Per il secondo appuntamento della rassegna Video Intenti, due diversi punti d'osservazione sulla creazione e sulla rappresentazione del simbolo: Maria Chiara Calvani racconta l'azione del simbolo imposto, Silvia Camporesi il disvelamento di un simbolo che ha sublimato i segni del reale. A cura di Sara Rella.
a cura di Sara Rella, da un'idea di Fabrizio Pizzuto
“… Le immagini, esperimenti di un significato particolare nel tempo e nel luogo in cui furono concepite, una volta create hanno il potere magnetico di attrarre altre idee nella propria sfera; (…) possono essere improvvisamente dimenticate e poi richiamate alla memoria dopo secoli di oblio.”
Fritz Saxl, La storia delle immagini
Con le video-installazioni di Maria Chiara Calvani e Silvia Camporesi curate da Sara Rella, la Galleria Edieuropa presenta il secondo appuntamento della rassegna Video Intenti, dedicata alla video arte contemporanea. Abbiamo chiesto ad alcuni curatori di presentarci un loro sguardo sulla Video arte, ciascuno attraverso il lavoro di due artisti e di raccontarci insieme, il loro ‘incontro’ e i rispettivi intenti.
Con Video Intenti la Galleria prosegue la sua apertura verso le sperimentazioni e la nuova arte contemporanea, continuando così la sua tradizione che, con la nascita della rivista QUI-arte contemporanea negli anni Sessanta, tenne a battesimo le avanguardie e diede impulso e accoglienza agli artisti della nuova generazione.
Nel corso del primo intento che vedeva le video-installazioni di Fabio Scacchioli “Miraggio Calpestabile” e “Babilonia” di Chiara Tommasi curate da Fabrizio Pizzuto, che avvolgevano lo spettatore in una sorta di destrutturazione video della narrazione.
Il secondo intento, offrirà due diversi punti d’osservazione sulla creazione e sulla rappresentazione del simbolo. Materia prima delle opere sono immagini prese dal reale che vincono la sovrastruttura concettuale per divenire simboli. Due esempi di narrazione: Maria Chiara Calvani racconta l’azione subliminale, incessante ed ipnotica, del simbolo imposto; Silvia Camporesi mostra il disvelamento di un simbolo che ha sublimato i segni del reale da cui ha tratto vita e significato.
La presenza di una componente evocativa compiuta regala allo spettatore la godibilità estetica ed emozionale delle video installazioni. Nei due interventi installativi le differenze diventano complementarità che amplificano in un gioco di continui rimandi di senso la portata concettuale di entrambe le opere.
Maria Chiara Calvani - Non ci sono più numeri da prendere
Silvia Camporesi - Dance, dance, dance
Maria Chiara Calvani
Nel lavoro di Maria Chiara Calvani le parole sono simboli che compongono una realtà senza scelta: ‘A volte non si è ciò che si pensa di essere, ma quello che gli altri ci hanno voluto cucire addosso senza lasciarcene accorgere, questo è un fatto’. Sono parole sussurrate con un filo di voce e stampate nella memoria, come ricamate sulla pelle. Simboli cuciti addosso attraverso racconti, visioni emotive che si sono fuse al corpo, che sono divenute pensiero, impossibile liberarsene. Nelle immagini, nel ritmo, nella voce, i fitti ricami di una vita.
Silvia Camporesi
Il titolo del video Dance, dance, dance è tratto dall’omonimo romanzo di Murakami Haruki dove la danza diviene espressione compiuta dell’energia vitale. La ricerca che sostiene questo lavoro di Silvia Camporesi si nutre dei pensieri di Simone Weil e di semplici pratiche quotidiane. Elemento centrale del progetto è la trasformazione di un’immagine in segno. L’immagine diviene simbolo, espressione di intimità spirituale; la sua presenza è semplicemente suggerita eppure il suo potere evocativo è intenso, efficace, perché radicato nella realtà più prossima. La sua progettualità artistica si basa sull’osservazione della realtà da più punti di vista. Oltre al video Dance dance dance l’artista presenterà un lavoro inedito.
I successivi appuntamenti saranno proposti dal gruppo di curatori d’arte 1:1 Project
Immagine: Non ci sono più numeri da prendere, installation - performance video and photo
Galleria Edieuropa-Qui arte contemporanea
Piazza Cenci, 56 - Roma