Alice Andreoli
Federico Arcuri
Elena Bellantoni
Giulio Cassanelli
David Cesaria
Giuseppe Ciraci'
Giorgio Cassone
Marco Giani
Giuseppe Gonella
Laura Guadagnin
Davide Lovatti
Gianni Moretti
Svetlana Ostapovici
Annalisa Riva
Martina Cavallarin
Punti focali per una riflessione sui linguaggi. La seconda tappa espositiva promossa da Scatola bianca con le opere di 14 artisti molto differenti fra loro. La mostra e' focalizzata sulla riflessione, l'uso e la temperatura dei linguaggi pittorico, fotografico, video e installativo.
A cura di Martina Cavallarin
Incubatore di Sant’Elena - Venezia, 18 luglio 2009
- Federico Arcuri - Elena Bellantoni - Giulio Cassanelli – David Cesaria - Giuseppe Ciracì - Giorgio Cassone - Marco Giani - Giuseppe Gonella - Laura Guadagnin - Davide Lovatti - Gianni Moretti - Svetlana Ostapovici - Annalisa Riva
Imprimatur 2 - Punti focali per una riflessione sui linguaggi è la seconda tappa espositiva promossa da Scatola bianca e della quale rispetta valori, proposizioni ed inclinazioni esplicitate dalle opere di 14 artisti differenti per impostazione culturale, passaggi generazionali, provenienze, codici poetici, necessità.
La mostra vuole essere una lente d’ingrandimento focalizzata sulla riflessione, l’uso e la temperatura dei linguaggi – pittorico, fotografico, video e installativo – impiegati da artisti che, portatori tutti di stili originali e indagini penetranti, hanno in comune la visione della coscienza della realtà contenuta in Scatola bianca, ovvero un modo totale di intendere la vita e l’arte, un coinvolgimento irreversibile, l’assunzione ambivalente di pensiero e di proposta, la vigilanza sul pensare arte come ossessivo sguardo su norme e schemi che senza schivare l’esistenza la mettono comunque sotto continuo scacco.
Imprimatur 2 - Punti focali per una riflessione sui linguaggi si svolge negli spazi prestigiosi dell’Incubatore di Sant’Elena in cui è in corso l’evento collaterale della 53 Biennale di Venezia Sant’Elena – la seduzione nel segno che vede esposte l’installazione site specific del grande artista minimalista newyorkese Richard Nonas e le opere delle cinque artiste internazionali Marya Kazoun, Minjung Kim, Maria Elisabetta Novello, Svetlana Ostapovici, Gaia Scaramella.
La mostra è concepita in 4 sezioni – pittura, installazione, fotografia, video – suddivise nei 3 spazi della mostra.
La prima sezione occupa la prima sala interna con i lavori pittorici di Andreoli, Arcuri, Cassone Cesaria, Ciracì, Gonella e l’incursione dell’installazione in tessuto di Gianni Moretti. La seconda sezione si svolge nella parte sinistra della grande sala interna e accoglie i lavori fotograficoinstallativi di Cassanelli, Guadagnin, Lovatti, Ostapovici, Riva. La terza sezione presente nella parte destra della sala con proiezioni video è dedicata a 2 giovani artisti che lavorano tra l’Italia e Berlino: Elena Bellantoni e Marco Giani.
Alice Andreoli lavora con la pittura per indagare un universo giovanile estremamente spigoloso, complesso, un mondo fatto di look, tatuaggi e riflessioni introspettive tra segni di pennello precisi e campiture espressioniste. Le sue sono opere della differenza, squarci di momenti, mondi, condizioni, passioni e resistenze.
Federico Arcuri esplora mondi in bianco e nero, fatti di gesso, carta e segni sulla tela in cui i soggetti sono paesaggi metropolitani, solitudini underground o l’immaginario filmico di frames presi da Tarkovksy. Arcuri è un pittore che separa realtà e presenza, le sue figure di spalle seguono un flusso come prive di volontà, estranee le une alle altre, una folla in cui lo spostamento del pensiero è sotto il segno dell’erranza e dell’apparenza.
Elena Bellantoni è un’artista che si nutre di contaminazioni ed esperienze che attraversano situazioni e luoghi con interventi minimi, gesti misurati e coincidenti, con percorsi studiati, modi d’ambientazione che sviluppano e formano il suo progetto artistico incentrato sul rapporto tra l’uomo e lo spazio che lo circonda. Il video Tent_action rappresenta il vagabondare surreale e ironico di Bellantoni per Santiago del Cile trascinando con sé una tenda, simbolo di nomadismo, mobilità ed un’identità ricercata in una società “aperta e frantumata”.
Giulio Cassanelli è un fotografo ossessivo, quasi pittorico nella resa finale dei suoi lavori che indagano universi sottoposti al divenire e alle trasformazioni del tempo, superfici acquose, trasparenti in cui la dimensione estetizzante si accompagna ad uno studio verticale e privilegiato delle dinamiche degli oggetti.
Giorgio Cassone è un pittore che analizza la sua realtà culturale vissuta e rivisitata attraverso una visione romantica e contemporanea della pop art. I colori acrilici, le pareti delle metropolitane, le copertine di capolavori musicali svalutati dal “nice prize” sono cicli di lavori tutti sotto il segno della sua visione disincantata e sarcastica che indaga la dimensione sociale ed esistenziale dell’essere umano.
David Cesaria lavora sulla “bulimia digitale” rappresentata mediante una narrazione sospesa e surreale di figure che invadono gli spazi delle sue tele trattate con colori primari, impastati, fortemente materici. La sua è una pittura che racconta, attraverso una dimensione post-pop, suggestioni fortemente contemporanee in cui la tecnologia invade il presente e se ne impossessa, tra ironia e equilibri precari.
Giuseppe Ciracì è un artista che possiede una pittura raffinata quanto concettuale improntata sull’ossessione della rappresentazione di volti lavorati in chiaro scuro e trattati ad olio. A dispetto di una figurazione apparentemente tradizionale, sviluppa opere corrosive, con graffiature, interventi a matita, olio, acrilico e uno sguardo strabico tra scheletro e pelle che strappa i soggetti rappresentati a qualsiasi criterio di pura mimesi e di sorpassata retorica.
Marco Giani lavora su memoria, sogni, ricordi. Nel video Frammenti di un sogno lavora su una pellicola che già esiste, un found footage nel quale l’indagine si sofferma sulla metafora della decadenza e del consumo delle immagini. La ciclicità del palazzo sullo sfondo, che crolla e si rifonda continuamente, genera una progressione ciclica della storia tra sospensione e malinconia. La donna distesa nel suo letto, con una decorazione che è una chiara citazione di Man Ray, ha il sapore di un sogno. Qui la rappresentazione e la visione si mescolano attraverso il cortocircuito filmico e lo sguardo dell’arte apportato dal chiaro riferimento dadaista.
Giuseppe Gonella è un pittore visionario che si nutre di una componente razionale per filtrare un sovraffollato mondo esteriore costituito da un’assortita ambiguità di simboli, logo, indicazioni che l’artista osserva per restituirli attraverso la sua visione pittorica che li sottrae alla condizione di puri oggetti visivi isolati per farne racconti e storie frammentate, vorticose e in costante movimento.
Laura Guadagnin è fotografa di paesaggi e illustratrice di storie che l’obiettivo della sua macchina recupera restituendole ad una dimensione poetica. Scatti in bianco e nero o colore raccontano di sfumature raggiunte attraverso uno sguardo intelligente, una curiosità verso altre culture, altri quadri esistenziali e altre differenze.
Davide Lovatti lavora sulla foto e sull’installazione, in una zona sottile tra memoria, contaminazioni e progressivi sfalsamenti di piano attraverso libri incollati tra loro, specchi rovesciati, cassetti incisi o usati come supporti fotografici. La sua opera è un problema di congiunzioni, nessi, rapporti tra idea e forma, tra tracce e decifrazioni.
Gianni Moretti manipola la carta, i pigmenti, le superfici specchianti, il suo codice si fonda su una poetica profonda, sull’esplorazione delle percezioni per creare opere proiettate nella linea sottile e ambigua dell’invisibile in cui trovano la loro forza più pura e più contemporanea. Le sue installazioni di tessuto sono zone di passaggio in cui ideologia e prassi si accavallano di continuo tra rivelazione ed esistenza.
Svetlana Ostapovici si pone sulla linea documentaristica attraverso una fotografia che ha uno sguardo teso e indagatorio, posizionato sulla linea della denuncia e della contraddittoria natura antropologica dell’essere umano teso tra la ricerca della bellezza e l’inevitabile lato oscuro che troppo spesso ne prevarica la natura esistenziale.
Annalisa Riva è un’artista metodica, raffinata, dal talento che scava nella profondità della leggerezza, della precisione del disegno, delle frasi incalzanti, delle commistioni tra materiali e tecniche. I suoi lavori si pongono in una linea sottile, tra installazione a parete poetica e sospesa e una dimensione originale e necessaria, frutto della sua stessa presenza di artista solitaria e irrequieta.
Inaugurazione 18 luglio con presentazione del volume ore 18.30
Sant'Elena
Campo della Chiesa, 3 - Venezia
Stadio Penzo, Vaporetto Linea 1, 2, 51, 52 Fermata "sant'Elena" (Successiva A Fermata "giardini-biennale")