Poliversi. In mostra una serie di dipinti caratterizzati dalla presenza copiosa, affollata, quasi ansiosa di segni, che vanno a costituire mosaici densi e complessi, talora ridondanti.
Persistenza e irrimediabilità del contrasto
a cura de La Casa dell’Arte
Il percorso artistico di Fulgor Silvi nel 2004 si divide in due direzioni, obbedendo ad una acquisita consapevolezza della dualità della natura umana. Non si tratta di una sostituzione dell’una con l’altra: i due indirizzi sono portati avanti in modo parallelo lungo tragitti autonomi, contrastanti, pur se indicati con la stessa denominazione di Poliversi (lavori cioè leggibili da qualsiasi punto di vista o “verso”), Ornati gli uni, Disadorni gli altri.
I Poliversi Ornati sono caratterizzati dalla presenza copiosa, affollata, quasi ansiosa di segni, che vanno a costituire mosaici densi e complessi, talora ridondanti. Essi nascono “per addizione o per sottrazione” (Crispolti) e si caricano del valore simbolico, che definiremmo junghiano, delle allusioni ad una scrittura “arcaica e prearcaica” (Silvi), ai marchi di fabbrica primitivi, eseguendo con i mezzi e i metodi dell’arte un’analisi antropologica rigorosa. Tali segni si dispongono in “insiemi” a forma di strisce, fasce, figure geometriche (triangoli, quadrilateri e poligoni irregolari) che si confrontano con altri insiemi per sviluppare un discorso articolato, condotto con una sintassi bizzarra ma potente che produce affollamento e concitazione, non caos.
Nei Poliversi Disadorni viene persa la consistenza del segno e il colore si dilata in plaghe capricciose e irregolari, diventando vero colore, non più colorante. La superficie pittorica viene a constare di aree cromatiche multiple che si accostano, s’inseguono ruotando intorno a un asse comune, talora si spezzano per improvvisi inserimenti di corpi (cromatici) estranei. In tutto questo l’autore esercita un rigoroso controllo negativo, attento ad interrompere qualunque tendenza normativa che conduca o possa condurre a un ritmo regolare e ad una non gradita armonia. Perdendo la forma e l’“ornamento”, le opere risultano dunque “disadorne” e puntano su questa loro problematica qualificazione per trasmettere in tutta la sua immanenza e consapevolmente il processo dissolutorio che è alla base dell’esistenza.
Silvi non vuole attutire le contraddizioni: egli vede la vita non come pace ma come guerra (è questo il significato dei numerosi soldatini che utilizza nelle sue performances?), e l’arte, che è in fondo una metafora esistenziale, ha il compito di rappresentarla nella sua verità, non di edulcorarla, contraffacendola.
Inaugurazione sabato 23 maggio alle ore 18,00
Castello di Rosignano Marittimo (Li)
Visita su appuntamento
Telefonare: Bruno Sullo 349 4321966