L'opera qui proposta in mostra si puo' considerare una vera e propria 'Antologica' dei Matia. Si compone infatti di singoli quadri appartenenti a diversi periodi storici degli artisti sino a oggi. Una sorta di puzzle...
"ANTOLOGICA"
presentata da Barbara Martusciello
I Matia (Laura Della Gatta e Pino Giampà ) sono una coppia di artisti
che ha fatto dell'enigmaticità un elemento importante del proprio
lavoro. La scelta di usare un nome unico, al singolare e quasi "di
copertura", che deriva dal titolo di una loro mostra -"Telematia", ....-
e la capacità di non far mai emergere due stili diversi ma un singolo
carattere pittorico in ognuno dei loro quadri conferma la loro
intenzionalità a giocare concettualmente sull'equivoco.
Questa
volontà è sottolineata dalla tecnica pittorica sulla quale è
costruito il loro lavoro. I Matia dipingono, ma la loro pittura rimanda
all'immagine fotografica tanto che spesso si confonde con essa.
Il legame con la fotografia è tutta una questione linguistica: questa
scelta è evidente già nella perizia della realizzazione pittorica
quasi iperreale, e si concentra sulla resa dei fuori fuoco e
sull'eccesso di fuoco fino al limite del sopportabile. Tale
ricostruzione non è pedissequa ma è a tratti alterata tanto da
rendere l'immagine atipica, sintetica, nella quale sono intensificati
l'uso teatrale e artificiale della luce e gli effetti scenografici. La
composizione che ne risulta è interamente dipinta ma ha forti legami
tecnologici: il più delle volte, per esempio, mantiene una labile
traccia di elaborazione al computer a bassa risoluzione sotto gli strati
della materia pittorica; il più delle volte, si è detto, ma non
sempre, e tale alternanza acuisce l'ambiguità della loro pittura.
Il
procedimento su cui si fonda il lavoro dei Matia è complesso, prevede
molti passaggi per giungere al prodotto finale. Organizzati i set che
faranno da base per i loro quadri, i due artisti fotografano
l'allestimento per poi rielaborarlo al computer con variazioni e
ripensamenti; trasferiscono con ausili digitali tale immagine su tela e,
quando non lo fanno, la "riproduzione" è resa con metodi di antica
memoria, manuali e maniacali. A questo punto la pittura segue ciò che
è stato tracciato, ancora una volta con la libertà di ripensare
alcuni dettagli, di modificare luci e ombre, di reinterpretare singoli
particolari. Ne deriva un'immagine perfettamente credibile eppure
anomala, plausibile e tutta ideale. In essa, infine, sembra avere molto
peso il tema, il soggetto prescelto -il viaggio, la fantascienza, il
mito, paesaggi surreali e inquietanti, personaggi anomali, strane
storie- che è invece pretesto, seppure importante e accattivante, per
altre riflessioni. La ricerca dei Matia, infatti, si basa sull'analisi e
quindi sull'uso del linguaggio della pittura, della fotografia, del
computer e per questo è costruita sulla contaminazione -anzi:
sull'indistinzione- delle tecniche e dei riferimenti. Perchè l'arte
è sempre una questione di linguaggio, mai di pura riproduzione o
semplice narrazione.
Al fine di comprendere meglio questa loro ricerca e le diverse fasi che
l'hanno caratterizzata e chiarita negli anni, l'opera qui proposta in
mostra si può considerare una vera e propria "Antologica" dei Matia.
Si compone infatti di singoli quadri appartenenti a diversi periodi
storici degli artisti sino a oggi. Una sorta di puzzle, questo
appositamente realizzato, che mantenendo una coerenza stilistica e
concettuale, invita a seguire il percorso tematico degli artisti per
approdare al senso dell'intero loro lavoro.
Mercoledì 12 giugno 2002 ore 19.00
Ludovico Pratesi
Via Principe Amedeo 126/b, Roma