Galleria Lanterna Magica
Palermo
via Goethe, 43
091 584193 FAX 091 584193
WEB
Giappone 800
dal 4/9/2009 al 8/10/2009
martedi -sabato 9.30-13 e 16.30-19.30, lunedi' 16.30-19.30

Segnalato da

Lanterna Magica




 
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4/9/2009

Giappone 800

Galleria Lanterna Magica, Palermo

Un'arte colorata: la fotografia. Un'indagine nella fotografia delle origini in Oriente. 30 immagini per documentare la produzione dei migliori fotografi ottocenteschi della Scuola di Yokohama, specializzati nella colorazione manuale dei loro scatti.


comunicato stampa

a cura di Vincenzo Mirisola

Le prime riprese fotografiche del Giappone furono effettuate dal fotografo americano Eliphalet Brown Junior nel 1854 con la tecnica del dagherrotipo. Erano vedute di Okinawa, Shimada e Yokohama, assieme a ritratti di persone di diversi ceti sociali, che vennero pubblicate nel 1856 come xilografie in “Narrative of the expedition of an American squadron to the China seas and Japan”.

Nel 1857 l’Ufficiale Sanitario della marina olandese Pompe Van Meerdervort insegnò medicina e fotografia al dagherrotipo a Deshima, nella baia di Nagasaki. Tra i suoi allievi figurava un fotografo di nome Hikoma Ueno, che è considerato il primo fotografo professionista giapponese. Nel 1862, dopo l’introduzione in Giappone della fotografia al collodio umido, aprirono gli studi fotografici di Hikoma Ueno e Renjo Shimoaka.

Sarà però il veneziano Felice Beato (1834 - ), arrivato in Giappone nel 1863, a dare il contributo più importante allo sviluppo della fotografia in Giappone. Beato, che aveva già praticato con successo la fotografia assieme al fratello Antonio e al cognato James Robertson in Egitto ed India, intuì le grandi possibilità che offriva la documentazione fotografica di una nazione ancora sconosciuta agli occidentali. Si stabilì a Yokohama dove aprì inizialmente uno studio in società col fotografo inglese Charles Wirgman, incominciando anche a colorare le fotografie. Molti bravi pittori di miti pretese economiche erano a portata di mano, e l’intraprendente fotografo veneziano ne assoldò diversi. L’unico ed esclusivo compito di questi artisti locali all’interno della ditta era quello di colorare le fotografie. Lavoravano con grande professionalità, precisione e sensibilità, e la colorazione delle immagini era quanto di meglio si potesse ottenere in quel periodo. Lo studio Beato cominciò a prosperare e la sua fama si diffuse in tutto il mondo. Gli ordini arrivavano anche per corrispondenza, soprattutto dall’America e dall’Inghilterra, e garantivano profitti altissimi. Per avere un’idea di quanto costavano allora le fotografie, basta sfogliare uno dei cataloghi di vendita della ditta Beato: la singola foto veniva venduta due Dollari, mentre un album completo di 50-60 foto costava da cento a duecento Dollari. Tutto questo quando il salario medio mensile di un operaio giapponese di allora era di circa venti Dollari.

Nel 1877 Felice Beato vendette il suo studio con tutte le lastre negative al barone austriaco Raimund Von Stillfried (1839-1911) che già lavorava come fotografo a Yokohama dal 1871. Stillfried continuò a stampare e commercializzare le fotografie di Beato apportando delle piccolissime modifiche agli originali, accentuando per esempio la sfumatura dei bordi fino a cancellare, nelle scene con persone, molti particolari dell’ambiente e del paesaggio circostante. I risultati erano di alto livello, e, a ragione, il fotografo austriaco è annoverato tra i pochi grandi fotografi del Giappone delle origini.

Nel 1885 lo studio di Stillfried (già appartenuto a Beato) venne rilevato con gran parte delle negative rimaste, dai due fotografi Kusakabe Kinbei (1841-1934) e Adolfo Farsari (1841-1891), giapponese il primo e Italiano di Vicenza il secondo. Sono i due ultimi grandissimi fotografi di quella che possiamo chiamare la Scuola di Yokohama. Proseguirono il lavoro di Beato e Stillfried - di cui tra l’altro Kusakabe era stato l’allievo più promettente - continuando e perfezionando la tecnica della colorazione manuale delle fotografie. Farsari vantava per le sue immagini il primato della migliore colorazione di tutto il Giappone.

Intorno agli anni Novanta dell’Ottocento esistevano già molti studi fotografici in tutte le grandi città giapponesi. Tutti producevano e vendevano quasi esclusivamente fotografie colorate a mano. La mostra in programma presso Lanterna Magica, a cura di Vincenzo Mirisola, presenta una scelta di trenta immagini, il cui nucleo principale è costituito dai fotografi della Scuola di Yokohama: Beato, Von Stillfried, Farsari e Kusakabe. A questi sono stati affiancati altri grandi fotografi giapponesi, tra cui Ogawa Kazumasa (1860-1929) che ebbe studio a Tokyo e Hiratsuka, che spicca per la grande modernità delle sue immagini.

Ogawa perseguiva un ideale assoluto di bellezza ed equilibrio, espresso attraverso immagini che si distinguono nettamente dal resto della produzione giapponese della fine degli anni Novanta. La donna assume per la prima volta nelle sue foto un ruolo autonomo e di primo piano, come espressione di positivi valori tradizionali della società giapponese, quali bellezza, forza, serenità ed equilibrio. Le stesse qualità presenti nel paesaggio e nei giardini giapponesi. La colorazione usata da Ogawa è nuova e funzionale all’espressività delle singole foto, mettendo in risalto particolari stati d’animo o peculiarità della vegetazione e delle diverse stagioni. Il tutto in un’atmosfera rarefatta e sognante che rende uniche le sue immagini e affascina l’osservatore. La mostra vuole essere un contributo alla conoscenza di un universo fotografico ancora oggi poco conosciuto ed esplorato nel mondo occidentale, che merita attenzione e, sicuramente, un posto di primissimo piano nella storia della fotografia delle origini.

Inaugurazione 5 settembre ore 18.30

Galleria Lanterna Magica
via Goethe, 43 - Palermo
Orario: martedi -sabato 9.30-13 e 16.30-19.30, lunedi' 16.30-19.30
Ingresso libero

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