La conquista dell'inutile e' il titolo che preso in prestito dal diario di viaggio di Werner Herzog, redatto durante la lavorazione del celebre film Fitzcarraldo, funge da monito d'apertura dell'ultima personale di Stassi. L'artista affronta una ricerca al di la' della normale percezione retinica, riducendo il mondo ai suoi fattori primi.
'Essere un artista vuol dire fallire, come nessun altro osa fallire, questo fallimento è il suo mondo ed evitarlo vuol dire diserzione...'
Samuel Beckett
La conquista dell’inutile è il titolo che preso in prestito dal diario di viaggio di Werner Herzog, redatto durante la lavorazione del celebre film Fitzcarraldo, funge da monito d’apertura dell’ultima personale di Vito Stassi.
Come gran parte dei personaggi di Herzog, intenti a portare avanti un’impresa al di sopra delle proprie forze, Stassi affronta una ricerca non al di sopra, bensì al di là della normale percezione retinica, riducendo il mondo ai suoi fattori primi, analizzandolo e descrivendolo con così tanta e assoluta profondità da provocare uno straniamento capace di amplificare sensibilmente l’improbabilità dei “paesaggi” evocati.
Una pratica che non può non ricordare “La Vue” poemetto di Raymond Roussell datato1904, dove un’uomo accostando l'occhio ad una minuscola immagine contenuta in una lente incastonata in un portapenne, coglie con sguardo analitico un abisso interminato di figure da descrivere nei più minuti particolari. Uno spazio dilatato fuori da ogni vincolo di misura della rappresentazione realistica e degli strumenti che consentono di restituire la composizione del reale.
L’inutile è qui inteso come qualcosa di apparentemente marginale, un insieme di dettagli che albergano tra gli anelli della memoria in attesa di un riscatto, una lente rousselliana che come un foro stenopeico attraverso un’infinità di raggi luminosi divergenti, produce immagini costantemente fuori fuoco. (Guillaume Von Holden)
Vivere in una città come Palermo può spingere un artista ad assumere tutti i registri espressivi più violenti ed esagerati, dal tragico al grottesco, come risposta quasi inevitabile alla quotidianità eccessiva che caratterizza la città. E’ quasi un segno distintivo, una marca palermitana che rende i prodotti creativi usciti dalla città quasi inconfondibili, e non solo dai tempi recenti.
Vito Stassi si è elegantemente sottratto a questa tradizione, e ci propone invece un universo tramato di quotidiano e domestico understatement, di piccoli ambienti domestici, personaggi dimessi, arredamenti giornalieri minimali (anche quando sembrano appartenere piuttosto ad una vita onirica che reale), virati in sfumature di colore soffici e smorte, seppia o caffè.
Un sentire che potrebbe evocare piuttosto le periferie o la provincia del nord, estraneo quindi a tutte le declinazioni espressionistiche della sicilianità viscerale o folkloristica.
Sceglie quindi di presentare piccoli formati, un allestimento “domestico” di sapore insieme misurato e ammiccante, per marcare una possibilità di raccontare il mondo secondo un’altra prospettiva, rispetto a quelle cui poteva essere, “fatalmente”, destinato.
Ed è una prospettiva di pittura che non vuole cannibalizzare nessun’altra immagine (neanche quando gioca alla ripresa delle iconografie delle foto familiari). Una pittura trattenuta per le briglie di un controllo quasi strategico della definizione di immagine. (Francesco Galluzzi)
Inaugurazione Venerdì 27 novembre 2009 h.19
Zelle Arte Contemporanea
Via Matteo Bonello n°19 / Via Fastuca n°2, 90134 Palermo.
orari: al martedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00
ingresso libero