Il silenzio delle cose. Mostra fotografica. "La natura morta di Davoli e' un raffinato artificio per schiudere una dimensione metafisica della realta'." (Mauro Carrera).
Venerdì a partire dalle ore 18.00, presso Casa dell’Arte al Teatro, Palazzo Scotti
di San Giorgio, via Verdi, 42 a Piacenza, verrà inaugurata la personale di Mauro
Davoli dal titolo Il silenzio delle cose. Le fotografie rimarranno in esposizione
fino al 10 gennaio 2010.
La Mostra avrà uno scopo benefico. L’artista ha deciso di contribuirealla
ricostruzione in Abruzzo.Una percentuale sulle eventuali vendite sarà donata tramite
il Lions Club San Nicolò de Trebiae Arte
La vita silente di Mauro Davoli
Il Louvre è un omphalos, uno dei centri nodali del nostro Mondo. È un luogo e non lo
è; vi avverti il trascorrere del tempo e la sua inattesa sospensione. Una via di
mezzo tra un cimitero e un aeroporto. È la sua peculiare natura, facile alla
meditazione solitaria e al naufragio. A saperlo in questi giorni a Parigi, mi
immagino Mauro Davoli dopo una passeggiata nelle vie della Rive gauche, attraversar
la Senna all’altezza del Pont des Arts e arrivare al Musée, un piccolo incubo
medievale mutato in sogno di Grandeur, che da più di otto secoli e là che aspetta,
come un castello incantato.
Pare proprio che sia qui che è iniziato tutto, come in un romanzo, nel padiglione
dei pittori fiamminghi. Qui, all’interno di una teca, Mauro ha visto due piccole
nature morte che raffiguravano conchiglie di Adriaen Coorte, pittore olandese del
XVII secolo. Già da tempo ormai andava raccogliendo conchiglie, voleva forse
fotografarle: da quel momento ne è stato sicuro. Ha niziato così a fotografare le
sue nature morte, un po’ intima confessione, un po’ omaggio al maestro fiammingo.
E se in quel “non luogo” che è il Louvre, dove gli incontri avvengono violando le
regole dello spazio/tempo, non fosse stato Davoli a vedere Coorte, ma il pittore a
vedere il fotografo? E chi ragionevolmente potrebbe darmi del folle? Ché la pittura
di Coorte molto ha della fotografia, e ché la luce nei suoi minuscoli dipinti,
proprio quella di una camera oscura, pare accarezzar le cose con il lirismo di
Mauro.
Il tempo è una forma a priori della nostra percezione non è realtà: è una linea con
una sola direzione, ma non un solo verso. A controprova di questo, ogniqualvolta lo
incontro, mi par quasi di vederlo nei modi e nelle vesti di un esperto naturalista
nel Duché de Parme, de Plaisance et de Guastalla al seguito di Moreau de Saint-Méry.
La “natura morta” di Davoli è un raffinato artificio per schiudere una dimensione
metafisica della realtà. La realtà che vediamo non è mai così eloquente come nella
“vita silente” che ritrae questo formidabile fotografo. Che la percezione fosse un
inganno gli antichi lo sapevano bene. Per vedere dobbiamo credere e Mauro Davoli è
persuasivo, ma non retorico. Il suo intento non è di ingannare, bensì piuttosto di
rivelare archetipi iperuranici che i nostri occhi mortali non ardiscon di guardare.
Lo dicono spesso “artista” credendo di fargli un complimento. È un fotografo,
invece, di sovrumani silenzi, e profondissima quiete. La sua è una accurata ricerca
formale e rivela un’assoluta infrangibilità dell’immagine.
Si dan convegno, su una mensola impossibile come su un palcoscenico, ruvida e
pungente cannella, conchiglie dalle forme fantasiose, funghi pervasi di irrealtà,
frutti assoluti, ortaggi incubi d’insetti, vanitas di noci dai gherli che odorano di
vita e morte, limoni montaliani, carciofi come armature e acerrimi asparagi, ricci e
castagne voluttuosamente tattili, pomodori ad un tempo algidi e sensuali, paragoni
di volumi all’apparenza incongrui e ancora frutti vellutati e asprigni, pigne
ermetiche, insetti scultorei per dignità ed esitazione, libri e clessidre troppo
umane e tanto altro riconducibile ai tre regni della natura.
«Pronto Mauro? Sono Mauro.» C’è sempre un lieve imbarazzo nella sua voce o nella
mia, poi finisce immancabilmente che ridiamo entrambi. In quel momento sono lieto
dell’equivoco che, all’esordio, fa dei nostri colloqui telefonici una grata
tautologia. Con Mauro Davoli condivido molto di più del nome e più di una passione:
i libri, l’arte, la Francia e la fotografia, che senza di lui avrei quasi
dimenticata. Ne condividerei volentieri le maniere, il garbo, il gusto.
Mauro Davoli come Xavier Simple è «un fotografo, uno bravo, un grande fotografo». E
con questo fotografo ideale ha in comune, oltre alla bravura, anche la discrezione.
D’altronde che fosse «nato bravo a fare il suo mestiere» lo aveva detto Giorgio
Soavi: io, posso soltanto ripeterlo.
Parma, 28 novembre 2009
Mauro Carrera
Visite guidate su prenotazione
info: Maurizio Caprara
334.9838136
Inaugurazione Venerdì 18 Dicembre 2009, a partire dalle ore 18
Casa dell’Arte al Teatro - Palazzo Scotti di San Giorgio
via Verdi, 42 - Piacenza
Orari: tutti i giorni mattina 9,30 - 12
pomeriggio 16 - 19,30
chiuso domenica pomeriggio e giovedì tutto il giorno
ingresso libero