasile nel 1970. All' età di 17 anni è entrata per la prima volta in una camera oscura ed ha scoperto la magia della luce: la fotografia divenne parte della sua vita. La passione per le rose l'ha portata a creare una serie di fotografie ispirate al simbolismo sacro e profano di questo fiore. Per creare le sue immagini ella utilizza l'ago e nelle sue creazioni evoca i gesti della femminilità e del dolore.
Le sue foto sono state esposte in mostre individuali e collettive in Francia ('47e Salon d'Art Contemporain de Montrouge' 2002, Premio per l'opera ''Triptico do Sacrificio'', '48e Salon d'Art Contemporain de Montrouge', 2003), Italia (Galleria Portinari, Ambasciata del Brasile, Roma, 2004 e RIPARTE, Fiera di Arte Contemporanea –curato da Achille Bonito Oliva - Genova, 2004), Finlandia (Centro di Fotografia Contemporanea di Turku, 2005), Belgio (Vecchio Ospedale Saint Jean, Bruges, 2003), Messico('Entre chair et ciel', Casa de la Cultura de Tlalpan, Messico, 2004), Colombia. Ha vissuto in Brasile, Germania e Francia, dove ha conseguito il master in storia dell'arte con una tesi sulla rosa nell'arte medievale. Attualmente vive e lavora fra Brasile e Italia.
Zen Arte Milano
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