Janieta Eyre
Antonio Girbes
Barbara La Ragione
Urs Luthi
Yasumasa Morimura
Erwin Olaf
Luigi Ontani
Man Ray
Arnulf Rainer
Luisa Raffaelli
Cindy Sherman
Francesco Totaro
Luigi Meneghelli
Il volto plurale. Collettiva. Nelle immagini esposte gli artisti in qualche modo sopprimono il loro io, lo sottopongono a una operazione sacrificale, ma contemporaneamente lo rimodellano e lo ricreano in un'altra realta', in un altro dove e in un altro quando. E' l'antico motivo della maschera a manifestarsi.
Il volto plurale
Janieta Eyre, Antonio Girbes, Barbara La Ragione, Urs Lüthi, Yasumasa
Morimura, Erwin Olaf, Luigi Ontani, Man Ray, Arnulf Rainer, Luisa Raffaelli,
Cindy Sherman, Francesco Totaro.
A cura di: Luigi Meneghelli
Di fronte alla foto del proprio volto e del proprio corpo sfregiato A.
Rainer afferma: 'Voglio solo metamorfosi, mutamenti, salti, il non ancora
formulato'; e L. Ontani, nel suo attraversare e vivere, come un ilare dandy,
le più disparate epoche, immagini, identità , sostiene: 'L'opera necessita di
festa, capriccio, contraddizione'. Come dire che le condizioni poste
dall'arte contemporanea sono quelle di una sottrazione del soggetto rispetto
ad una identità delineata, ad una fisionomia con cui farsi riconoscere, a
una parte da recitare.
Nelle immagini esposte gli artisti in qualche modo sopprimono il loro io, lo
sottopongono a una operazione sacrificale, ma contemporaneamente lo
rimodellano e lo ricreano in un'altra realtà , in un altro dove e in un altro
quando. E' l'antico motivo della maschera a manifestarsi: quello cioè di
celare e dischiudere, di velare ed esporre: è il motivo di un volto in
costante divenire, mai dato e definito in eterno, ma che si costruisce e
crea senza fine, proprio per eccedere un corpo sociale sempre più anonimo,
indistinto, omologato.
Così, si va da una maschera tribale (di M. Ray) con le sue valenze
soprannaturali, a metà strada tra la magia e la religione, ai 'doppi'
ambigui e suggestivi di U. Lüthi, all'esasperato cannibalismo iconico di Y.
Morimura che si appropria e metabolizza tutti i feticci di una civiltÃ
globalizzata, fino a C. Sherman che mette in scena corpi grotteschi,
informi, simili a bambole erotiche, o a J. Eyre che si costruisce delle
improbabili, surreali autobiografie in cui trasferire il proprio 'habitus'
identitario, o a E. Olaf che arriva ad alterare il proprio volto al limite
di una inquietante clownerie: o ancora, fino all'universo da fetish-club di
L. Raffaelli e a quello in dissolvenza di F. Totaro, allo sguardo
mummificato di B. La Ragione e a quello pietrificato di A. Girbes.
Si potrebbe pensare che la mostra intenda giocare con le forme e con i
concetti di identità e di gender (oggi tanto di moda), muoversi sui confini
incerti delle mutazioni, delle trasfigurazioni, delle ibridazioni. In realtÃ
qui si fa prospettiva proprio sulla figura della maschera che può
dissimulare il volto, ma anche sovrapporsi ad esso, facendogli così assumere
paradossalmente il valore stesso di maschera. L'artista cerca il
radicalmente diverso, l'alterità , ciò che non è confinato in se stesso e
nella propria illusoria autonomia: è alla ricerca di sè, attraverso il
rapporto con il corpo dell'altro (o con un 'corpo altro'). Egli si inventa
attraverso l'inganno: perché 'fingere - come scrive Pessoa - è conoscersi'.
Immagine: Cindy Sherman, Untitled film still, 1978
Inaugurazione: venerdì 10 maggio 2002 ore 18. 30
Orari: dal martedì al sabato 15.30/19.30 escluso festivi.
La Giarina arte contemporanea,
Interrato dell'acqua morta
82, 37129 Verona, Tel/Fax 045 8032316