La produzione artistica di Manasia accosta i repertori delle 'sacre' icone dell'impero consumistico con gli idoli-feticci dell'effimero ideologico di questi ultimi quarant'anni.
La produzione artistica di Loris Manasia possiede, nella sua spontaneità compositiva e stilistica, un tratto di originalità che si coglie nell’accostare i repertori delle “sacre” icone dell’impero consumistico con le tecniche ri-evocative dei suoi protagonisti divenuti, nel frattempo, veri idoli-feticci dell’effimero ideologico di questi ultimi quarant’anni.
Non c’è bisogno di riassumere le tendenze culturali che hanno pre-determinato questo tipo di produzione, a volte, al limite dell’eversione creativa o della contrapposizione di modelli totalizzanti che connoteranno la funzione comunicativa di massa nei vari settori espressivi (da quello pittorico a quello pubblicitario, da quello musicale a quello letterario e delle arti visive).
Dagli anni ’60 del secolo scorso si è andata affermando una continua sperimentazione combinatoria di linguaggi diversi cercando non tanto il piacere estetico di ognuno, quanto il piacere dell’istante, del provocare “effetti-reazioni emotive-psicologiche”, dell’identificarsi in un tempo senza regole e senza l’ansiosa ricerca del contenuto come oggetto condizionante e tendenzioso.
È il tempo della “liberazione”, dei movimenti underground e delle esperienze urlate e demenziali, dove il “medium è il messaggio”.
(dal testo critico del Prof. Franchino Falsetti – Critico d’Arte)
Inaugurazione venerdì 5 febbraio 2010, alle 18
GALLERIA 18
via S. Felice, 18 40122 - Bologna
lun- ven 10 - 19, sab 15 - 19
ingresso libero