L'opera grafica. Le opere, proveniente dalla Fondazione Antonio Mazzotta, costituiscono un viaggio attraverso le visioni fantasiose ed eroiche del grande architetto settecentesco: una ricca selezione di fogli tratti dalle serie Vedute di Roma (1748-1775), Antichita' romane (1756) e Carceri d'invenzione (1745-1761).
Ritorna a novembre l’ormai consolidato appuntamento autunnale espositivo di Inveruno voluto dall’Amministrazione Comunale in occasione dell’Antica Fiera di San Martino (15-16-17 novembre 2009)
Dopo il successo, gli anni passati, delle mostre dedicate a Marc Chagall e Salvador Dalí quest’anno il pubblico potrà ammirare la ricchissima produzione grafica di GIAMBATTISTA PIRANESI, artista che si dedicò con grande passione a questa forma d’arte. Le opere provengono dalla Fondazione Antonio Mazzotta.
Si tratta di un incredibile viaggio attraverso le visioni fantasiose ed eroiche del grande architetto settecentesco: una ricca selezione di fogli tratti dalle serie Vedute di Roma (1748-1775), Antichità romane (1756) e Carceri d’invenzione (1745-1761).
Giambattista Piranesi (Mojano di Mestre 1720 - Roma 1778) architetto veneziano, come egli stesso amava definirsi durante il suo soggiorno a Roma, fu incisore, acquafortista e architetto profondamente legato sia all’ambiente veneziano che a quello romano.
La grande fama della quale gode è dovuta alla qualità straordinaria della sua attività grafica, caratterizzata da uno stile profondamente legato tanto all’ambiente veneziano quanto a quello romano. Le sue incisioni sono permeate da una imprescindibile vocazione all’architettura e da un grande amore per l’arte antica, specialmente per quella romana.
VEDUTE DI ROMA
La vocazione all’architettura permea l’opera grafica di Piranesi dall’inizio alla fine della sua attività e in questo senso le Vedute di Roma costituiscono l’esempio migliore: iniziate nel 1748 senza l’intenzione di crearne un vero e proprio ciclo, vengono continuamente riprese lungo l’arco della sua vita in diversi rami e pubblicate fino al 1775, e di fatto costituiscono la sua opera più organica e grandiosa. In esse si intrecciano la conoscenza esatta dell’archeologia, la precisa strutturazione architettonica, che traeva spunto da un rigoroso studio dell’architettura degli edifici, fatta con puntiglio prima della realizzazione della Veduta, e l’inserzione dell’elemento “capriccioso” ottenuto con l’uso di varie morsure dell’acido sulle lastre di rame e tonalità cromatiche particolari.
Alla “veduta secondo verità” Piranesi inserisce l’elemento “capriccioso” grazie alla tecnica dell’acquaforte, da lui usata con grande maestria e spregiudicatezza. Il ritorno più volte sullo stesso rame, già inciso, con rielaborazioni e l’uso variato degli inchiostri (alle volte con aggiunta di seppia) dà risultati di “colore” sorprendenti e effetti pittorici che rimandano alla sua radice veneta.
ANTICHITÀ ROMANE
L’imponente serie delle Antichità Romane, che conta 216 tavole, antecedente alle Vedute, testimonia lo studio accurato fatto da Piranesi sui resti dei monumenti della Roma antica, con una precisione metodologica tale da gettare le basi dell’archeologia moderna. Edita nel 1756 essa fu ripubblicata in seguito con alcune integrazioni sotto il titolo Alcune Vedute di Archi Trionfali.
I quattro tomi delle Antichità Romane sono il nucleo centrale, il perno stesso su cui si incentra e si svolge l’intera opera piranesiana. Essi sono il punto di arrivo e messa a fuoco di un metodo di indagine e conoscenza dell’antica città di Roma e allo stesso tempo il punto di partenza per le opere successive di argomento analogo e complementare, che possiamo considerare dimostrazioni ulteriori della sua interpretazione. Le Antichità rappresentano infatti lo sforzo di fornire un quadro unitario e organico della città dai tempi dei primi re agli ultimi imperatori attraverso l’individuazione dei monumenti, delle zone e degli spazi, della cerchia delle mura, della recedi acquedotti, delle porte urbane. Le cloache, gli acquedotti, i ponti, le strade sono gli aspetti “prosaici” e quotidiani che concorrono a suggerire l’immagine di un corpo vivo e pulsante.
LE CARCERI
Le sedici tavole delle Carceri rappresentano indubbiamente la serie più nota dell’artista, celebrata in modo particolare dalla generazione di artisti romantici, francesi e inglesi in primo piano, come Horace Walpole, Coleridge, De Quincey, Charles Nodier, Théophile Gautier, fino a Victor Hugo, sicuramente influenzato anche nei suoi disegni dalle invenzioni piranesiane. Le Carceri costituiscono assieme alle quattro tavole dei Grotteschi (o Capricci secondo l’indicazione moderna) il versante fantasista e d’invenzione del grande incisore, quello che si contrappone idealmente alla ricerca archeologica e storica delle Antichità Romane, al loro impianto scientifico e analitico permeato di spirito illuminista. Nelle Carceri invece la critica in vari modi ha sottolineato il precorrimento delle atmosfere preromantiche e della teoria del Sublime.
Il primo stato della raccolta risale al 1745, comprendendo 14 tavole che vennero pubblicate con il titolo di Invenzioni capricciose di Carceri all’acquaforte. Nel 1761 si arrivò all’edizione definitiva con l’aggiunta di due nuove tavole e una profonda rielaborazione delle precedenti, che ha nell’accentuazione del contrasto luce-ombra e nell’uso sempre più ardito e innovativo della prospettiva le sue caratteristiche più evidenti.
Nell’opera si possono rintracciare tre componenti stilistiche molto forti: la tradizione del capriccio architettonico della pittura veneziana (Canaletto, Guardi, Tiepolo), il richiamo alle invenzioni scenografiche, al decoro teatrale coevo (Bibiena) e infine la lezione della classicità romana. Sulla sublimazione dell’antichità romana, sull’esaltazione Della Magnificenza ed Architettura de’ Romani (l’opera di forte impianto ideologico, pubblicata nel 1761, lo stesso anno dell’edizione definitiva delle Carceri) poggia infatti l’intero pensiero dell’artista, contrario alle tesi del Winckelmann che vedevano nell’arte greca l’ideale supremo di bellezza.
L’accento sublime di queste fantasie architettoniche dove reperto archeologico e dimensione spaziale visionaria si mescolano liberamente ha ispirato come si è detto molti letterati dall’epoca romantica a oggi. Non ultimo Jorge Luis Borges è rimasto affascinato da questi “poderosi palazzi che sono anche labirinti inestricabili”.
Orario: martedì 20.30-22.30; sabato e domenica 10.30-12.30/15-17.30. Ingresso libero
Durante l’Antica Fiera di San Martino 14-15-16 novembre 2009, orario continuato dalle 11 alle 20
Chiusa il 25 dicembre 2009 e il 1° gennaio 2010
Visite guidate su appuntamento e informazioni: tel. 029788121, biblioteca@comune.inveruno.mi.it; http://www.comune.inveruno.mi.it
Catalogo con testo di Luigi Ficacci. Edizioni Gabriele Mazzotta
SPETTACOLO TEATRALE
Sabato 12 dicembre ore 21
Cinema Teatro Brera (via A. Grandi 6 Inveruno)
VESPE D’ARTIFICIO
FUTURISMO e FUTURISMI “D’OGNI LUOGO E D’OGNI ETÀ”
TRA STRAVINSKIJ E PETROLINI, PIRANESI E SANT’ELIA
Opera post-Futurista da Camera Scritta e Musicata
da Luigi Maio Musicattore, Disegni e Regia
Enrico Grillotti al Pianoforte
Con il patrocinio di
Regione Lombardia/Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie
Provincia di Milano/Assessorato alla cultura, culture e integrazione
Sponsor principali
National Suisse, Antico Laghetto Fincoin.
Sponsor ufficiali
Cerini Enrico, Siderurgica Inverunese, Zambelli, Elettromeccanica Colombo, San. Cor., Sogedim, Autotrasporti Ferrario
Media partner
Il Giorno
Inaugurazione: venerdì 13 novembre 2008 ore 18.30
Centro Servizi per la Cultura e l'Impresa
largo Sandro Pertini, 2 - Inveruno (MI)
Orario: martedì 20.30-22.30; sabato e domenica 10.30-12.30/15-17.30
Durante l’Antica Fiera di San Martino 14-15-16 novembre 2009, orario continuato dalle 11 alle 20. Chiusa il 25 dicembre 2009 e il 1 gennaio 2010
Ingresso libero