Malva
Mire Hekan
Norrem Issan Hamdi
Bahar Maleki
Monireh Maleki
Hasan Huseyin Deveci
Huseyin Isik
Ilter Rezan
Fehmi Balay
Rebwar Saeed
Azad Nanakeli
Baldin Ahmad
Walid Siti
Bengin Aksu
Exyzt
Emiliano Gandolfi
Con il contributo del collettivo di Rebiennale, la sala e' trasformata in un laboratorio d'idee, proposte e progetti fra artisti kurdi e persone comuni per costruire collettivamente i presupposti di base per la definizione di una identita' culturale kurda. Nell'ambito di Krossing.
ARTISTI
Malva, Mire Hekan, Norrem Issan Hamdi, Bahar Maleki, Monireh Maleki, Hasan Huseyin Deveci (Malmime), Huseyin Isik, Ilter Rezan, Fehmi Balay, Rebwar Saeed, Azad Nanakeli, Baldin Ahmad, Walid Siti
CURATORI
Bahman Ghobadi (regista), Leyla Zana (ex deputata kurda), Ali Can (giornalista), Bengin Aksu (artista), Orsola Casagrande (giornalista), Emiliano Gandolfi (architetto e curatore), Baykar Sivazliyan (docente universitario), Alexander Römer (architetto), Marina Nebbiolo (antropologa), Gonzague Lacombe (grafico), Dagmar Dudinsky (grafico), Victor Nebbiolo Di Castri (grafico), Lele Rizzo (grafico)
PLANET Kurdistan è un laboratorio d’idee, proposte e progetti con l’obiettivo di contribuire alla discussione sulla identità culturale kurda. È un processo di immaginazione collettiva in grado di rappresentare tutte le complessità e diversità di questo popolo e a stimolarne un futuro condiviso.
PLANET K è una piattaforma virtuale, attraverso il suo sito http://www.planetk.org, e un luogo fisico ospitato all’interno della 53. Esposizione Internazionale d’Arte - Biennale di Venezia nello spazio polivalente di San Leonardo a Venezia.
Con il contributo del collettivo di architetti, designer e grafici di Rebiennale, la sala San Leonardo sarà trasformata in un laboratorio nel quale artisti kurdi - e, grazie ad una Open Call, tutte le persone che volessero dare il loro contributo - possono incontrarsi, scambiare opinioni e costruire collettivamente i presupposti di base per la definizione di una identità culturale kurda.
La Biennale d’Arte di Venezia è uno dei più prestigiosi palcoscenici per l’arte contemporanea e anche il luogo dove si intrecciano in maniera più articolata le complesse relazioni tra arte e rappresentazione nazionale. Ogni paese sceglie quali artisti possono meglio interpretare i suoi progressi artistici, la sua ampiezza di vedute e le sue aspirazioni. In questo contesto, rappresentare l’arte di un popolo senza nazione è l’apertura ad un percorso di auto determinazione di presupposti comuni e condivisi. L’arte non intesa come strumento di spettacolarizzazione, ma come stimolo ad un processo di identificazione.
PLANET K vuole essere prima di tutto un terreno di confronto e produzione tra gli artisti provenienti dalle quattro nazioni in cui è stato diviso il popolo kurdo - Iraq, Iran, Siria e Turchia -, ma anche dalla ‘quinta’ parte, più recente, in cui il popolo kurdo è stato costretto a vivere, quella rappresentata dall’esilio. La diaspora kurda infatti è una realtà di oltre 1milione e trecentomila persone soltanto nell’Europa occidentale.
Nelle due settimane antecedenti l’inaugurazione della Biennale artisti, filosofi, designer, sociologi, giornalisti, etc., interessati alla definizione di questo processo di immaginazione collettiva si confronteranno su tre temi fondamentali, sintesi delle potenzialità future del popolo kurdo: Identity, Borders, Language.
Identity
Lo sforzo degli intellettuali kurdi va nella direzione di una identità che riflette l’esperienza dalla guerra, dell’esilio, della migrazione forzata, ma che è anche capace di guardare oltre. Uno sforzo che parte dall’identità negata (in particolare in Turchia dove lo stato perseguita sistematicamente l’identità kurda), e dall’identità intima che migliaia di kurdi vivono quotidianamente dall’esilio, verso una riappropriazione di una cultura viva. Identità come memoria, dialogo, confronto.
Borders
Il Kurdistan è una regione divisa da confini, piuttosto che delimitata all’interno di essi. Una regione territorialmente collocata in quattro realtà nazionali diverse i cui confini vengono attraversati ogni giorno da migliaia di persone in fuga dalla guerra, da persecuzioni e dalla povertà. I confini sono barriere, linguistiche, culturali, ma anche barriere individuali incontrate nei paesi “ospiti” che spesso si rivelano ben poco accoglienti. I confini metaforicamente sono anche quelli che ancora relegano in molte zone le donne a una posizione di cittadini di seconda classe.
Language
Nel percorso di costruzione di Planet K abbiamo usato ben 7 lingue: sorani, kurmanci, italiano, inglese, francese, turco e tedesco. La lingua è una forma di resistenza, soprattutto negli stati, tra cui la Turchia, nei quali è tuttora una lingua proibita e perseguita. La lingua è il veicolo di un nuovo messaggio per il futuro, significa essere in grado di esprimere se stessi e le proprie idee liberamente. Poter comunicare il proprio passato per riuscire a definire un avvenire costruito su basi salde, facendo delle diversità una risorsa piuttosto che una scomoda eredità.
La 53. Esposizione Internazionale d’Arte con il titolo Fare Mondi ispira questo processo di appartenenza. Non l’appartenenza a una cultura ufficiale, di stato, ma un’appartenenza inclusiva, in costante definizione, aperta agli influssi e alle possibilità di sviluppo futuro. PLANET K è molto più di una rappresentazione nazionale di arte, è pensare un luogo comune dove fare abitare la nostra immaginazione, le nostre aspirazioni, e le nostre idee. È un nuovo pianeta.
KURDISTAN
Il Kurdistan come entità politica nazionale non è mai esistito, nonostante il Trattato di Sevres del 1920 prendesse in considerazione la possibilità di un Kurdistan indipendente qualora la maggioranza degli abitanti di quella terra lo avesse richiesto. Il Trattato di Losanna del 1923 cancellò tutto ciò e stabilì la divisione del Kurdistan (ricco di petrolio, acqua e altre risorse naturali) tra gli attuali stati, Turchia, Iraq, Iran e Siria. Negli anni ormai le rivendicazioni kurde a uno stato nazionale sono state sostituite dalla ricerca, anche sperimentale, di nuove forme di autonomia. E proprio in queste settimane con forza si parla di una possibile prima conferenza di pace, da tenere nel Kurdistan iracheno, per mettere attorno a un tavolo tutte le parti coinvolte nel conflitto che ha la sua espressione più violenta in Turchia.
La progettazione e l'allestimento di PlanetK è a cura del collettivo francese Exyzt e della comunità kurda locale; la maggior parte dei materiali utilizzati sono di riciclo, messi a disposizione dal progetto Rebiennale http://www.rebiennale.org
Inaugurazione 5 giugno 2009
Teatro Reportage Eco dal Kurdistan con storie dalle diversi parti del Kurdistan
Sala San Leonardo Cannareggio 1584 Venezia
10-18, chiuso lunedì
Ingresso libero