Io ed il Treno. Personale nell'ambito di 'Sottopasso. Arte in volo'. "Dentro il treno il tempo resta sospeso per l'intero viaggio. Fuori il mondo corre lungo i finestrini e non si riesce a focalizzarlo" (J. Krahn)
Nella Stazione Ferroviaria Vigezzina di Domodossola, che collega due culture, due confini, tra la Svizzera e l'Italia, passano ogni anno due milioni di persone. L'associazione Ingremiomatris ha scelto una postazione nel cuore di questa stazione, per aprire una galleria fuori dal comune. Una storica carrozza degli inizi del '900, dagli elegantissimi e spartani interni in ciliegio, recentemente restaurata e tenuta come un'opera d'arte in sé, ferma sul Binario 1, diventa spazio d'arte dove per 17 mesi sfileranno artisti e opere.
Osserveranno la gente e proveranno a dialogare, a far fermare qualcuno, a raccontare comunque le loro storie. Useranno il linguaggio visivo, quello del colore, delle emozioni, delle forme, del movimento.
Se le gallerie di tutto il mondo lamentano che ormai, dopo la serata dell'inaugurazione, nessuno passa più, quale migliore possibilità di avere un pubblico continuo, ricco, quotidiano, affezionato? La carrozza, ferma sul suo binario, diventerà una galleria a statuto speciale, un esemplare unico. Dai sei grandi finestrini illuminati e orientati verso il marciapiede, le opere saranno visibili dall'esterno, osservabili solo da fuori, da chi passa lì vicino.
Il corpo del vagone sarà chiuso, un luogo a sé un po' magico. Una galleria come una vetrina, che si protende per cercare il contatto, l'incontro tra opera e spettatore, lo scambio e il contatto tra arte e pubblico.
Una creatività multiforme che abiterà la stazione di Domodossola fino a settembre 2010, con un susseguirsi di mostre, tra personali e collettive, che spazieranno dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla videoinstallazione.
La carrozza sarà insomma un piccolo laboratorio in ebollizione, che andrà a cercarsi il suo pubblico sottoterra, partendo dal sottopasso di una stazione per uscire nel mondo.
Il 27 marzo alle ore 18.00 si inaugurerà con la fotografa Tedesca Julia Krahn, a cura di Lorenzo Vatalaro e Massimo Fiumanò con l'installazione dal titolo: Ich und der Zug (Io ed il Treno)
“Il treno per me è libertà, leggerezza, un momento sospeso.
Ma anche determinato… fra partenza e destinazione.
All’interno del treno esiste un micromondo.
Gente che condivide dei viaggi da vicino.
A volte si incrociano racconti e succede che due sconosciuti si scambiano parole solo per il fatto di essere finiti vicini.
Ma anche senza comunicazione, il treno ci da la possibilità di concepire il mondo fuori dal quotidiano.
Dentro il treno il tempo resta sospeso per l’intero viaggio.
Fuori il mondo corre lungo i finestrini e non si riesce a focalizzarlo.
Così con distanza riusciamo a prendere un altro punto di vista.
Tutto sembra più chiaro.
Come se fosse una selezione naturale di pensieri inutili legati al mondo, restano quelli essenziali e riesco a vedere più chiaramente chi sono e cosa voglio.
Per un attimo focalizzato, non sul mondo, ma su di me.
Cosciente di questo momento e della sua determinazione.
Quasi con ansia di arrivare prima di finire (finire cosa), si scrivono i pensieri che sembrano viaggiare più veloce come il treno, si legge un libro volando con gli occhi, si guarda nel nulla più profondo, ci si scambiano intimità con la persona di fronte.
Questo micromondo è un mondo intimo.
Attacco ai finestrini delle immagini precedentemente realizzate.
Scatti presi dall’interno di un treno guardando fuori.
Ci sono riflessi e luci dell’interno sovrapposti all’immagine del paesaggio esterno che a causa della velocità si dipinge a tratti lunghi e mossi.
Un orologio senza lancette, con un foro al loro posto lascia intravedere l’interno.
Qui una persona seduta, sollevata dal suo posto.
Vicino un libro, un giornale.
Le pagine si alzano trasformandosi in uccelli di origami e si disperdono nel compartimento fuori dal campo visivo.
Qualcuno prestando più attenzione riesce a vedere un uccello anche al di là, fuori dal treno.
Lo chiedo di non catturarlo, ma di lasciarlo volare.”
Julia Krahn
Tutta la rassegna è idealmente ispirata alll'idea stessa di volo, di partenza, di nomadismo concettuale. Il volo è una perfetta metafora dell'esperienza artistica. Voli che si compiono in ogni opera, sperimentazioni che partono da terreni conosciuti per esplorare altri mondi e altri cieli. Ogni tensione artistica è così, un volo, che porta l'artista stesso ma anche il pubblico, nel momento del contatto. L'arte è un insieme di tentativi, esperienze, approcci a tentare il salto, comunque, verso qualcosa.
Nelle mostre che si susseguiranno la figura di Geo Chavez è un'eco, una texture che tiene insieme e su cui si sviluppa, come un orizzonte, la struttura del progetto. Chavez sarà una sorta di compagno di volo.
Geo Chàvez, aviatore di origini peruviane che per primo trasvolò le Alpi nel 1910 perdendo la vita, a soli 27 anni, morì in un tragico incidente proprio a Domodossola.
Il 27 settembre 2010, la città celebrerà infatti il centenario della morte di questo personaggio che incantò e commosse il mondo sacrificandosi per il suo sogno.
Inaugurazione: sabato 27 Marzo 2010 ore 18
Binario 1 Stazione ferroviaria vigezzina
piazza Matteotti, Domodossola
Orari: tutti i giorni dalle 5 alle 21
ingresso libero