Godot non arriva: noi lo attendiamo con forte trepidazione, ma lui non arriva. Solo un messaggero angelicato ci porta di lui notizie ambigue, poco confortanti, confuse; e' una piccola traccia luminosa che ci da' nuove energie e ci rimette in cammino...
Il TEATRO OFFICINA apre la stagione teatrale in cui festeggia il suo trentennale, con una nuova produzione:
DA "EN ATTENDANT GODOT"
Di Samuel Beckett - Seconda parte
spettacolo teatrale del Teatro Officina
con Massimo de Vita, Pierluigi Durin, Antonio Grazioli, Francesco Mazza
e Cinzia Rodini
Collaborazione scenografica Gianluca Martinelli
Costumi Loredana Frison
Regia di Massimo de Vita
"Le lacrime del mondo sono immutabili.
Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chissà dove smette.
E così per il riso. Non diciamo, perciò, troppo male della nostra epoca,
non è più disgraziata delle precedenti.
Ma non diciamone neanche troppo bene.
Non parliamone affatto."
(S. Beckett - "En attendant Godot")
Godot non arriva: noi lo attendiamo con forte trepidazione, ma lui non arriva.
Solo un messaggero angelicato ci porta di lui notizie ambigue, poco confortanti, confuse; è una piccola traccia luminosa che ci dà nuove energie e ci rimette in cammino.
C'è stato forse un tempo (o ci potrà essere un tempo!) in cui Godot si era offerto a noi (o si potrà offrire a noi) ma l'occasione si è persa nella notte dei tempi e non sappiamo se la notizia del suo arrivo fosse sicura. Non c'è nulla di sicuro su questa terra. Il nostro presente, il nostro quotidiano (presente che è insieme passato e futuro) noi lo riempiamo di giochi stravaganti, di incontri particolari, di fantasie infinite, di linguaggi diversi, non tanto e non solo per colmare un vuoto, quanto per reinventare un mondo. Bisogna avere un'energia incredibile per trovare nuove parole, creare nuove situazioni, bisogna darsi una mano tenera e forte per non fermarsi mai a guardare impietriti l'assurdo della vita.
"Gogo dammi la replica di tanto in tanto", urla Vladimiro ad Estragone.
I due protagonisti spesso sono immobili, non camminano, ma non sono mai inerti, hanno sempre qualcosa da dire o da fare.
C'è una libertà disperata e gioiosa da difendere, c'è una autonomia tenera e rissosa da conquistare nel proprio spazio vitale, tanto più eroica (e loro non lo sanno) in quanto non subisce l'attesa inutile o sempre meno credibile dell'arrivo di Godot.
Il "niente da fare" esiste come il cartello di un'ordinanza stabilita da qualcuno in un giorno qualsiasi; ordinanza che viene cancellata o sotterrata dall'agire impetuoso, anarchico dei due clochards.
Ogni azione, ogni loro risposta è un gesto di cancellazione di questo dictat; se inestinguibile è la forza di un destino che incombe, inesauribile è la risposta vitale di Estragone e Vladimiro.
Non ci sono certezze sull'arrivo di Godot, non è sicuro che egli giunga, perchè nulla vi è di sicuro sulla terra, ma l'attesa è gesto folle, irrinunciabile di verità e di giustizia, contrario ad ogni consapevole ragionevolezza.
Credo lo si possa definire come un'assurda inspiegabile fiducia, nella vita.
E' a ragione la stessa nota informativa della prima parte di Godot.
Chiusa nella sua gioiosa e disperata circolarità la vicenda umana di estragone e Vladimiro si dipana sempre identica a se stessa. Anche noi che riflettiamo su questa storia ripetiamo ineluttabilmente le parole di sempre..
"Le lacrime del mondo sono immutabili.
Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chissà dove smette.
E così per il riso. Non diciamo, perciò, troppo male della nostra epoca,
non è più disgraziata delle precedenti.
Ma non diciamone neanche troppo bene.
Non parliamone affatto."
(S. Beckett - "En attendant Godot")
Questa commedia esprime nel modo più radicale una condizione di cui ciascuno di noi ha, in diversa misura, coscienza.
Ci offre un'immagine della nostra civiltà occidentale, oggi, del nostro linguaggio, dei nostri rapporti, del nostro cieco brancolare.
Ne rappresentiamo solo la prima parte, forse un giorno anche la seconda - che, d'altra parte è identica alla prima.
Non chiedeteci, però, quando. Un giorno, un giorno come tutti gli altri. Un giorno abbiamo fatto teatro, un giorno non lo faremo più. "Un giorno siamo nati, un giorno moriremo.".
VENERDI 4 MAGGIO - ore 21
SABATO 5 MAGGIO - ore 21
DOMENICA 6 MAGGIO - ore 16
Ingresso £.15.000
Per informazioni e prenotazioni: La Casa del Teatro Officina - Via S. Elembardo n.2 - Milano
Tel. 02 2553200 - fax 02 27000858