I volti o il neocostruttivismo. I volti raffigurati sembrano dividersi in due emisferi a volte corrispondenti a due distinte gradazioni dello stesso colore, a volte contrastanti in un originale effetto di chiaroscuro piu' simbolico che non pittorico.
Il volto è il punto d’incontro tra la natura fisica e la natura psichica dell’uomo, la sede in cui l’animo si ricongiunge con l’universo e si proietta verso l’infinito.
Quella svolta dall’artista Carlo Improta, attraverso la serie di “volti” di sua ultima produzione, non è da intendersi quale una ricerca incentrata sugli effetti di luce o sugli esiti estetici dei colori impiegati, ma come una ricerca del tutto concettuale tesa a cogliere le verità universali attraverso la verità dell’animo umano.
L’animo è un’entità preesistente all’essere umano che lo accoglie nella collegialità degli individui in una dimensione metastorica nella quale l’esperienza concreta e spirituale del singolo è solo l’evento minimale di un immenso disegno universale tutto da scoprire. I volti di Improta rappresentano dunque le manifestazioni individuali di un’unica condizione umana che accomuna quei visi, pur diversi nelle loro fattezze, in una medesima espressione, parti integranti e al tempo stesso variabili di quell’ unica superiore estrinsecazione che è l’universo. Sono espressioni d’attesa, che richiamano quell’ atmosfera di sospensione cosmica che caratterizza gli sfondi sui quali le figurazioni sono calata, e simboleggiano l’attesa di una verità sulla quale l’uomo è chiamato ad indagare attraverso un’analisi introspettiva che esuli dalla finitezza della sua stessa esistenza materiale per inserirsi in un discorso di più generale evoluzione del genere umano. E’allora che il tempo si annulla e l’animo diviene parte dell’infinito, un complesso percorso attraverso il quale l’uomo ritorna alle origini trovando la ragione del proprio essere, lo stesso percorso che, su un piano diverso, compie anche l’artista nel cercare i più profondi significati di una sua opera.
In Carlo Improta il gesto creativo si suddivide, infatti, in due diverse fasi: la prima è puramente istintiva, segue i moti dell’animo, non risponde a codificazioni accademiche che mortificherebbero l’arte stessa la quale per sua natura, è trasgressiva; la seconda è razionale e consiste nel cercare di comprendere i motivi per i quali questi moti interiori l’hanno spinto a realizzare una determinata opera, a dare una certa forma alla raffigurazione, ad associare a quella creazione una precisa emozione. In mancanza di uno solo di questi due momenti l’arte si ridurrebbe ad un mero esercizio tecnico con finalità puramente contemplative, causando, di fatto, la sua negazione. E qui il cerchio concettuale di Carlo Improta si chiude giungendo ad ipotizzare una similitudine tra il significato del volto e quello dell’opera d’arte. Se il volto è il punto di confluenza tra la dimensione biologica e quella morale di un essere umano, l’opera d’arte è il mezzo attraverso il quale la materia si trasforma in spirito.
Sul piano tecnico i volti raffigurati da Improta sembrano dividersi in due emisferi a volte corrispondenti a due distinte gradazioni dello stesso colore, a volte contrastanti in un originale effetto di chiaroscuro più simbolico che non pittorico, ma è proprio la parte scura, quella che rimanda al vuoto cosmico del fondo, a voler rappresentare quell’ideale continuità tra l’animo umano e l’universo che è anche oggetto dell’indagine artistica del pittore partenopeo.
Sul piano tecnico i volti di Carlo Improta denotano un effetto tridimensionale che l’artista rende attraverso una pennellata impercettibile, realizzata grazie all’impiego di speciali pigmenti che annullano le striature, distribuendo il colore in maniera uniforme tuttavia intenso nei suoi esiti cromatici. L’estensione tonale è ridotta, l’artista non va mai oltre una tricromia che tuttavia garantisce all’opera una perfetta armonia anche nelle diverse gradazioni tonali, a volte ascendenti, a volte discendenti sulla stessa direttrice, che donano al dipinto un dinamismo intrinseco e una notevole varietà all’insieme della serie dei volti nella quale ogni singola tela si armonizza con le restanti. La decisa ricerca di un equilibrio compositivo realizzato attraverso l’armonia dei colori è un ulteriore conferma dell’arte quale strumento di ricerca di quella verità secondo la quale l’animo umano è espressione di universalità. E’ proprio l’armonia tra i più diversi elementi a sancire la loro complementarietà rispetto all’universo da cui tutto ha avuto origine e dove ogni cosa ritorna.
Domenico Raio. Giornalista - Scrittore
Inaugurazione ore 18
Castel dell’Ovo
via Caracciolo, Borgo Marinari, Napoli
Orari: feriali ore 10 - 14 e 15.30 - 19
domenica e festivi ore 10 – 14
igresso gratuito