Personalita' che segno' la rinascita dell'orgoglio ebraico in musica nel Novecento, Ernest Bloch e' il compositore cosmopolita per eccellenza. Questa esposizione documenta il periodo in cui, dal versante subalpino, dal balcone di Roveredo nella Valle Capriasca, guardo' all'Italia, Paese che piu' di ogni altro gli riservo' attenzione ed onori.
a cura di Carlo Piccardi
Personalità che segnò la rinascita dell’orgoglio ebraico in musica nel Novecento, Ernest Bloch è il
compositore cosmopolitico per eccellenza. Ginevrino di nascita, formato a Bruxelles come
violinista alla scuola di Eugène Ysaÿe, a Francoforte e a Monaco nella composizione sotto la guida
rispettivamente di Iwan Knorr e di Ludwig Thuille, si affermò a Parigi nel 1910 con la
rappresentazione del Macbeth, tappa iniziale della sua notorietà. Nel 1916 emigrò negli Stati Uniti
di cui divenne cittadino, ma l’incapacità di adattarsi al modello di vita americano nel 1930 lo riportò
in Europa, in particolare alle amate montagne svizzere.
Questa esposizione documenta il periodo in cui, dal versante subalpino, dal balcone di Roveredo
nella Valle Capriasca, guardò all’Italia, paese che più di ogni altro gli riservò attenzione ed onori,
con la nomina ad accademico di S. Cecilia nel 1929, con la prima biografia a lui dedicata da Mary
Tibaldi Chiesa uscita a Milano nel 1933, con la prima esecuzione del Servizio sacro ebraico
composto a Roveredo, stampato da Carisch a Milano e da lui diretto a Torino nel 1934; e soprattutto
con l’allestimento prestigioso del Macbeth concertato da Antonio Guarnieri nel marzo del 1938 al
Teatro San Carlo di Napoli, purtroppo in un clima che, nel preannuncio delle leggi razziali, recise i
suoi rapporti con l’Italia e con l’Europa minacciata dal nazismo, inducendolo a rientrare in
America, nell’Oregon, dove terminò i suoi giorni.
Ripristinata nei suoi diritti, sempre in Italia più che altrove la sua musica tornò a risuonare nel
dopoguerra. Con le rappresentazioni di Macbeth a Roma nel 1953 e alla Scala nel 1960 egli di
nuovo fu elevato agli onori, ma con un successo di stima più che di sostanza, in un paesaggio
culturale mutato che non concedeva più spazio al suo messaggio umanistico carico di spiritualità,
declinata nei termini di un individualismo ormai appartenente al passato.
Tale disposizione esistenziale è confermata dalla sua passione per la fotografia, a cui si dedicò in
particolare nei quattro anni di soggiorno a Roveredo (1930-1933) che testimoniarono l’esigenza del
raccoglimento attraverso l’immersione nella natura selvaggia della Valle Capriasca, documentata
dagli scatti della sua Leica 35 mm in immagini che trasformano il paesaggio sperduto di
quell’angolo di Ticino nella metafora di orizzonti sospesi, dove l’uomo compare raramente ma dove
l’umanità traspare come sentimento di vita universale e come visione dell’assoluto.
Ufficio stampa Sabina Bardelle
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E-mail. sabina.bardelle@lugano.ch
Conferenza stampa Mercoledì 9 dicembre 2009 ore 11
Interverranno: Giovanna Masoni Brenni, Capo Dicastero Attività Culturali, Città di Lugano
Bruno Corà, Direttore del Museo d’Arte e Coordinatore del Polo Culturale di Lugano
Carlo Piccardi, Curatore
Inaugurazione Giovedì 10 dicembre 2009, ore 18
Orangerie di Villa Saroli, Viale Stefano Franscini 9, 6900 Lugano
Interverranno: Giovanna Masoni Brenni, Capo Dicastero Attività Culturali, Città di Lugano
Bruno Corà, Direttore del Museo d’Arte e Coordinatore del Polo Culturale di Lugano
Carlo Piccardi, Curatore
Con intervento musicale: Maristella Patuzzi che eseguirà La Suite n°2 per violino solo di Ernest Bloch (durata 9 minuti)
Seguirà rinfresco
Villa Saroli
Viale Stefano Franscini 9, Lugano
Orari lunedì-venerdì: 9-12 / 14-17; sabato e domenica chiuso
24 e 31 dicembre: 9-12 /pomeriggio chiuso
25 dicembre e 1° gennaio chiuso
ingresso libero