13ma edizione del Festival Internazionale di Danza nei Paesaggi Urbani. L'interazione tra danza e architettura con coreografie appositamente realizzate per un determinato contesto, spettacoli di strada che interagiscono con il pubblico, danza come fenomeno sociale e non solo artistico come i jam di hip-hop.
L’Associazione Culturale Danza Urbana organizza dal 7 al 13 settembre, a Bologna, la tredicesima edizione di DANZA URBANA - Festival Internazionale di Danza nei Paesaggi Urbani, che concluderà la rassegna bè-bolognaestate’09, il programma di spettacoli e intrattenimento culturale del Comune di Bologna.
Il Festival
Organizzazione: Associazione Culturale Danza Urbana
Direzione artistica e organizzativa: Massimo Carosi
La città, come luogo fisico e dell'immaginario, offre una gamma amplissima di modalità spettacolari difficilmente proponibili in spazi convenzionali. Danza Urbana è il primo festival nato in Italia specificamente dedicato alla danza negli spazi urbani, che si propone di indagare proprio queste possibilità e per promuoverne la poetica conia nel 1997 l’etichetta danza urbana. In poco tempo tale definizione si è diffusa tra gli addetti del settore grazie al successo riscosso dalla modalità di proporre spettacoli in luoghi pubblici della città.
Dalla fine degli anni ’90 nascono numerose iniziative simili e anche i festival più prestigiosi incominciano a programmare eventi in spazi non convenzionali, utilizzando proprio tale classificazione. Tale fenomeno, che prescinde l’esperienza specifica del festival bolognese, si inserisce in una tendenza più ampia, non racchiudibile geograficamente entro confini delineabili, che permea anche altri ambiti artistici con la public art e il teatro d’ambiente.
La danza urbana rinvia di fatto a differenti tipologie di spettacolo: l'interazione tra danza e architettura con spettacoli appositamente realizzati per un determinato contesto architettonico; spettacoli di strada come le parate o performance che interagiscono con il pubblico; la danza come fenomeno sociale e non solo artistico come i jam di hip-hop. In poco tempo tale definizione si è diffusa tra gli addetti del settore grazie al successo riscosso dalla modalità di proporre spettacoli in luoghi pubblici della città. Dalla fine degli anni ‘90 nascono numerose iniziative similari e anche i festival più prestigiosi o istituzionali. Più che un genere a sé, se la si limita semplicemente a una proposta di spettacoli in luoghi pubblici, può essere considerata una modalità che ha riscontrato successo di pubblico rischiando di essere un fenomeno passeggero, una moda.
Assume valore e, quindi, dignità di genere, se è capace di essere motore di nuove esperienze spettacolari, di creare nuovi codici e modalità performative, se si fa promotore di innovazione nel linguaggio coreografico e laboratorio di un modo alternativo di concepire e proporre lo spettacolo dal vivo.Oggi le arti sceniche sono quelle più scosse dalla rapidissima diffusione dei nuovi media, che le spinge verso una sempre maggiore marginalità. Ma, proprio questa, risulta essere un’opportunità per potersi sottrarre alle regole, sempre più stringenti, di modelli comunicativi omologanti e di un sistema di produzione artistica volto ad alimentare un consumismo culturale.
Il Teatro per catturare efficacemente il pubblico e ritagliarsi una differente funzione sociale, deve individuare strategie comunicative alternative, capaci di offrire allo spettatore una differente qualità esperienziale. Diventa, così, un’urgenza estetica inventare o ridefinire nuove forme di “rappresentazione” capaci di coinvolgere maggiormente un pubblico, ormai sempre più sommerso in un continuum comunicativo e reso più esigente e refrattario alle forme tradizionali dello spettacolo.
Uscire dai palcoscenici per immergersi negli spazi del quotidiano sperimentando nuove relazioni spazio-temporali tra performance e pubblico, diventa l’elemento essenziale della danza urbana.
Il calendario completo nel sito web
Immagine: collettivo cinetico