Playlist a cura di Denis Isaia. Le dinamiche post 1989 imposte dalla globalizzazione alle arti sono il presente con cui chiunque voglia sviluppare una critica si deve confrontare. I video che presenta il curatore fanno perno sul gioco, hanno come unica ambizione la loro stessa testimonianza, a volte comprendono una forma ironica di localismo, non hanno il sapore di oggetti d'arte, contemplano la collaborazione. Le azioni che inseguono sono scatti di alterita' piacevoli, assurdi, minimi, a volte amatoriali.
Le dinamiche post 1989 imposte dalla globalizzazione alle arti sono
il presente con cui chiunque voglia sviluppare una critica si deve
confrontare. Dalla caduta del muro in poi il processo di
internazionalizzazione si è mosso con rapidità. Il risultato è oggi
un super-luogo e un super-tempo dell'arte che si articola intorno ad
una serie di appuntamenti sempre meno distinguibili fra mercato,
biennali, talks, formazione. Il fatto non è in sè negativo, ma ha
sviluppato delle contraddizioni. Se l'attenzione sulla disciplina ha
moltiplicato le possibilità e scambi per artisti e operatori,
l'accellerazione impressa ha determinato riflessioni sul reale che
passano attraverso l'unico occhio possibile a queste condizioni:
quello da turista secondo il quale ciò che si vede può essere bello,
buono o brutto ma inevitabilmente esterno: in un altro luogo e in un
altro tempo. Il risultato è la mancata connessione fra singolarità,
libertà e territorio capace di creare alterità che parlano.
Sulla tracce di questa impasse l'ambizione è di migliorare i punti di
contatto fra l'internazionale e il presente. Due possibili scelte
passano attraverso questi ripensamenti:
- il primo riguarda l'ontologia dell'arte e la natura altera che
caratterizza la disciplina. È una posizione che cerca di ridefinire
il processo di autodefinizione dell'arte e prospetta un allargamento
dei confini anche oltre i luoghi in cui l'arte viene
programmaticamente coltivata e professionalmente indirizzata. L'arte
in questa visione non è ciò che vive all'interno di una cornice
artistica ma è l'azione altera che parla e che è dunque in grado di
proporre modelli di relazione con i fatti della vita.
- il secondo tenta una rielaborazione dei modelli espositivi delle
grandi manifestazioni internazionali e si concentra sulla possibilità
di allungare i tempi di contatto fra internazionale e presente
(prolungare il potenziale) lavorando sul tempo e sullo spazio.
Lungo questi pensieri si scopre che l'incrocio fra internazionalità e
presenza parla delle presunzioni dell'arte, di egoismi, di ciò che
desideriamo e del nostro atteggiamento verso le cose. Per playlist ho
voluto seguire alcune testimonianze che si muovono sulla soglia di
questi incroci. I video che presento fanno perno sul gioco, hanno
come unica ambizione la loro stessa testimonianza, a volte
comprendono una forma ironica di localismo, non hanno il sapore di
oggetti d'arte, contemplano la collaborazione. Le azioni che
inseguono sono scatti di alterità piacevoli, assurdi, minimi, a volte
amatoriali.
Una storia, mai più dormire, souvenir dall'Africa, il dondolo,
proforma, Dasha e Kolja.
Ognuno è internazionale al suo presente arriva in chiusura del ciclo
playlist ed è anche un omaggio alla Neon che di questi atteggiamenti
si è fatta spesso interprete.
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Giovedì, 25 giugno 2009, h.20
Neon>campobase
via Zanardi, 2, Bologna
ingresso libero