Le opere di Giuseppe Bosich sono fortemente ispirate da un linguaggio legato al segno, alla cifra o al simbolo, come allegorie piu' o meno velate, che si uniscono ai riferimenti provenienti dall'alchimia, dalla filosofia, dalla spiritualita' e dallo studio del pensiero esoterico.
Le opere di Giuseppe Bosich, artista poliedrico originario di
Tempio Pausania, sono fortemente ispirate da un linguaggio
simbolico dalle antichissime origini e che ha attraversato
il mondo della storia dell'arte facendo capolino qua e là tra
gli artisti di varie epoche e discipline, dal tardo medioevo,
alla secessione viennese, fino alla metafisica e ai nostri giorni.
Il linguaggio al quale mi riferisco non è solo legato al segno,
alla cifra o al simbolo, visti nella loro accezione rinascimentale
o preraffaellita per esempio, e cioè come allegorie più o meno
velate ma pur sempre decorative, ma sembra riallacciarsi piuttosto
ad un discorso più profondo, ispirato dall'alchimia, dalla filosofia,
dalla spiritualità e dallo studio del pensiero esoterico.Da tutto questo
bagaglio culturale difficile da gestire, e certamente da riassumere,
deriva il leit motive, il fil rouge che attraversa le opere in mostra
da MK, allacciando tra loro le creazioni e restituendo a chi guarda
delle composizioni fortemente ispirate.
Tema principale
dell'esposizione è l'allegoria dei quattro elementi portanti della natura:
Aria, Acqua, Terra e Fuoco, i quattro elementi magici che
costituiscono lo stesso soffio vitale. Il tema è affrontato sui tre livelli
tradizionali fisico, animico e sprituale e si addentra nell'alchimia.
Il simbolo diviene elemento narrante, le figure estrapolate da contesti
immediatamente riconoscibili, come nella pittura surrealista e
metafisica, si raccontano attraverso la rappresentazione di sè
divenendo il centro nevralgico della composizione: le stesse forme
si piegano alla forza narrativa celebrando il concetto più che la ricerca estetica. Stile astratto e stile figurativo si compenetrano divenendo obsoleti e riduttivi nei loro significati, troppo
stretti per poter imbrigliare il soffio vitale che anima le dodici tele esposte.
Elementi vegetali, oggetti, creature umane,
divine e chimere si muovono in una sorta di amniotico sfondo/ambiente in cui le normali e conosciute coordinate spazio
tempo sono prive di senso. La concreta delicatezza dei soggetti realizzati da Bosich regala una visione onirica a chi
guarda e la sensazione che qualcosa non sia stato detto, che rimanga indecifrabile nei segni tracciati sulla tela, come
una porta dimensionale aperta verso segreti mondi non immediatamente comprensibili. Geometria, volumi, colore,
storia e simboli si amalgamano tra loro per conferire un'unica e riconoscibile impronta ispirata, quella di un artista
che è anche uno studioso, con un occhio rivolto ad indagare i più profondi recessi dell'anima umana.
Giacomo Pisano
GIUSEPPE BOSICH (Tempio P. 1945). Pittore, incisore, scultore, autodidatta. Lavora a Ghilarza. Nel '67 Ròiss
cura la sua prima di oltre 500 mostre. Nel '65 studia calcografia (Piacesi, Leoni), nel '70 a Milano pittura con
Dalla Vigna; conosce Waldberg e Henry surrealisti e il cubista Kodra. Negli anni '80 per Agriesti illustra Il volo
della Far/falla e Poesie Nere, collabora per Humor Graphic, esce il Catalogo della grafica e delle sculture
(Modesti); illustra Libellule Scarlatte e Il galoppo delle Stagioni di Pau; di Agriesti Micromitologie
e Il Corvo (Poe). Per S'Alvure, Naitza cura Sculture; tra '90 e '00 cura le cartelle Vizi e Virtù, Lo Zodiaco,
Tarocchi e Grillincubi; Margonari firma Pitture; scrive e illustra Il buco in gola. Per Bua Il Bestiario di Sandaliotis,
Il Riso dell'Ornitorinco ecc.; illustra Poesie di Pau. Il 17.12.'01 l'atelier di Ghilarza BRUCIA.
Nel '03 esce Bosich (Fanari e Sirena). Docente di tecniche calcografiche e pittoriche.
Inaugurazione giovedì 1 Aprile 2010, ore 18
MK spazio cultura
via Santa Croce 9, Cagliari
orari: da mercoledì a domenica 17 - 20
Ingresso libero