neon>campobase
Bologna
via Zanardi, 2
051 5877068 FAX 051 5877068
WEB
Martisor in Romania
dal 10/3/2010 al 10/3/2010
ore 19.30

Segnalato da

neon>campobase




 
calendario eventi  :: 




10/3/2010

Martisor in Romania

neon>campobase, Bologna

Playlist a cura di Eleonora Farina. La selezione prende il via dal 1989, momento in cui i romeni hanno deciso di alzare fieramente la testa per tornare a far parte di un'Europa simbolo di democrazia, di uguaglianza, di liberta'.


comunicato stampa

“Negli autobus, diceva Edgar, siede la gente con le teste chine. Si crede che dormano. I primi giorni mi sono chiesto come riescano a svegliarsi e a scendere alle fermate esatte. Quando si viaggia in autobus con loro, si china la testa come loro. Il pavimento è rotto. Attraverso i buchi si vede la strada.”

La scrittrice romena Herta Müller ha vinto l’ultimo Premio Nobel per la Letteratura, nel 2009. Con uno stile molto particolare, al confine tra fantasia e favola/leggenda, nei suoi libri ha rappresentato in modo duro, a tratti tragico lo stato di prostrazione fisica e psicologica vissuta dal suo popolo durante la decennale dittatura comunista (1967-1989).

La mia selezione per la Playlist prende il via da quel Dicembre dell’Ottantanove, prende il via dalla fine di quegli anni Novanta che sono stati per tutto l’ex blocco sovietico l’importante momento della rinascita. Momento in cui i romeni hanno deciso di alzare fieramente la testa per tornare a far parte di un’Europa simbolo di democrazia, di uguaglianza, di libertà. L’inizio del nuovo Millennio e l’ingresso nell’Unione Europea (2007) hanno dato loro da una parte grande energia e voglia di fare e dall’altra speranza e atteggiamento positivo verso il futuro.

Gli artisti scelti appartengono a due generazioni successive ma profondamente diverse per esperienze di vita: due di loro fanno infatti parte di quella che ha vissuto in prima persona il periodo di Regime e che, solamente con il crollo di questo, è riuscita a varcare i confini nazionali e ad avere una prima forma di contatto con l’Estero; gli altri tre sono i trentenni di oggi, i loro figli spirituali, quelli che hanno solo ricordi sbiaditi di quanto accaduto negli anni Ottanta e che attualmente, invece, studiano fuori dalla Romania e passano da una residenza internazionale all’altra. Quasi due generazioni a confronto, che si confrontano a loro volta entrambe con la videoarte, un medium proibito al tempo dittatura (si contano sulle dita di una mano gli artisti che avevano una videocamera durante il periodo comunista). Eppure ciò non ne impedisce un suo largo utilizzo oggigiorno. Forse è ancora presto per capire quanto la cultura artistica contemporanea occidentale abbia influito su questo aspetto. Certo è però che i trentenni di vent’anni fa lavoravano in modo assolutamente lontano da quelli attuali (tra tutti si vedano i progetti di Dan Mihalţianu e Vlad Nancă, rispettivamente il più anziano e il più giovane artista della selezione).

Ecco allora la mia Playlist interamente dedicata alla Romania del futuro, proprio ora che siamo agli inizi di Marzo e che quindi viene celebrata la ricorrenza del Mărţişor** (letteralmente: “piccolo Marzo”), la festa tradizional-popolare che ricorda l’arrivo della primavera, della fertilità, della rinascita, l’arrivo degli anni Dieci del nuovo Millennio...

Video selezionati:

Călin Dan (Arad, 1955), Sample City, 2003, 11’32” La mia Playlist inizia con il video Sample City di Călin Dan. Il protagonista, nonostante abbia una posizione china a causa del peso della porta che sorregge sulla schiena - come ci ricorda Herta Müller - mantiene sempre e comunque la fronte alta. Non sappiamo in realtà chi sia, ha un volto ma non un nome; e non ci è neanche dato sapere perché sta passeggiando in questa condizione. Ma la casa immaginaria che si porta sulle spalle attraversa con lui le strade di Bucarest, una città rasa al suolo più volte (prima dalla seconda guerra mondiale, poi dal terremoto del 1977 e infine da Nicolae Ceauşescu). Una capitale europea che conserva la sua identità e la sua anima grazie a questa stratificazione architettonica, e sociale. Forse è proprio la strada - a tratti non asfaltata - che si vede attraverso i buchi dell’autobus? Il video fa parte del progetto d’artista “Emotional Architecture”.

Vlad Nancă (Bucarest, 1979), Dacia – 30 Years of Social History, 2003, 4’44” Ed ecco ripresa la città di Bucarest, con tutte le sue debolezze e bellezze, nel video Dacia – 30 Years of Social History del giovane Vlad Nancă. Una sequenza di immagini fotografiche, uno slide-show che, attraverso l’icona per eccellenza all’estero della Romania, la Dacia appunto, mostra l’immobilismo decennale insito nella dittatura comunista. E’ infatti proprio questa macchina l’oggetto che è rimasto sempre uguale a se stesso; stessa ‘uguaglianza’ che ha reso per lungo tempo la Romania una nazione schiava di malcostumi e soprusi, di corruzione routinaria e non scalfita. Nancă aggiunge un pizzico di comico - o forse solo di tristemente ironico? - al suo lavoro; lo stesso che ha alleggerito la pesante vita quotidiana di quegli anni. La Dacia (che già dal nome ricorda il territorio nel quale era locata la Romania durante l’Impero Romano) diventa quindi il simbolo stesso di una società ossidata nella sua povertà fisica e mentale.

Dan Mihalţianu (Bucarest, 1954), La Révolution dans le boudoir, 1999, 22’30” La Rivoluzione che ha portato al crollo del Comunismo in Romania e all’uccisione della coppia di dittatori, Nicolae ed Elena, è stata prima di tutto (e a detto di tutti ormai) una vera e propria rivoluzione mediatica, ovvero vissuta, esperita grazie alla televisione. E questo è il soggetto alla base del video La Révolution dans le boudoir di Dan Mihalţianu, nel quale il gesto della toilette quotidiana, metodica, lenta, sempre uguale a se stessa e ripetuta nelle quattro mura domestiche è contrapposto al trambusto esterno della rivolta, che però raggiunge noi e il protagonista solamente attraverso le notizie concitate provenienti dalla radio occupata dai manifestanti. Tanti sono i sospetti sulla veridicità di questo movimento di massa diventato evento televisivo, descritto quasi come il primo “big brother” della storia. Rivoluzione del popolo o (celato) colpo di Stato? Questo non è ancora dato saperlo.

Anca Benera (Costanţa, 1977), Pacta sunt servanda, 2010, 3’37” Problematica romena oggigiorno viva e scottante quella proposta nel lavoro di Anca Benera. Il breve video Pacta sunt servanda (Conventions must be respected) presenta in maniera diretta e ironica il conflitto centenario che si vive nella regione della Transilvania, conflitto con il popolo ungherese che va avanti da quando sono nate le due nazioni e che ancora rappresenta una ferita aperta all’interno di entrambe. La Transilvania, nucleo fondante delle terre daciche fino al 9° secolo d.C., passata poi in mano ungherese con la formazione dell’Impero Austro-Ungarico e infine, dopo la disintegrazione di quest’ultimo nel 1918, riassorbita nuovamente nel territorio romeno, rimane ancora terra di confine, nella quale l’integrazione tra i due popoli è molto lontana da avvenire. L’artista quindi, utilizzando il tipico approccio del teatro dadaista (e della sua poesia simultanea), rende evidente l’impossibilità di comunicazione tra le due etnie.

Daniel Gontz (Bucarest, 1978), URMA – A place for me, 2007, 4’39” La mia Playlist si conclude con il videoclip per la canzone A place for me della band romena URMA (Bucarest). L’artista Daniel Gontz lo ha realizzato quale risposta/presa di posizione nei confronti dei gravi tumulti dell’estate del 2007 seguiti al referendum per la messa in stato di accusa dell’allora Presidente della Repubblica Traian Băsescu.2 Nel video è presente la chiara e netta disapprovazione del mondo artistico romeno a quei fatti e a quegli avvenimenti: sullo sfondo delle immagini si intravedono prima l’abat-jour firmata Vlad Nancă (con le immancabili forme pop-stilizzate della Dacia) e poi un’opera fotografica dello stesso Gontz quale replica /omaggio a un lavoro del gruppo subREAL (composto, nei primi anni Novanta, anche ma non solo proprio da Călin Dan e Dan Mihalţianu); il video si chiude con il gallerista Dan Popescu che distrugge brutalmente con un martello la Televisione di Stato.

Teste chine di fronte al futuro sono queste, presentate in occasione di questo Mărţişor?

** “Il Mărţişor rappresenta, nella tradizione romena, la festa dell’inizio della primavera e si festeggia il 1° marzo. Le persone regalano ai propri cari dei piccoli portafortuna formati da un fiore bianco e rosso realizzato con fili di cotone legati tra loro, chiamati appunto Mărţişor (piccolo marzo). La tradizione vuole che questo simbolo sia portato sugli indumenti per tutto il mese di marzo, vicino al cuore, così da evocare il sentimento dell’amore, della purezza e della vita. Trascorso il periodo previsto, il Mărţişor viene appeso su un albero da frutta auspicando così un copioso raccolto.” da: http://www.italiamoldavia.org/tradizioni.aspx

neon>campobase
via Zanardi, 2 - Bologna
Ore 19.30

IN ARCHIVIO [148]
Difetto come indizio del desiderio
dal 28/1/2011 al 4/2/2011

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede