Le opere in mostra tematizzano il relazionarsi dell'arte con l'ambiente del mercato. Gli artisti hanno realizzato progetti inediti basati sugli articoli ortofrutticoli realmente scambiati nel mercato di Ladispoli.
a cura di Emanuele Sbardella
Una mostra di arte contemporanea che parla quattro lingue (italiano, inglese, cinese e wolof). Un evento che dura quattro giorni (da venerdì 30 ottobre a lunedì 2 novembre). In italiano, oggi, potremmo chiamarla: Il mercato della frutta – I frutti puri impazziscono. Il cuore dell’esposizione è costituito dall’incontro di tre artisti (Yak Beow Seah; Ruobing Wang; Giuseppe Stampone) sul tema della frutta e nello spazio fisico del mercato.
Il mercato della frutta fa parte di PorteAperte: una filiera espositiva sovra-comunale sostenuta e patrocinata dalla Provincia di Roma e gestita centralmente da Sala1. Il filo conduttore che lega Il mercato della frutta agli altri eventi di PorteAperte è la propensione al dialogo interculturale; la specificità della mostra di Ladispoli sta nel fatto che tale dialogo viene messo in scena nel mercato giornaliero tra Via Ancona e Via Odescalchi, con gli artisti come attori e la gente del mercato come coro: quindi parte anche essi dell’evento. Le opere e gli interventi che costituiscono la mostra tematizzano proprio il relazionarsi dell’arte con l’ambiente del mercato, contesto in cui vengono quotidianamente scambiate opere e merci di ogni genere (opere e merci che circolano normalmente senza la pretesa di essere considerate opere d’arte). Gli artisti coinvolti, invitati per la loro attitudine al lavoro concettuale sullo scambio e per la lucidità con la quale sono in grado di rielaborare e rappresentare esperienze di vita e professionali segnate dalla contaminazione culturale, hanno realizzato progetti artistici inediti basati specificamente sugli articoli ortofrutticoli realmente scambiati nel mercato di Ladispoli.
Schematizzando, si può dire che gli obiettivi principali della mostra siano tre:
1)far lavorare gli artisti “rappresentanti” culture diverse in uno spazio intermedio fra la piccola sala espositiva e l’adiacente mercato della frutta.
2)creare un luogo di dialogo fra questi artisti e la comunità di Ladispoli (con un particolare riferimento alla componente giovanile e ai focolari di creatività e alle comunità di stranieri).
3)scoprire e riarticolare il rapporto fra centro e periferia (Roma/Ladispoli; ma anche Nord/Sud del Mondo); le logiche di questo rapporto, che oggi non appare più così asimmetrico, appaiono confuse e necessitano di una seria considerazione artistica.
Wang Ruobing (nata in Cina – vive e lavora in Inghilterra)
Tag: ecologia, rappresentazione, interculturalità.
Dopo aver studiato anche in Australia, sta conseguendo un dottorato ad Oxford. L’artiste e ricercatrice cinese osserva con particolare attenzione il rapporto fra natura ed artefatto, nonché le possibilità intrinseche nella pratica artistica contemporanea di sostenere una coscienza ecologica globale. Ha esposto in Inghilterra, a Singapore e in Germania. Di recente a Perugia ha realizzato Qualcosa di verde (2009), un’installazione per la quale sono stati utilizzati centinaia i volumi presi in prestito da biblioteche e sistemati in modo tale da ricreare con le copertine tutte le sfumature del verde.
Yak Beow Seah (nato in Malesia nel 1966 – vive e lavora in Inghilterra).
Tag: processo, scambio, cucina.
Dopo aver vissuto in diverse città asiatiche ed europee egli ha studiato presso la prestigiosa Guildhall University. La sua poetica implica la centralità del momento conviviale tra gli esseri umani: tra questi momenti assurge a simbolo la condivisione del pasto. Per questo da anni Yak Beow Seah espande i limiti dell’arte verso le ospitali pratiche culinarie. Ad esempio in Stir (2004), egli ha trasformato una galleria in una sorta di mensa in cui condividere tipiche pietanza malesiane, e in Vacanza (2008) ha preparato le sue ricette tipiche con i prodotti reperiti nelle campagne della Sabina.
Giuseppe Stampone (nato in Francia nel 1972 – vive e lavora in Italia).
Tag: pedagogia, ecologia, nuove tecnologie.
L’artista è molto atteno ad integrare nelle sue opere le dinamiche di interazione sociale, basate che esse siano su piattaforme digitali o analogiche. Il suo modo di affrontare scottanti tematiche sociali ed ambientali non decade mai nel nichilismo, e questo grazia ad una propensione vitale e giocosa la quale ha portato ad esempio Giuseppe Stampone a concepire e realizzare Acquerelli per non sprecare la vita, opera in continua evoluzione cha ha coinvolto migliaia di bambini in tutta europa.
Note curatoriali
Il mercato della frutta si svolgerà a Ladispoli secondo una inedita forma espositiva. L’originalità di tale forma espositiva risiede nella gestione e presentazione dei seguenti aspetti:
- l’unità spazio-temporale della mostra è strategicamente gestita.
- il concetto della mostra si basa su una metodologia antropologica ed è filosoficamente strutturato, quindi aperto e in continua evoluzione.
La gestione dell’unità spazio-temporale della mostra si basa, adattandole al contesto glocale contemporaneo, sulle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione. I limiti temporali e spaziali dell'evento non sono ben definititi. All’apparente concentrazione fa da contrappunto una tendenza allo sconfinamento.
Tempo - Gli ospiti sono di calibro e provenienza internazionale e si confronteranno a Ladispoli per dar vita ad una mostra dalla durata insolitamente breve, ma la cui concentrazione consegue ad un preciso progetto di sviluppo organico della stessa. Considerando il valore simbolico della frutta, non è casuale che le opere vengano inaugurate il giorno in cui secondo una recuperata tradizione celtica si festeggia la fine dell’estate (Halloween); non è casuale che la mostra si chiuda il giorno in cui secondo la tradizione cattolica si commemorano tutti i fedeli defunti (il Giorno dei Morti). Inoltre, grazie alla breve durata dell’evento, si prevede di fidelizzare gruppi di visitatori al fine di creare l’humus relazionale necessario per lo svolgimento stesso di alcune delle opere performative previste. Infine gli eventi saranno serrati e precisamente calendarizzati, aperti e rispondenti a quelle dinamiche effimere che caratterizzano buona parte dell’operato di alcuni artisti coinvolti.
Spazio - Lo spazio non è riducibile la sala espositiva, ma comprende i ponti fra questa ed il mercato che la circonda. Temporalmente, a rendere fluidi i confini, intervengono all'inizio una serie di interventi ed incontri preparativi, che rendono difficoltosa l'individuazione di una sola data di apertura (ad esempio l’inaugurazione è preceduta da una giornata di studi che io ritengo parte integrante del progetto). La chiusura avverrà nella notte fra il giorno dei morti e quello di ognissanti.
Azione - Quello che avverrà è un fitto scambio di opere, idee e materiali fra il luogo deputato all’esposizione d’arte e il luogo circostante deputato all’esposizione e al commercio delle merci ortofrutticole. Si darà luogo ad un microcosmo in cui l’arte si confonde irrimediabilmente con il mercato, utilizzando proprio la frutta (elemento naturale pregno di valori simbolici, economici e nutrizionali) che in questo viene venduta. L’azione degli artisti, inoltre, rimetterà anche in discussione le leggi del mercato proponendo pungenti interpretazioni ed alternative ai suoi tradizionali meccanismi. In questa provocazione, mossa a partire dall’interno di un mercato della frutta, si scorge per estensione una critica al mercato dell’arte.
È evidente che il concetto della mostra sgorga dall’occasionale prossimità della sala espositiva al mercato.
L’idea base è stata quella di una mostra che condividesse con lo spazio fisico e relazionale del mercato (lavoratori e compratori) l’utilizzo della frutta e la propensione allo scambio.
A supporto teorico privilegiato per questa scelta curatoriale è stato adottato un libro di antropologia a cui il sottotitolo della mostra fa esplicito riferimento. Il titolo della traduzione italiana del testo di James Clifford esplicita sin dal primo momento la convinzione che i frutti puri vadano impazzendo, e che quindi sia vano continuare a pensare a blocchi di culture contrapponendosi. Gli artisti coinvolti propongono il mescolamento, la convivialità e lo scambio come momenti antropologici fondamentali.
A partire da questo nocciolo teorico, l’idea curatoriale si è evoluta secondo modalità di apertura dialogica.
Il curatore ha usato il proprio blog come strumento di lavoro e condivisione del sapere inerente la mostra. La curatorial dashboard è costituita da una serie di interventi scritti nel blog (http://www.emanuelesbardella.wordpress.com) con licenza creative commons e condivisi con gli artisti, con i collaboratori e tutti gli eventuali lettori del blog. Il concetto della mostra è pertanto aperto, si sta formando pubblicamente, e si sottomette alle critiche quanto alla condivisione.
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