Un libro in mostra. "Opere nella quali i colpevoli, prima ancora di macchiarsi di efferati delitti, lo sono gia' sul piano morale per la loro incapacita' di cogliere l'essenza della vita". (D. Raio)
Invito all’esposizione delle opere dell’artista Carlo Improta e presentazione del libro’L’essenzialista ‘ edito da Thesan&Turan, Presente Ugo Piscopo.
Lettura testo: Annarosa Abagnale, Francesco Scognamiglio.
“L’essenzialista” è un giallo filosofico ambientato nel mondo dell’arte, dove l’arte stessa diventa la risposta a quegli interrogativi morali che essa riesce a sollevare negli osservatori più sensibili qui rappresentati dal protagonista Sergio Sentori, un giornalista napoletano autore di una complessa inchiesta che si rivelerà l’esatta parabola di una più profonda ricerca spirituale delle verità esistenziali. La vicenda si muove, dunque, su due diversi livelli ermeneutici dei quali l’indagine, prima giornalistica poi anche poliziesca, è solo la dimensione tangibile di un’indagine filosofica volta a scoprire l’essenza umana.
Se lo spirito umano è composto di un’equilibrata mistura tra razionalità e irrazionalità, nell’artista la componente irrazionale sembra prevalere, o almeno la società civile, troppo impegnata nel soddisfacimento dei bisogni primari, sembra giudicare tale qualsiasi atteggiamento non finalizzato al consolidamento delle possibilità di sopravvivenza su questa terra, come può essere l’attività artistica. Ma il fine ultimo dell’artista è proprio di capovolgere questo concetto lasciando intendere, a chi viva l’utopia della ragione, quanto in realtà l’uomo si ponga obiettivi, e si circondi di beni effimeri, nell’irrazionale tentativo di sottrarsi alla destinazione comune.
La moderna civiltà occidentale ha rimosso l’idea della morte, forse perché incompatibile con il culto delle futilità sul quale l’apparato produttivo, per rigenerarsi nel tempo, ha dovuto fondare tutto il suo sistema di valori. Non così gli antichi che vivevano nel grande culto della morte specie per la sua capacità di manifestare l’essenza.
Questa precisa dicotomia è riprodotta nell’opera di Carlo Improta nella quale i colpevoli, prima ancora di macchiarsi di efferati delitti, lo sono già sul piano morale per la loro incapacità di cogliere l’essenza della vita, quella stessa che sembra, invece, aver individuato l’artista Rubi e che proprio attraverso le sue opere rivela a chi le osserva l’eternità dell’animo umano, virtù sulla quale anche la coscienza si plasma nel breve corso di un’esistenza terrena.
Pertanto il testo presenta anche alcune considerazioni a carattere psicologico, parimenti riconducibili all’idea della morte. Il solo acquisire consapevolezza della finitezza dell’umana esistenza già influisce profondamente sullo spirito di un individuo conducendolo ad operare una drastica selezione tra l’effimero della quotidianità e il sostanziale dell’eternità. Interprete di un simile stato d’animo risulta senz’altro il personaggio del professor Michelotti, una figura di collegamento tra le due opposte condotte umane, dell’irrazionale e del razionale, del futile e dell’essenziale, testimone di una transizione possibile, sia pure determinata proprio dall’avvertire ormai vicina la fine a causa di un male incurabile.
A supporto del concetto dell’essenzialità, che costituisce il leit motiv di questo giallo filosofico, un ruolo importante lo svolge anche il luogo nel quale la vicenda è ambientata. Le dettagliate descrizioni di Montepulciano, sotto il profilo storico, architettonico, paesaggistico e urbanistico rivelano, oltre un’ottima conoscenza dei posti, anche un profondo amore dell’autore per una località antica che proprio nel finale del testo Carlo Improta definisce “l’Essenziale”. L’antico borgo di origini etrusche e i suoi dintorni incontaminati divengono dunque la trasposizione geografica dello stesso concetto morale affermato dall’autore e che dà anche il titolo al libro. Montepulciano diviene, dunque, luogo simbolo di quell’humus che, forte dei suoi antichi valori, restituisce all’uomo un più naturale rapporto col suo ambiente. In altri termini, perché “l’essenzialista” possa esprimersi appieno è indispensabile che anche la realtà nella quale è calato lo sia. Il tempo si rivelerà il miglior filtro per uomini e cose, separerà l’utile dal futile, il bene dai beni, e “il bene non invecchia” perché appartiene all’essenziale, quello che il passare degli anni non riuscirà a scalfire, quando i beni saranno andati persi. Nell’essenziale è, quindi, anche quell’idea d’immortale tanto agognata dagli uomini, artisti in primis. Domenico Raio.
Inaugurazione 12/12 ore 17,30
Villa Bruno
via Cavalli di Bronzo, 20 - San Giorgio a Cremano (NA)
Orari martedi-venerdi ore 9,30-13 e 14,30-18; sabato ore 9,30-13,30.
Ingresso libero