In mostra le opere di tre protagonisti della scena romana degli anni fra i cinquanta e i settanta: Pierpaolo Fassetta, Guido Sartorelli, Luigi Viola. A cura di Angela Madesani.
a cura di Angela Madesani
In un tempo, come il nostro, di internet, di tempo reale, di videoconferenze, pare strano pensare che tra una città e l’altra della stessa nazione possano esserci problemi di scambio di informazioni. Eppure talvolta è così: almeno per storie della storia dell’arte che non sono di interesse precipuo per il mercato. Come se il nostro paese fosse diviso in compartimenti stagni. Capita con la situazione romana degli anni fra i cinquanta e i settanta, che al di fuori della capitale non è così nota nel dettaglio al pubblico dell’arte e, talvolta, persino neppure agli addetti ai lavori di altre città, in particolare del nord. Talvolta ci si trova di fronte a pubblicazioni e saggi nei quali le notizie date variano a seconda del luogo nel quale sono nate.
Mi è parso interessante proporre a Milano tre protagonisti di quella gloriosa storia: Pierpaolo Fassetta, Guido Sartorelli, Luigi Viola, nel tentativo di accorciare le distanze. Perché proprio loro fra gli altri? Molti sono i motivi, il primo fra tutti è che proprio questi tre artisti hanno continuato a frequentarsi, a partecipare alle stesse mostre, a confrontarsi sui temi dell’arte, seppure con tre individualità spiccate e diverse fra loro.
Questa piccola rassegna milanese, presso la Galleria Maria Cilena, sul loro lavoro potrebbe essere un passepartout per aprire una riflessione su quel particolare momento, per porlo a confronto con quanto accadeva al di fuori del capoluogo veneto e delle città ad esso vicine. Gli artisti che allora lavoravano in stretto contatto con il Cavallino e con la realtà veneziana erano numerosi, fra questi: Claudio Ambrosini, Sirio Luginbühl, Federica Marangoni, Germano Olivotto, Paolo Patelli, Romano Perusini, Fabrizio Plessi, Michele Sambin, Mario Sillani Djerrahian, oltre ai nostri tre. L’edizione della Biennale di Venezia del 1972, quella che sdogana la fotografia, vede tra gli artisti invitati da Renato Barilli, oltre a Franco Vaccari, il veneto Germano Olivotto, la cui ricerca è a tutt’oggi assai poco nota, che scompare, poco dopo, neppure quarantenne, nel 1974.
Così è ed è stato per una certa situazione veneziana tra gli anni sessanta e gli anni settanta, quella degli artisti che in quel periodo si sono rapportati con i cosiddetti nuovi media, con la fotografia, con il cinema, con il video. Un momento fondamentale di quella storia è stata l’apertura della Galleria del Cavallino, nel 1965, da parte di Paolo e Gabriella Cardazzo, figli di Carlo, scomparso due anni prima. Luogo privilegiato di sperimentazione, ricerca, confronto fra gli artisti. Altro luogo importante, anche se più eterogeneo, di quel panorama veneziano è stata la Fondazione Bevilacqua La Masa, profondamente diversa da quello che è oggi, presso la quale nel 1978 Guido Sartorelli e Toni Toniato danno vita all’importante mostra Nuovi Media . (Su quel particolare momento della storia dell’arte a Venezia sono fondamentali i diversi studi di Riccardo Caldura.)
Questa piccola rassegna si propone, come già detto, di continuare, sulla scia degli studi di Caldura e di pochi altri, di fare luce su quella interessante vicenda. Lo sguardo cadrà su quel particolare momento, ma anche sull’oggi, sugli sviluppi, sulle più recenti riflessioni di questi tre artisti, che nel corso degli anni hanno continuato a fare ricerca, a muoversi con intelligenza e a porre la loro riflessione sui media, in vorticoso sviluppo tecnologico.
Inaugurazione: 4 marzo dalle ore 18 alle ore 21
Galleria Maria Cilena
Studio per l'arte contemporanea
via C. Farini, 6 Milano 20154
Orario: martedì/venerdì dalle ore 15,30 alle 19 e su appuntamento