Il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, in collaborazione con il Quartiere 4 Comune di Firenze, organizza per il terzo anno consecutivo una serie di mostre dedicate a importanti artisti contemporanei negli splendidi spazi di Villa Vogel e di Villa Carducci-Pandolfini. La scelta di esporre le opere fuori dagli abituali spazi del museo risponde al desiderio "di proporre anche a Firenze segni di forte caratterizzazione contemporanea che sappiano introdurre aspetti di discontinuita' nello stesso paesaggio urbano".
a cura del Centro Arte Contemporanea Luigi Pecci
Jaume Plensa
Villa Vogel, e Salone di Villa Pandolfini
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Fabrizio Corneli
Villa Vogel
Il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, in
collaborazione con il Quartiere 4 - Comune di Firenze, organizza per il
terzo anno consecutivo una serie di mostre dedicate a importanti artisti
contemporanei e dell'area fiorentina, negli splendidi spazi di Villa
Vogel e di Villa Carducci-Pandolfini.
Il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci intende in tal modo
favorire la crescita del dibattito culturale intorno alle arti visive
contemporanee, attraverso la diffusione di segnali ed esperienze di alto
livello qualitativo nel territorio di Firenze, Prato e Pistoia, giÃ
sperimentato con l'attività del Sistema Metropolitano d'Arte
Contemporanea (SMAC) promosso dalla Regione Toscana e dai Comuni delle
tre città .
JAUME PLENSA
Nato a Barcellona nel 1955. Vive e lavora tra St. Feliu de Llobregat, in
Catalogna, e Parigi.
Plensa è considerato una delle personalità più significative nel
panorama artistico europeo.
Cresciuto in Spagna, dove la scultura era dominata dall'influenza di
Chillida e caratterizzata da un uso del ferro con tagli, pieghe e
assemblaggi, inizia ad aspirare a un linguaggio più emotivo e
personale, a "cercare qualcosa di più denso, più primitivo"
(Plensa). I lavori del suo esordio (1983-84) si coniugano anche da un
punto di vista formale con gli eccezionali esiti della terracotta
nigeriana del IX secolo. L'artista stesso ha dichiarato il suo legame
con il sud e l'appartenenza a una sensibilità che ha nell'Africa una
radice originaria. In seguito ritrova questo carattere ancestrale,
originario, nella tecnica della fusione: "Ciò che avviene è che se
fai un foro nella terra e ci getti del ferro dentro, quando si raffredda
già si è formato un oggetto, e questo è il principio di qualsiasi
metallurgia e rappresenta ciò che di più ancestrale riesco ad
immaginare. Credo di aver trovato su questo punto la via per realizzare
le mie intenzioni" (Plensa, 1989). La solidificazione di un magma
diventa quindi metafora dell'idea di trasformazione e tutto il suo
lavoro seguente, pur nella sua difformità , ripensa la scultura come
luogo di trapasso, processo in cui è possibile cogliere un momento di
transizione a cui l'artista sembra particolarmente interessato.
All'inizio degli anni '90 Plensa assume anche l'elemento luminoso come
costitutivo della sua pratica stabilendo una sorta di continuità tra
il calore imprigionato nella memoria del ferro e quello aereo della luce
fisica. Nella sua prima mostra in Italia (Galleria Gentili, Firenze
1992) si assiste chiaramente al passaggio da una fase in cui la scultura
rimaneva legata e vincolata alla materia a un esito di distacco e
ascensione da essa: la scultura diventa luce, calore, apparizione. I
lavori successivi privilegiano un ulteriore materiale, la vetroresina,
che permette un'esperienza ambigua, tra occlusione e trasparenza, tra
spazio architettonico chiuso e apparizione evanescente. Negli ultimi
anni Plensa ha saputo coniugare raffinate tecniche tradizionali con
esiti altamente tecnologici, elementi naturali primari con materiali
avanzati. Partendo dalla considerazione personale che la scultura è il
migliore veicolo verso l'invisibile e la memoria, perché permette di
riflettere le vibrazioni dei materiali, l'artista ha recuperato alle
proprie opere il ruolo di contenitori protettivi del vuoto, in un
silenzio alternativo al fracasso del presente, rifinendole spesso con
testi o parole e raggiungendo alti valori poetici.
FABRIZIO CORNELI
Nato a Firenze nel 1958. Vive e lavora tra Firenze, l'Umbria e Colonia.
Corneli, attivo dalla metà degli anni '80, ha ottenuto un
riconoscimento internazionale tenendo mostre in Italia, Europa e
Giappone. Egli crea immagini di grande suggestione e originalitÃ
attraverso l'uso della luce e dell'ombra, basandosi sulle leggi
dell'ottica e della fisica per giungere ad efficaci effetti plastici
(anamorfosi).
Negli ultimi lavori mette l'accento sull'instabilitÃ
percettiva di apparizioni incorporee ed evanescenti. L'alternarsi di
luce ed ombra, infatti, disegna i profili della sue figure. Una piccola
lampada alogena proietta un fascio luminoso tangente alla parete, dal
basso verso l'alto. Quando la fonte luminosa è accesa il bassorilievo
astratto dà vita ad un mondo onirico. Senza la luce l'immagine non
esiste. Altri lavori sono ottenuti con semplici fogli di carta bianca o
fogli di rame in rilievo e luce alogena. L'artista porta avanti con
puntualità un discorso estremamente personale, dando vita a nuove
creazioni e sperimentando, di volta in volta, nuovi materiali. In tal
modo riesce sempre a far convivere mirabilmente rigore scientifico ed
espressione artistica, tecnologia e bellezza.
Immagine: Fabrizio Corneli sognatrici, 1994
orario
Villa Vogel, via delle Torri 23 - Firenze
Orario apertura di villa vogel al pubblico:
tutti i giorni dalle 9 alle 13
mar - gio: dalle 9 alle 17
domenica: dalle 17 alle 20
tutti i martedì (in occasione delle performance): dalle 20.30 alle
23.30
Villa Pandolfini, via Guardavia 18 - Firenze - orario: mar - mer - gio
ore 20.30 / 22.30
infoline
Quartiere 4 >> 055.2767113/135
Press info: Controradio 055.7399970
Per richiedere immagini di Artestate: 0547.584630