Io dico che ci posso provare. L'artista ha realizzato una grande installazione in cui un video, fotografie e disegno abitano e scardinano i consueti rapporti spaziali all'interno del percorso espositivo.
La 41 artecontemporanea è lieta di presentare un nuovo progetto di Armida Gandini ideato e realizzato espressamente per lo spazio della galleria. Una grande installazione, un video, fotografie e disegno abitano e scardinano i consueti rapporti spaziali all’interno del percorso espositivo per dare corpo all’idea centrale della mostra. “Io dico che ci posso provare” è la frase pronunciata da una bambina, protagonista delle opere, che si trova di fronte un muro che impedisce il passaggio e la visione, sia reale che virtuale. Se nelle opere il muro è disegnato, a griglia o mattonelle, lungo come una muraglia e basso come un recinto o metallico ed imponente come un’alta lamiera - proiezioni molteplici del gioco del superamento - nell’installazione la parete è reale, fisica.
Alcuni strumenti quali la scala, lo sgabello ed una sedia, gli stessi che nel video aiutano la protagonista a disegnare la sua storia di conquista, sono riproposti e messi a disposizione dall’artista nello spazio reale, ma monchi ed inutilizzabili.
Lo scarto funzionale e la dimensione spiazzante dell’insieme muove nel pubblico il dubbio e la curiosità di cosa sia celato dietro al muro reale: l’artista, la mostra, la protagonista del video… La fantasia deve attivarsi, il pensiero cominciare a correre o muoversi con circospezione a seconda dell’indole dell’osservatore. Come spesso capita, i protagonisti delle opere di Gandini ci proiettano in una dimensione in cui la memoria accarezza gli anni dell’esperienza. Poi d’improvviso si ribalta la gerarchia e le parole o le azioni compiute da quei personaggi ci sommergono e si rovesciano su di noi che riapriamo lo sguardo grazie alla loro intrepida visione dell’oltre.
“Il bianco del muro reale in fondo non è tanto diverso dal limbo bianco in cui si muove la bambina nelle foto e nel video. E’ per me un’incognita, una pagina neutra sulla quale tutto può essere scritto. Come gli altri elementi anche queste reti – pareti sono gli incontri che facciamo, le relazioni che, volenti o nolenti, stabiliamo con il mondo; qualcosa che ci viene incontro, con cui dobbiamo imparare a convivere, aggirare o affrontare”. (A.Gandini)
Come in ogni favola che si rispetti (di cui l’artista conosce bene i punti focali) esistono possibilità celate all’apparenza ed inganni sensoriali di chi si appoggia all’evidenza; qui la morale scivola in un cortocircuito tra monito ed ironia, in cui sfida, testardaggine, entusiasmo, serietà o leggerezza sono alcuni modi del gioco.
Armida Gandini è nata a Brescia nel 1968, vive e lavora a Verolanuova (Bs).
E' la sua seconda personale presso la galleria 41 artecontemporanea.
inaugurazione venerdì 15 maggio 2009 dalle ore 18 alle 23
41 artecontemporanea
via Mazzini, 41 - Torino
Orari galleria: dal martedì al sabato dalle 15,00 alle 19,00. mattino e lunedì su appuntamento
Ingresso libero