La mostra presenta una sessantina di opere del maestro lombardo selezionate a seconda delle varie fasi che hanno caratterizzato il percorso artistico di questo pittore, la cui opera e' ormai entrata a far parte dell'arte italiana contemporanea. L'esposizione ha quale filo conduttore il rapporto tra De Grada ed il paesaggio, valorizzando cosi' il legame che lo ha sempre unito alla natura.
a cura di Maria Luisa Simone De Grada, Guido Folco e Cinzia Tesio
Dopo le rassegne dedicate ai fratelli De Chirico, a Carlo Carrà, la città di Cherasco ha voluto proporre come mostra estiva un altro importante evento d’arte teso a valorizzare, nel panorama culturale italiano, la figura di un grande novecentista come Raffaele De Grada.
La mostra curata dalla famiglia De Grada con la collaborazione di noti critici e storici del settore, presenta una sessantina di opere del maestro lombardo selezionate a seconda delle varie fasi che hanno caratterizzato il percorso artistico di questo pittore, la cui opera è ormai entrata a far parte dell'arte italiana contemporanea. I quadri sono suddivisi tra il periodo svizzero, con opere come “Girasoli nella casa di Zurigo” o “Lago di Katzensee”, il periodo lombardo ed il periodo toscano con opere come “Campagna fiorentina o poggi toscani” o “Le torri di San Gimignano”. L'esposizione ha quale filo conduttore il rapporto tra Raffaele De Grada ed il paesaggio, valorizzando così il legame che ha sempre unito il pittore alla natura e che ne ha decretato, sin dagli anni Trenta, il grande successo nei confronti della critica e del pubblico.
Un ulteriore dovuto omaggio ad uno straordinario artista ed una buona occasione per scandagliarne esordi e formazione. Lasciato, infatti, un po’ in disparte dopo la sua scomparsa ( come successo a tanti autori non legati a gruppi o gallerie “di spinta”), a Raffaele De Grada non sono invece mancati grandi riconoscimenti quando era in vita. De Grada partecipo' dal 1922 al 1954 alla Biennale di Venezia, e ciò in un’epoca in cui essere presente a tale evento era una consacrazione, ed addirittura, nel '58, l'Ente gli dedico' una retrospettiva curata da Carlo Carra'. Un’evoluzione strabiliante per un artista che, dopo un'infanzia movimentata a causa degli spostamenti della famiglia, dovette iniziare la propria carriera artistica a Zurigo per gettarne le fondamenta a San Giminiano e Firenze, dove approfondì quell’interesse paesaggistico che gli fornì, in seguito, buon esito nelle gallerie di Zurigo, muovendosi però verso nuove soluzioni.
L’ultima fase di sviluppo della sua ricerca artistica fu però determinata dal trasferimento a Milano, nel '29, che lo vide aderire al movimento di Corrente sostenuto da diversi artisti per la difesa dell'arte moderna, per la libertà d'espressione, che nella buia epoca fascista equivaleva a una opposizione politica, oltre che estetica. De Grada partecipò appassionatamente alle polemiche sorte intorno alle teorie antinovecentiste e collaborò attivamente alla rivista del gruppo. Fu il periodo dei sobborghi cittadini e delle colline lombarde (con opere come “Canonica al Lambro”) ma anche del ricordo della Toscana (con opere come “Il Pozzo a Giramonte”), dove la tavolozza si riaccendeva con colori solari dettati da una felicita' esistenziale.
I colori lombardi, invece, avevano timbri diversi: azzurri tenui, rosso - ocra, verde - smeraldo. Tinte sfumate, per lo più. Evidente richiamo a quel classicismo romantico che fu di Corot caratterizzato da colori sussurrati che spesso facevano ammantare il suo canto di grigio. Un richiamo che si pone nitido anche in questa rassegna dove ciò che più colpisce nei suoi dipinti (con opere come “Il grande bosco”) sono l’equilibrio, l’essenzialità, l’austerità, il senso del grandioso, il consapevole superamento dei presupposti impressionisti e la conquista della forma, ottenuta mediante la ricerca dei principi immutabili sottesi alla varietà della natura. E con il suo procedere De Grada ha dimostrato che è possibile coniugare sensazione e riflessione; che l’occhio, il cuore, la mente concorrono insieme alla comprensione approfondita della realtà, esattamente come fu per Cèzanne a cui egli molto si ispirò.
BIOGRAFIA
Raffaele de Grada (Milano 1885-1957) Nato a Milano nel 1885, Raffaele De Grada si trasferisce nel 1898 con la famiglia a Buenos Aires per pochi mesi, per stabilirsi poi a Zurigo, dove compie gli studi artistici. Risale al 1913 la prima personale con ottanta opere alla Galerie Neupert di Zurigo, in gran parte paesaggi montani. Nel 1917 è assegnato a Cremona come interprete dei prigionieri di Guerra. Nel 1920 si stabilisce a San Gimingnano e nel ’21 a Firenze dove espone a Palazzo Antinori. Dal ’22 partecipa alla Biennale di Venezia. Diventa figura di raccordo tra il “Novecento” toscano e quello milanese; espone nella prima e nella seconda mostra del Novecento Italiano a Milano e alle rassegne straniere del movimento. Nel 1930 si stabilisce a Milano dove si lega di salda amicizia con Funi, Carrà, Marussig, Sironi. Nel 1931 assume la docenza all’Istituto Superiore d’Arte di Monza, insieme ad Arturo Martini e Semenghini e più tardi a Marino. Partecipa alla V Triennale di Milano con un affresco. Dal ’35 soggiorna nelle estati in Versilia, dove frequenta l’ambiente degli intellettuali e nelle stagioni primaverili e autunnali a San Gimignano. La sua casa milanese diventa luogo d’incontro dei giovani Manzù, Treccani, Birolli, Guttuso, Borlotti, Sassu, Quasimodo. Nel ’42 presenta 23 opere alla XXXIII Biennale di Venezia. Nel ’56 compie l’ultimo viaggio a Aix-en-Provence, per visitare la mostra di Cézanne. Muore a Milano nel 1957.
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Inaugurazione 25 Luglio 2009 ore 17.30
Palazzo Salmatoris
via Vittorio Emanuele II, Cherasco (CN)
da martedì a venerdì: 15.30-19, festivi 9.30-12.30, 15-19
ingresso libero