Palazzo della Gran Guardia
Verona
piazza Bra'
045 8033400
WEB
Souvenirs et Impressions
dal 24/11/2009 al 6/3/2010
lun-dom 9,30 - 19,30, 31 dic 9,30 - 18, 1 gen 13,30 - 19,30, chiuso il 25 dic
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Segnalato da

Barbara Izzo




 
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24/11/2009

Souvenirs et Impressions

Palazzo della Gran Guardia, Verona

L'esposizione e' interamente dedicata a Jean-Baptiste Camille Corot (1798-1875), ritenuto l'ultimo dei classici e il primo dei moderni. Il percorso espositivo e' costituito da circa 100 dipinti in un arco temporale di quattro secoli, da Poussin a Picasso, distribuito in misura equivalente tra le opere dell'artista francese e degli artisti a cui si e' ispirato o che ha influenzato. Attraverso una serie di confronti emerge con forza il suo stile, a cui hanno contribuito in modo determinante i viaggi in Italia, tra le rovine di Roma e la campagna laziale, tra Venezia e il lago di Garda. A cura di Vincent Pomarede.


comunicato stampa

a cura di Vincent Pomarede

La mostra Corot e l’Arte moderna è il primo progetto espositivo frutto della collaborazione fra il Musée du Louvre e il Comune di Verona che si terrà a Verona dal 27 novembre 2009 al 7 marzo 2010 presso la sede del Palazzo della Gran Guardia.

L’esposizione, curata da Vincent Pomarède, conservatore capo del Dipartimento di Pittura del museo francese e organizzata dal Museo Civico di Castelvecchio di Verona, è una mostra del tutto inedita, pensata appositamente per Verona e dedicata a Jean-Baptiste Camille Corot (1798-1875), ritenuto “l’ultimo dei classici e il primo dei moderni”, prodigioso creatore di universi poetici e di invenzioni plastiche, sia per quanto riguarda la rappresentazione della natura sia per la figura umana.

Il percorso espositivo è costituito da circa 100 dipinti in un arco temporale di quattro secoli, da Poussin a Picasso, distribuito in misura equivalente tra le opere del maestro francese e degli artisti a cui si è ispirato o che ha influenzato.
Attraverso una serie di straordinari confronti emerge con forza il suo stile sobrio e luminoso, a cui hanno contribuito in modo determinante i viaggi in Italia, nel 1825-1828, nel 1834 e nel 1843, tra le rovine di Roma e la campagna laziale, tra Venezia e il lago di Garda, a ritrovare la luce e l’idea della natura dei suoi illustri precursori.

Sulla linea della mostra Corot à l’art moderne. Souvenirs et variations, in corso al Musée des Beaux-Arts di Reims dal febbraio 2009, ma ampliando nettamente i suoi obiettivi, la mostra che il Musée du Louvre si propone di organizzare a Verona, al Palazzo della Gran Guardia dal novembre 2009, sarà la dimostrazione visiva e spaziale della celebre affermazione: “Corot è l’ultimo dei classici e il primo dei moderni”.

Attraverso tre grandi sezioni e circa cento opere, da Poussin a Picasso, dal XVII al XX secolo, osserveremo come Camille Corot ha attinto la sua conoscenza della tecnica del paesaggio, come pure molte fonti d'ispirazione estetiche, dalla grande tradizione classica del paesaggio del XVII secolo, sia italiano sia francese sia olandese; quindi, vedremo come lui stesso abbia sviluppato i motivi derivati dalla tradizione - alberi, resa dei monti e della distanza, fiumi e torrenti, vedute urbane ed edifici nel cuore della campagna, ecc. - sviluppando uno stile allo stesso tempo sobrio, realistico, luminoso e fondato sulla sintesi pittorica; infine, scopriremo come l'arte di Corot abbia profondamente segnato prima la generazione impressionista, quindi gli artisti ‘fauves’ ed i cubisti, sia nella rappresentazione della natura, sia nel trattamento della figura umana. Ritornando alla fonte della tradizione classica, prima di prendere atto della fondamentale influenza di Camille Corot sull'arte moderna, pensiamo di mettere al meglio in luce il suo ruolo di passaggio, cioè il posto di primo piano della sua opera nella pittura del XIX secolo, come collegamento tra il passato ed il futuro, tra la tradizione e la modernità.

Gerarchia e nobiltà dei generi del paesaggio

Il tema principale di questa introduzione consiste in una presentazione generale e didattica dei generi del paesaggio, come sono stati definiti, fin dal XVII secolo, dalla tradizione classica, dai principi accademici e dalla pratica quotidiana.
Utilizzato da sempre principalmente come fondale nelle opere di storia o di altri generi pittorici, il paesaggio diventa nettamente più autonomo dal XVII secolo, con la definizione “di paesaggio storico” o “eroico”, nel quale la rappresentazione della natura è almeno tanto importante quanto il racconto che ospita. Quasi nello stesso momento, la comparsa del paesaggio pastorale, nel quale l'argomento è a volte ridotto ad un semplice aneddoto, conferma l’avvento del primato della natura; il racconto, ancora presente in modo minore, si fa questa volta secondario. Lo sviluppo della pratica dello studio all'aperto, dipinto “secondo natura”, ha costituito un ulteriore segno dell'importanza crescente di questo desiderio di dipingere “paesaggi puri”. E già si profilava la potenzialità di un'inversione dell'importanza dei generi a vantaggio “della vista”, quindi dello studio dal vero sulla tradizione. L'artista impone sempre più spesso la concezione di una natura “dipinta per essa stessa”.

I. “L’ultimo dei classici”

In questa sezione, il visitatore sarà messo di fronte all’oggettività del potente legame esistente tra l'opera di Corot e la grande tradizione del paesaggio classico europeo; ammiratore di Nicolas Poussin e di Claude Gellée, detto Lorrain, formatosi presso i maestri del Neoclassicismo, come Achille-Etna Michallon e Jean-Victor Bertin, Camille Corot ha costruito i suoi principi estetici personali sulle basi dell'eredità dei grandi paesaggisti europei del XVII secolo. Così egli non romperà mai con il genere del paesaggio storico, sino alla fine della sua vita: espose ad esempio uno stupefacente Biblis al Salon del 1875. Al Salon, espose anche molto spesso paesaggi “eroici” che mettono in scena argomenti mitologici o religiosi; la nozione stessa di “souvenir”, genere che si svilupperà dopo il 1860, proviene in fondo dal suo attaccamento ai paesaggi che ospitano un racconto, dove la natura funge certamente da contorno alla narrazione, ma è soprattutto complice e partecipe di questa narrazione.

D'altra parte, Corot ha trovato numerose fonti d'ispirazione visiva e soprattutto ha maturato la sua concezione del trattamento della luce e dei colori in quello che fu il crogiolo di tutti i paesaggisti dal XVII secolo, Roma e l'Italia. I tre viaggi da lui effettuati nel 1825, nel 1834 e nel 1843, non furono soltanto l'occasione di scoprire le località italiane e dipingere di fronte alle rovine di Roma o alle cascate di Tivoli; durante questi soggiorni, Corot ha soprattutto trovato lo spirito dei maestri e la cultura della natura che tutti i suoi predecessori avevano sviluppato durante i loro viaggi. Infine, della tradizione classica egli conserverà sempre i principi tecnici della raffinata “ricomposizione” del paesaggio in studio, pratica che si trova ancora integralmente nell’ideazione dei suoi famosi “souvenirs”.

II. Gli “ornamenti” della natura

Questa sezione studia nel dettaglio gli elementi costitutivi del paesaggio nell'insegnamento e nella pratica dal XVII al XIX secolo e vuole dimostrare come Corot rigenerò, in modo evidente, la rappresentazione di quelli che sono chiamati “gli ornamenti della natura”, ovvero le varie componenti di un paesaggio, vegetali, minerali o artificiali. Tutti i trattati di paesaggio proponevano i loro precetti tecnici ed estetici per imparare a dipingere gli elementi della natura; dal Cours de peintures par principes di Roger de Piles fino al trattato pubblicato nel 1800 da Pierre-Henri di Valenciennes, i teorici del paesaggio avevano classificato questi elementi naturali in tipologie precise, che comprendevano tanto i “dettagli” della natura - alberi, rocce, piante, ecc. - quanto gli elementi naturali complessi, fissi come le montagne o mutevoli come il cielo e l'acqua.

L'insegnamento del paesaggio insisteva soprattutto sull'importanza delle lunghe ore passate a studiare e copiare questi “ornamenti” della natura, sia copiando i maestri, sia la natura stessa; fin dal Settecento le opere dipinte all'aperto da François Desportes annunciavano la riflessione sui temi della generazione neoclassica, in particolare con Valenciennes e Michallon. Avendo ricevuto un solido insegnamento - un anno nella bottega di Achille-Etna Michallon e tre anni in quella di Jean-Victor Bertin, seguiti da altri tre anni da studio all'aperto in Italia, dopo aver copiato i maestri del Louvre e letto i trattati teorici - Corot controllava completamente quest'approccio tecnico ed artistico nei confronti degli elementi naturali. Ma, pur restando fedele a questi principi della tradizione classica, proponeva sintesi originali, soluzioni plastiche nuove e variazioni personali che segneranno tutti i suoi successori.

III. Corot. “Il primo dei moderni”

Riprendendo i principi generali e i numerosi temi della mostra De Corot à l’art moderne. Souvenirs et variations, in corso al Musée des Beaux-arts de Reims, questa sezione cerca di dimostrare come Corot, dopo avere assimilato la tradizione classica ed averla rigenerata, anticipa chiaramente l'evoluzione della pittura dalla fine della XIX e l'inizio del XX secolo, esaminando allo stesso tempo la ricerca infinita sulla rappresentazione pittorica dei movimenti e delle vibrazioni della natura, la destrutturazione della forma e la sua ricomposizione e anche la seduzione di una visione più simbolica ed emozionale della natura, che porta verso l'astrazione.
Quest'approccio dell'influenza di Corot sugli impressionisti e “i moderni” si sviluppa in due parti quasi uguali, una dedicata al paesaggio e l'altra alla figura umana. Questa sezione si concluderà con una selezione di alcune opere di “souvenirs” che permetteranno di aprire verso una tematica più lirica e sentimentale che permette di considerare Corot come l'ultimo dei pittori romantici ed il precursore degli impulsi astratti.

Ufficio stampa Civita Tre Venezia
Barbara Izzo con Arianna Diana
Tel. 06 692050220-258 cell. 348 8535647
e-mail izzo@civita.it
diana@civita.it
Marsilio Editori
Chiara De Stefani: tel. 041 2406512
e-mail c.destefani@marsilioeditori.it

Info e prenotazioni
http://www.corotverona.it - tel. 199199111
visite guidate gruppi
+39 0243353522 - servizi@civita.it
visite guidate scuole
+39 045 8000804
aster.segreteriadidattica@comune.verona

Presentazione alla stampa Mercoledì 25 novembre 2009 ore 11.30

Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra, Verona
Orari Dal lunedì alla domenica: 9,30 - 19,30
31 dicembre: ore 9,30 - 18,00
1 gennaio: ore 13,30 - 19,30
25 dicembre 2006 : chisura
Biglietti Intero 10,00 euro, Ridotto 8,00 euro - per gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 e maggiori di 65 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo di Castelvecchio e a Palazzo Forti, titolari di apposite convenzioni.
Ridotto speciale 4,00 euro - per studenti delle scuole elementari, medie e superiori, disabili.
Gratuito - per bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, accompagnatori di disabili, due insegnanti accompagnatori per classe

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