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Daniela Baldo
dal 3/6/2009 al 16/6/2009

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Galleria d'Arte 18




 
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3/6/2009

Daniela Baldo

Galleria 18, Bologna

Per_fumance. "La produzione dell'artista si e' sviluppata negli anni passando dal figurativo all'informale. Il suo e' un percorso connotato da una riflessione sulla funzione non solo espressiva dell'arte ma sull'attendibilita' di un linguaggio duttile rispetto alle diversita' del sentire e del sapere."


comunicato stampa

Dissonanze creative

C’è una strada dell’arte che si possa seguire senza commettere alcun ripensamento? E’ possibile, nel contesto delle rapide trasformazioni nel nostro mondo contemporaneo, sentirsi rassicurati dalle scelte e dalla propria produzione artistica? Può l’arte esprimere contenuti che sottolineano la problematicità di questa nostra epoca in cui prevalgono gli effetti del disordine sociale e delle conflittualità esistenziali e relazionali? A questi interrogativi non ci sono univoche risposte. Il problematicismo filosofico non è più una illuminante chiave di lettura dell’esistenzialità e dell’essere. Ogni campo dell’espressione è stata contaminata e rischia di cadere nel reale pessimismo, profetizzato da Baudelaire, quando, a proposito dell’artista moderno, tra l’altro scriveva: “[…]Discredito dell’immaginazione, disdegno per il grande, amore(no, è una parola troppo alta), pratica esclusiva del mestiere, sono queste, suppongo, dalla parte dell’artista, le ragioni essenziali del suo decadere”.
Questo breve quadro culturale di riferimento è necessario per comprendere la significativa ricerca dell’artista Daniela Baldo.
La sua produzione si è sviluppata negli anni passando dal figurativo all’informale. Il suo è un percorso che connota traguardi di maturità e di riflessione sulla funzione non solo espressiva dell’arte ma sul verificare l’attendibilità di un linguaggio che deve essere duttile rispetto alle diversità del sentire e del sapere.
Daniela Baldo è consapevole che non esiste una univocità di espressione, una linguistica dell’arte che possa solo oggettivare l’idea compositiva o rappresentativa. La sua ricerca sull’informale denota l’esigenza di trovare nei “segni” dell’arte le proprie emotività, il proprio desiderio di ricercare nuove “forme” che liberalizzino l’atto “coercitivo” del dare sempre delle risposte.
L’informale per l’artista Daniela Baldo non è, quindi, un puro divertissement, con cui molti oggi si dilettano per soddisfare luoghi comuni sulla semplicità delle “tecniche” e per “banalizzare” una scelta che, comunque, non è pittorica ma culturale, ideologica e storica.
Le sue opere recenti e contenute in questo catalogo assumono una particolare dimensione creativa: viene realizzato il rapporto “arte e anima”. Qui l’artista interpreta il senso moderno del perenne divenire dell’arte che Kandinsky definì come “lo spirituale”.
La ricerca dell’interiorità come proiezioni dell’anima e della percezione di sé fa di questa artista una intelligente indagatrice di ciò che rappresenta il “vedere” psicologicamente le immagini.
I suoi quadri sono forme di materializzazione non semplicemente compositive o di riduttiva esperienza estetica, ma di concreta sottolineatura (vedi “l’aggettivazione”: catrame o sabbia) di pensieri che si riverberano nel nostro sentire, nella nostra sfera emozionale ed affettiva.
E’ un modo per pensare la pittura o l’arte come una forma di scrittura, quasi una partitura musicale su cui non agiscono ed interagiscono consonanze sonore/cromatiche, ma dissonanze creative che si scrivono con altri simboli, perché non sono più le note ingabbiate dal pentagramma, ma nuove semiografie tracce indelebili di uno stato d’animo, di una sofferenza, di un disagio, di una ribellione, di un comportamento divergente rispetto alla ripetitività, al condizionamento passivo, all’attuale e dilagante processo di omologazione e di negazione della propria identità.
L’informale come scelta di affermazione della propria individualità per contrastare l’unidimensionalità del sentire e del pensare.
Daniela Baldo nell’arte riscopre la libertà di queste scelte; nell’arte dell’informale il piacere di ri-scrivere con la pittura il proprio mondo, la propria esperienza intima e la propria percezione della realtà sperimentando nuove “forme e strutture” dell’espressione “non-figurativa”.
“L’autentico pittore invece di cercare di divertire l’umanità con la minuziosa eleganza delle sue imitazioni deve tentare di migliorarle con la grandiosità delle sue idee”. ( Reynolds)


Prof. Franchino Falsetti
Critico d’Arte
Giugno 2009






LO SPIRITO DELLA MATERIA

Daniela Baldo ha iniziato con la figurazione, componendo soprattutto figure femminili in chiave oggettiva. Erano gli anni in cui al liceo artistico insegnava Mauro Chessa, ed era difficile sottrarsi al sua forza segnica e cromatica. Per lei dipingere è sempre stato come vivere in un’altra dimensione, quella della creatività pura, esplicando un’energia che le giunge dalla profondità dell’inconscio.

La seconda fase della sua ricerca è stata rappresentata dalla curiosità formale per il paesaggio, sempre affrontato in chiave oggettiva e antiromantica. Per quell’occasione ha in parte abbandonato il pennello, considerandolo uno strumento troppo costrittivo, per percepire in modo prioritario la libera gestualità della spatola, che apre inediti orizzonti linguistici, senza vincoli formali, né contorni obbligati. Il paesaggio, spogliato dal disegno, rappresenterà la possibilità di eseguire larghe campiture, scoprendo la magia del particolare dilatato, della sensualità vibrante degli elementi atmosferici. Nessuna copia dal vero, quindi, ma solo sofisticate astrazioni, ricavate con sensibilità dal riconoscibile rivisitato attraverso un’emozione soggettiva. Sono lavori che possono ben essere rappresentati come un ciclo di stagioni – nebbia e ghiaccio soprattutto – o, per meglio dire, di paesaggi dell’anima.

Anche l’attuale ricerca è da inserire nel comparto del naturalismo informale. Daniela Baldo parte inizialmente dalle suggestioni dalla natura, poi ne scorpora i singoli elementi, in un processo di disfacimento dell’immagine. Procedendo per emozioni, non esegue nulla in chiave aprioristica, e nulla quindi è prefigurato in queste ultime opere. La composizione sembra quasi imbastirsi da sola. Come ouverture all’esecuzione abbozza l’insieme come avvertimento estetico dei futuri passaggi conclusivi. Inizia sempre con un movimento deciso, con la coscienza di muoversi in un caos autocontrollato, o comunque lasciando andare liberamente il suo istinto naturale per il colore. In ogni nuovo dipinto sembra mutare la metodologia d’indagine, poiché non ama né il conforme, né l’univoco. Pittrice che affronta le proprie inquietudini risolvendole in un dialogo immediato con la tela, formula illuminazioni espressive di forte intensità.

A volte ama indugiare, meditando nuovi stimoli creativi, rimanendo sospesa e avvertendo entro di sé una sorta di vuoto vibrante. Così in certi casi la composizione sembra venire immediatamente in luce e completarsi subito secondo l’avvertimento iniziale; a volte invece la tela viene abbandonata per essere ripresa qualche giorno dopo: il messaggio visuale sarà compiuto solo quando la pittrice, come dice lei stessa, avvertirà una piacevole sensazione di equilibrio e di compiutezza, o quando vi si riconoscerà come in uno specchio.

Artista di grande equilibrio interiore, i quadri di Daniela Baldo riflettono situazioni emblematiche che risalgono a lontane suggestioni naturalistiche; in ogni caso esse sono il prodotto di una manualità di grande mestiere, con un preciso senso dell’intingolo materico e cromatico. I mezzi che mette in opera per portare alla ribalta i suoi sentimenti etici e le sue qualità estetiche sono soprattutto pennello e spatola, ma spesso ama anche operare con una tecnica mista dove il colore si impasta a garze applicate alle tela, che danno spessore alle superfici, scandendole con una serie di graffiature e di incisioni. Per la scelta dei colori, si lascia guidare dall’istinto: quando sente la necessità di esprimersi con toni caldi, vi si attiene con costanza per alcuni mesi. Salvo poi riprendere un ciclo più freddo, nel quale la passione è più tiepida e trattenuta, anche se ormai da tempo evita i colori cupi e preferisce agire con tinte chiare e solari.
Per Daniela Baldo la materia pittorica ha corpo e anima. Il suo colore trasmette le stesse vibrazioni che vi immette quando lo estende con energia sulla tela. Le sue composizioni nascono dalle sovrapposizioni di diverse stesure, e non si ripetono mai in moduli fissi. Ogni passaggio di colore parla quindi in modo differente e autonomo alla sensibilità dell’osservatore, mettendo in luce i momenti di sospensione e di energia che si avvicendano nei tempi creativi di ogni sua opera.

Paolo Levi, 2007





INFORMALE, PASSIONALE ED EMOZIONALE

Forme lacerate, trame sfilacciate, superfici squarciate, tessuti dilaniati, strappi e brandelli, solchi di ferite slabbrate e profonde, di rossi sanguinolenti su verde marcio, accostati a gialli acidi. Grandi pennellate impetuose pluridirezionali, diagonali, incrociate, spezzate, interrotte e poi riprese, aggressioni veementi alla tela con accanimento furente. Poi pausa, rilassamento, ripensamento, rimedio con cuciture, rimarginature, costure e imbastiture di sutura, tormenti di un’anima inquieta che trasmette alla tela pittorica, per mezzo dei colori e con gli strumenti del fare pittura, pennelli e spatole, graffiatoi a punta e a pettine, la prorompente carica emozionale, le tensioni esistenziali e le angosce che la quotidianità cumula nell’interiorità passionale dell’Artista.
Daniela Baldo estrinseca i segreti della sua personalità, la focosità del suo percepire, interpretare ed intendere la vita, i suoi moti d’animo di donna, fortissimamente donna. L’Artista esprime attraverso l’arte gli impulsi pressanti di una vitalità esplosiva costretta nelle viscosità delle convenzioni sociali, degli stereotipi che inibiscono le libere manifestazioni dei sentimenti e delle emozioni. Nella pittura di Daniela affiorano connotazioni sensuali, perfino sensazioni erotiche, abilmente dissimulate in forme inconsciamente allusive, cui lo spettatore si sente visivamente partecipe, trasportato all’interno di una dimensione razionalmente ignota, ma psichicamente conturbante, tale da destare pulsioni sanguigne.
Le opere di Daniela Baldo liberano la passionalità rigogliosa, intensa e carica di energia dell’autrice, ne rivelano la personalità generosa e vibrante, trasmettono una profonda ed acuta empatia e stabiliscono, d’immediato impatto, una relazione di comune sentire con lo spettatore che, se pur smarrito inizialmente dall’informale morfologia dei dipinti, ne è conquistato successivamente, dopo l’osservazione attenta, la quale induce a un’immedesimazione che sprofonda ben oltre il visivo. Daniela Baldo, che proviene dall’arte tradizionale mimetica, con cui rendeva pittoricamente la realtà percettiva, comprova che le tematiche introspettive possono e devono essere espresse mediante tutte le componenti non figurative delle composizioni d’arte, giacchè il pensiero e i sentimenti non hanno forma oggettuale e pertanto solo gli sviluppi astratti che la pittura può modellare sono appropriati ad esternare i complessi e misteriosi stati dell’inconscio che muovo l’agire umano.

Ottobre 2006
Enzo Papa


II VIAGGIO DELL'ANIMA

Disporsi dinanzi alle o¬pere di questa pittrice piemontese è come ad¬dentrarsi nei labirinti o¬scuri e, nello stesso tem¬po, misteriosi dell’ani¬mo umano... o meglio dell'animo femminile. Tele nelle quali si respira la poetica dell’inconscio espresso attraverso sprazzi di colore denso e materico, trattato con estrema raffinatezza e duttilità. Daniela Baldo, scorpora l’essenza intrinseca del colore creando, prima con le idee e poi sulla tela, forme 'eterne' rintracciate dai viaggi della memoria e dal sovrapporsi di esperienze con¬scie o inconscie che ricava "...dalle nere pieghe del cuo¬re". Viaggi, i suoi, che in alcuni inserti si aprono al mondo lontano, delle etnie. Lo spettatore assiste, quindi, all’esal¬tante “sentimento del colore, come attesta Gerardo Pecci visto quale veicolo privilegiato per mettere in e¬videnza la vastissima gamma delle emozioni e delle sensa¬zioni dell'animo umano”) (G. Pecci, II colore della coscienza. La coscienza come realtà, in Daniela Baldo, Torino 2004, p. 5). L’artista compie il gesto del dipingere 'esprimendo' i sen¬timenti reconditi del suo mondo interiore; azione intesa pluralisticamente dagli storici dell'arte che vi leggono frammenti, visioni, volti, oggetti, scorci, fotografati dalla memoria e sviluppati nella camera oscura del cuore. [ ...] queste rappresentazioni continua Giorgio Brezzo nel suo, testo critico sull'artista , sono le cose che abbiamo dentro, quelle che abbiamo visto da qualche parte, posti e gente, che abbiamo conosciuto. Come un sogno le abbia¬mo viste sfilacciarsi, scomparire nei meandri della nostra mente o del nostro cuore (G. Brezzo, Temponauta, in op. cit.,Torino 2004, p. 4). In questo contesto dove l’espressione artistica si sposa con i pensieri percorrendo sinergicamente strade che portano diritti verso la poesia, l’assunto dell' ut pictura poesis trova ampia manifestazione in versi che sfociano dalla contemplazione di queste tele.

"... raccontami dei pensieri fugaci dell’anima,
di quanto ho visto e scruterò nel profondo degli abissi del tuo cuore!
... quando sarò riemerso dal mio dolce naufragio,
... dalle linee morbide della memoria
riaffioreranno i ricordi di una vita che vivi e che per beltà e apparenza
si apre al mio sguardo
ricco di verde speranza e oro ricchezza
... dominate dal bianco candore, quello stesso che desideri e che
da domani si affaccerà nel tuo futuro! “

Sono dipinti, quelli di Daniela che attendono lo speculum della materializzazione soggettiva, lo stesso che proviene dal viaggio mentale che ciascun uomo compie dal sorgere del giorno fino al suo tramonto.

Antonio D’Amico, 2005


IL COLORE COME COSCIENZA. LA COSCIENZA COME REALTA’

L’arte pittorica di Daniela Baldo si manifesta in solide forme astratte, vigorose e taglienti, dotate di un sodo equilibrio costruttivo, realizzate attraverso un rapporto coloristico armonico e ben bilanciato che testimonia una salda conoscenza sia delle premesse coloristiche che delle conquiste più mature dell’astrattismo classico, partendo dalle premesse di Pollock, di Kline, di de Kooning, ma anche di Mathieu, di Hartung, di Soulages. Tuttavia, nei dipinti di Daniela gli echi dell’espressionismo astratto sembrano sfuggire ad ogni tentativo di serializzazione classificatoria delle tendenze artistiche contemporanee pescando, sul filo della memoria, anche lontane presenze di echi che ci ricordano la plasticità pittorica di Cézanne, che aprì la grande stagione pittorica dell’arte contemporanea. Altre volte alcuni impasti cromatici presentano toni e modi coloristici che possono richiamare alla nostra memoria anche lontanissime e vaghe tangenze con la pittura di Turner.
L’originalità del segno coloristico di Daniela Baldo è frutto soprattutto della libera espressione della propria esplosiva emozionalità, resa sia attraverso una pennellata fluida e vigorosa che con l’uso sapiente e veloce della spatola, che spalma i colori sul supporto fisico ed elastico della tela con estrema decisione, ben prima che possa sopravvenire la fredda razionalità del pensiero logico. Vi è, quindi, nell’arte di Daniela una forte liberazione di energia emozionale, e di sensazioni, che struttura e presiede la realizzazione dei dipinti. Questo è vero soprattutto per i dipinti più recenti dove l’eco emozionale del tema del viaggio, per esempio, mette in evidenza un mondo strutturato sull’accostamento di colori che sottolineano, e delineano, la percezione eterna delle cose e dei luoghi, della memoria e dei segni; così i dipinti “Roma”, “Gondole”, “Prima del palio”, ci restituiscono una forte emozionalità che si trasmette in modo prepotentemente diretto e immediato, mettendo in collegamento diretto il cuore dell’artista con il nostro. I colori sono il pretesto, più che il veicolo percettivo, per eternare un momento, un attimo fugace nell’immensità del tempo eterno. Viene messa a nudo la drammaticità del mondo interiore dell’artista, in lotta eterna contro il nulla, contro il vuoto spossante del mondo odierno, contro il vuoto disorientante di una tela bianca che aspetta il battesimo del colore.

La forza del gesto, della pennellata, della spatolata larga e potente, l’impeto che emana dall’interiorità dall’artista finisce per coinvolgere lo spettatore comunicandogli una sensazionale profondità e potenza di sentimenti.
La pittura di Daniela Baldo richiama da vicino anche l’arte drammatica e interiore di un altro artista italiano contemporaneo, Italo Bolano, e, forse, ne rappresenta un complemento nell’unità d’intenti e di espressione artistica e stilistica. Come Bolano, anche la Baldo ha per poetica il sentimento del colore, visto quale veicolo privilegiato per mettere in evidenza la vastissima gamma delle emozioni e delle sensazioni dell’animo umano. La pittura di Daniela è però maggiormente legata all’astrazione, attraverso una pennellata certamente più fluida, così come spesso sono fluidi i sentimenti nel grandissimo oceano della nostra emozionalità, talvolta incontrollata e incontrollabile.

Coloristicamente il mondo di Daniela è denso di emozioni, di pathos, così come sono pastose e dense le stesure del pigmento pittorico sulle superfici tormentate delle sue tele. Vortici, striature nette e fluide, colori freddi e caldi accostati sapientemente, rendono preziosi i dipinti della pittrice nel loro dinamico cangiantismo cromatico.

Il riferimento alla natura suscitatrice universale di emozioni è presente, ad esempio, nella serie dedicata alle stagioni e agli elementi atmosferici quali la pioggia e il vento. In tali opere la pittrice unisce il sapiente uso del colore, trasfigurato in senso plastico-emotivo, con una rigorosissima costruzione generale della struttura delle opere, anch’essa dinamica, da cui traspare l’armonia che lega universalmente l’animo umano alla realtà, in un osmotico rapporto che non cessa mai di meravigliarci, di stupirci. E forse è in questo universale e particolarissimo modo di accostarsi alle variegate e molteplici realtà del mondo che si manifesta prepotentemente tutta la poetica pittorica di Daniela Baldo, brava e dolce artista valsusina.
Nelle più recenti opere, la pittrice valsusina Daniela Baldo presenta una serie di immagini che ci richiamano alla memoria echi delle forme artistiche dell’America Latina, con uno sguardo mai sazio di riferimenti iconici, puntualissimi, alle culture visive e antropologiche del mondo latino-americano classico, alle culture andine, alle antiche e suggestive forme del ricco repertorio decorativo e popolare del Perù e del Messico precolombiani. Sono richiami ancestrali, che si rifanno a miti e riti antichissimi, che affondano le radici in un mondo ormai lontano dalla nostra alienazione occidentale. Sono richiami che, pur potenti, finiscono comunque per imporre alla nostra sensibilità, alla nostra coscienza, un mondo quasi magico, nutrito di miti e di suggestioni emozionali che ci riportano, poi, alla pittura astratta che lega talune forme della propria ricerca personale con le forme e col mondo dell’informale, di cui indiscutibilmente, come ha scritto il critico Enrico Crispolti, fa parte anche quella vena dell’espressionismo astratto che è ravvisabile e ben vivo e presente nella pittura di Daniela Baldo, nella più generale e “assai ampia e svariata fenomenologia linguistica informale”.

Anche qui il tema “classico” del viaggio come “istruzione” e come “suggestione” è presente al grado più alto di percettibilità visiva. E’ il tema, eterno, dell’uomo che va verso la conoscenza, è il mito di Ulisse che rivive, pur decontestualizzato dalle proprie origini mitologiche, in ognuno di noi, ma che la sensibilità e la raffinatezza del linguaggio pittorico di Daniela Baldo ha saputo mettere ben in luce.

Eboli, 15 gennaio 2004
Gerardo Pecci


Capita sovente nel percorso di un artista, per amore di ricerca ma soprattutto per spontaneo superamento di tecniche o tematiche ormai acquisite e, per certi versi, sviluppate e sviscerate in ogni possibile direzione, uno stravolgimento, sebbene lento ed apparentemente casuale, di quella che comunemente viene definita cifra stilistica. Un fattore positivo, a nostro avviso, che presuppone una maturità artistica in continuo divenire, pronta ad abbandonare una strada già battuta per muoversi verso lidi ignoti. È quanto continua ad accadere alla pittura di Daniela Baldo, che nell’arco degli ultimi anni ha saputo portare avanti una ricerca che dal figurativismo l’ha condotta dapprima all’informale e poi, con la più recente produzione, a subire il fascino dell’esotico, nel senso più letterale del termine. Gli ultimi lavori, pertanto, prendendo le mosse da certa produzione artigianale dell’America Latina vista in occasione di un recente viaggio, come già accaduto in passato a pittori e scultori europei ormai annoverati nella storia dell’arte di tutti i tempi, riflettono un crescendo interesse nei confronti degli animali, da un lato, e dall’esemplificazione geometrica del segno dall’altro.
In Alle cinque della sera, toro e torero, ben delineato il primo, poco più che una macchia di colore il secondo, ben si inseriscono, in una intelligente soluzione di continuità, in un contesto ancora di natura informale. Lo stesso accade in Verso l’uscita ed in Contaminazioni, in cui sono addirittura astrazioni geometriche ed informali a fronteggiarsi sulla stessa superficie pittorica.
Certo siamo molto lontani dai primi lavori, peraltro mai scontati e già carichi di pathos, improntati principalmente sul paesaggio e la natura morta. Un primo sentore di cambiamento verso una soluzione informale si era poi avuta nel ciclo di opere legate all’Acquaticità, in cui il movimento dell’acqua e della vegetazione era già solo un pretesto per poter andare oltre la rappresentazione del reale. Uno scivolamento costante e sempre più perentorio verso l’astratto ha invece caratterizzato tutta la produzione successiva, con cui la Baldo ha davvero toccato punte estreme di lirismo, destinata, lo abbiamo visto, a rinnovarsi e ad impreziosirsi in un sicuro crescendo.

Torino, 3 novembre 2003
Adelinda Allegretti



Non ha schemi preordinati e predefiniti Daniela Baldo, si muove con sapiente maestria tra cromatismi e graduali tonalità spaziando con disinvoltura tra i vari generi artistici. Partendo dal figurativo, si libera nell’informale, approfondisce il concettuale a poi torna al figurativo. E’ vibrante la sua evoluzione artistica. Ama la sperimentazione come solo i grandi artisti sanno fare. Un’innata capacità le consente di raggiungere sorprendenti risultati estetici che con la combinazione dei più disparati materiali e tecniche la rendono artisticamente talentuosa ed interessante. Il suo percorso artistico è fatto di rilassamenti e veemenze che si alternano, si rincorrono e si distendono nuovamente. La sua ultima produzione è un po’ insolita, combinazione perfetta di tutto il percorso compiuto sin qui. La figurazione collima con l’informale e i suoi corpi si completano in un’antitesi, ‘un’astrazione delineata’, corpi di fumo in distese di acrilico. Il tema sembra divenire quello dell’essere umano impercettibile, precario e di un inconscio che si colora della sua tensione emozionale. I corpi e le folle tracciate si innestano in campi ‘monotonali’, bianchi, azzurri e rossi resi con la gestualità composita del pennello e della spatola.
La conoscenza della sua pittura le permette di assaporare l’energia e la delicatezza di ciascuna materia che sintetizza in un scritto artistico- pittorico ove esprime tutta la sua carica. Le sensazioni provate si trasformano e trovano la propria corrispondenza in un dato visivo e cromatico, una sinestesia coinvolgente alla cui visione non si può restare indifferenti. Opere che sono e creano una commistione sensoriale inaspettata.

Francesca Mazzarelli, 2008

Galleria d'Arte 18
via S.Felice 18 - Bologna
Ingresso libero

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