Spazio Oberdan
Milano
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Carl Theodor Dreyer
dal 9/7/2009 al 1/8/2009
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Cineteca Italiana



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Carl Theodor Dreyer



 
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9/7/2009

Carl Theodor Dreyer

Spazio Oberdan, Milano

7 capolavori (due muti e quattro sonori) del regista danese. Fra i film in programma, due non sono mai stati proiettati allo Spazio Oberdan: Gertrud, ultimo lungometraggio di Dreyer e summa di tutta la sua carriera, e Michael, rarissima opera muta del 1924.


comunicato stampa

In collaborazione con Lab80 Film, una rassegna dedicata a Carl Theodor Dreyer, con sei capolavori (due muti e quattro sonori) del grande regista danese. Riteniamo Dreyer un autore che non si finisce mai di riscoprire. Sia per l’importanza dei temi trattati – la religiosità, l’occulto, la spiritualità come luoghi privilegiati di una continua ricerca della verità -, sia per il rigore della messa scena, la pittoricità delle immagini, la complessità del montaggio e della fotografia. Tutti elementi alla base della eccezionale modernità di storie e personaggi che superano qualunque connotazione temporale nel loro saper rilanciare le eterne domande dell’esistenza umana. Segnaliamo che fra i film in programma, due non sono mai stati proiettati allo Spazio Oberdan: Gertrud, ultimo lungometraggio di Dreyer e summa di tutta la sua carriera, e Michaël, rarissima opera muta del 1924.

Sa. 11 lug. (h 17)
Do. 19 lug. (h 19)
Dies Irae
R.: Carl Th. Dreyer. Sc.: C.Th. Dreyer, Mogens Skot-Hansen, Poul Knudsen, dal dramma di Hans Wiers-Jensen Anne Pedersdotter. Int.: Lisbeth Movin, Thorkild Roose, Sigrid Neiiendam, Preben Lerdorff, Olaf Ussing. Danimarca, 1943, b/n, 93’.
Anne, moglie del pastore Absalom, nasconde una vecchia considerata una strega. Ma la donna è scoperta e mandata al rogo. Anne, la cui madre era stata a sua volta accusata di stregoneria, comincia a sentirsi attratta dalle arti magiche. Diventa l’amante del figlio di primo letto del marito al quale, in un accesso di disprezzo, confessa la relazione. Absalom muore di infarto, Anne, abbandonata da tutti, finirà bruciata.

Sa. 11 lug. (h 21.30)
Ve. 17 lug. (h 19)
Sa. 1 ago. (h 17)
Gertrud
R. e sc.: Carl Th. Dreyer, dal dramma omonimo di Hjalmar Soderberg. Int.: Nina Pens Rode, Bendt Rothe, Ebbe Rode, Baard Owe, Axel Strobye. Danimarca, 1964, b/n, 113’.
Al marito Gustav, uomo politico svedese che ha appena ricevuto la nomina a ministro della giustizia, Gertrud Kanning dice di volerlo lasciare perché non lo ama più. La donna, infatti, è innamorata del giovane musicista Erland Jansson, che però non ha intenzioni serie. Lo scrittore Lidman è un altro spasimante della donna, che viene a sua volta respinto perché incapace di conciliare amore e lavoro. Declinata infine l’offerta di un terzo corteggiatore, il dottor Nygren, che l’aveva invitata a trasferirsi con lui a Parigi, Gertrud va a vivere, da sola, in un’altra città. Molti anni dopo, Nygren si reca a farle visita. I due parlano, stavolta senza nessuna reticenza.

Gio. 16 lug. (h 21.30)
Michaël
R. e mont.: Carl Th. Dreyer. Sc.: C. Th. Dreyer e Thea Von Harbou, dal romanzo di Herman Bang. Fot.: Karl Freund, Rudolph Maté. Int.: Benjamin Christensen, Walter Slezak, Nora Gregor. Danimarca, 1924, b/n, 73’, muto.
I personaggi principali sono Claude Zoret, pittore ricco e famoso, il suo allievo prediletto Michaël e la principessa Zamikoff. Questa ottiene di essere ritratta dal maestro. Si accende la passione tra lei e Michaël. Nel frattempo Zoret lavora a quello che sarà il suo capolavoro. Michaël ruba a Zoret alcuni disegni. Il pittore è disteso sul letto, morente. Il notaio raccoglie le sue ultime volontà: il maestro lascia tutti i suoi averi a Michaël. Nell’appartamento di Michaël, il giovane amoreggia con la principessa.
Accompagnamento dal vivo al pianoforte di Antonio Zambrini.

Ve. 10 lug. (h 19)
Sa. 18 lug. (h 16.45)
Sa. 25 lug. (h 19)
Ordet – La parola
R. e sc.: Carl Th. Dreyer. Int.: Henrik Malberg, Emil Hass, Brigitte Federspiel. Danimarca, 1954-55, b/n, 124’.
Johannes Borgen, studente in teologia, ha perso la ragione, e adesso si crede Gesù Cristo. Fugge nottetempo nella brughiera, e a nulla vale lo sforzo del padre Morten e dei fratelli Mikkel e Anders, che non riescono a riportarlo a casa. Mikkel, che aspetta dalla devota moglie Inger un bambino, non crede in Dio. Anders, il minore dei fratelli, è innamorato di Anna, figlia del sarto Peter, che odia i Borgen per le loro differenze di credo e nega al ragazzo la mano della figlia. Furioso per il rifiuto di Peter, Morten ha con lui un violento alterco. Poi giunge la notizia che Inger ha avuto serie complicazioni. Il bambino, infatti, nasce morto, e di lì a poco muore anche la donna. Al funerale appare Johannes, rinsavito, appena prima che la bara venga chiusa. Invoca Dio e ordina a Inger, nel nome di Cristo, di rialzarsi. La donna torna alla vita. Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1951.

Me. 22 lug. (h 21.30)
La passione di Giovanna d’Arco
R. e sc.: Carl Th. Dreyer, dal romanzo Vie de Jeanne d’Arc di Joseph Delteil e dagli Atti del processo. Int.: R. Falconetti, E. Silvain, M. Simon, A. Artaud. Francia, 1928, b/n, 83’, muto.
Il processo di Giovanna d’Arco. La fanciulla oppone tutta la sua intelligenza e la sua umiltà ai giudici. Sotto tortura, tuttavia, ella cede, firma la sua abiura ma poi ritratta. Prostrata, viene condannata al rogo. Davanti al supplizio, il popolo si rivolta, convinto che sia stata bruciata una santa. Ma gli inglesi disperdono la folla.
Accompagnamento dal vivo al pianoforte di Francesca Badalini.

Gio. 30 lug. (h 21.30)
Do. 2 ago. (h 19.15)
Vampyr
R.: Carl Th. Dreyer. Sc.: C.Th. Dreyer, Christen Jul, liberamente ispirata alle novelle della raccolta In the Glass Darkly di Joseph Sheridan Le Fanu. Fot.: Rudolf Maté, Louis Née. Scenog.: Hermann Warm, Hans Bittmann, Cesare Silvagni. Int.: Julien West, Henriette Gérard, Jan Hieronimko, Maurice Schutz. Germania/Francia, 1932, b/n, 75’, ver.or. ted., sott. italiani.
«… Il candore di Vampyr, accompagnato ai suoni, alle grida
e soprattutto ai gemiti atroci del Dottore, la cui ombra accartocciata scompare nel deposito di farina, là in quel mulino imperturbabile dove nessuno verrà mai a liberarlo. Tanto era stata sobria la cinepresa di Dreyer nel filmare Giovanna d’Arco, altrettanto si libera e diventa una sorta di lapis in mano a un giovane per seguire, precedere o intuire i movimenti del vampiro lungo muri grigi.» (F. Truffaut)

Spazio Oberdan
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