giOCAndo. All'interno dell'iniziativa "Accordi di pace" un'installazione interattiva che consiste in un celebre gioco da tavolo trasposto nello spazio pubblico. Riempito di nuovi contenuti che reimpostano il concetto di pericolo, lo convertono ad una logica comunitaria. A cura di Stefano Taccone.
a cura di Stefano Taccone
L’attitudine al “partire da sé”, in vista dell’avvento di una società in cui il benessere di un individuo non corrisponda sistematicamente al malessere del proprio simile, vicino o lontano nello spazio che sia, si esplica nella dimensione partecipata del gioco orientato verso funzioni educative non meno che ricreative nell’installazione interattiva di Katia Alicante, le cui pratiche intergenerazionali, benché sempre particolarmente ispirate e rivolte al mondo dell’infanzia, non trovano nella mera visualità che un punto di partenza per un coinvolgimento delle intere facoltà mentali e sensoriali.
Un celebre gioco da tavolo, originariamente simboleggiante i pericoli fisici e morali della vita, viene trasposto nello spazio pubblico, riconducendo così, almeno in parte, il simbolo al suo referente, e riempito di nuovi contenuti che reimpostano radicalmente il concetto di pericolo, convertendolo ad una logica comunitaria. Quell’unica immensa comunità che, nell’epoca del capitalismo giunto ad un grado di espansione tale da divenire globale, è il nostro pianeta, ove l’interconnessione tra eventi tra loro anche lontanissimi, o almeno tali secondo una concezione ancora analogica della lontananza, configura una matassa che appare ogni giorno meno facilmente dipanabile. É così che tanti risvolti ed implicazioni possono facilmente essere relegati nella soffitta della nostra coscienza perché non la erodano irreparabilmente, né l’unidimensionalismo egemone che informa il sistema mediatico mondiale (non certo solo quello italiano) può rivelarsi di grande aiuto ad invertire la tendenza, che al contrario consolida quando non la istituisce direttamente.
Eppure la vicenda di Gulliver, bloccato da lillipuziani legando ciascuno un singolo capello, offre un barlume di speranza alla moltitudine dominata, mentre pone all’uomo occidentale, che sembra occupare il gradino intermedio della scala sociale planetaria, un dilemma simile a quello del popolo ebraico: rimanere nella cattività egiziana o raggiungere la terra di Canaan sfidando il deserto?
È infatti un cammino impervio quello a cui si è chiamati, implicante l’abbandono della soddisfazione del desiderio come valore supremo, principio sul quale si fonda il perpetuarsi del capitalismo in quanto sistema sviluppista, che infatti entra in crisi allorché la spirale della volontà di volere per qualche motivo si inceppa, ma è anche promessa di uno stato di maggiore possibilità di autodeterminazione dell’io, accanto naturalmente all’autodeterminazione che le ragioni dell’imperialismo transnazionale negano oggi almeno alla metà degli esseri umani.
Se il percorso che Katia Alicante pone letteralmente sulla strada dei passanti non sfugge all’universo del simbolico, esso dispiega però un registro linguistico più incisivo di una lama. La scelta dell’ambientazione esterna, una piazza del centro storico connotata da un continuo via vai, rimarca, aprendosi al possibile contributo di chiunque, anche, spesso e volentieri, di persone assolutamente ignare di cosa stia succedendo, la necessità che ognuno faccia la sua parte.
L’installazione è inserita all’interno dell’iniziativa “Accordi di pace” organizzata dall’Associazione umanista CamUrrà e rientra nell’ambito della Marcia Mondiale Per la pace e la Nonviolenza.
http://www.marciamondiale.org/;
http://www.camurra.blogspot.com/
Inaugurazione: venerdì 9 ottobre dalle ore 18,30
Piazza Municipio - Gricignano d'Aversa