Pittore che utilizza la tecnica dell'olio su tela con gesto disinvolto e moderno, mostrando con evidenza quanto ancora questa tecnica tradizionale sia in grado di dare alla ricerca artistica attuale. L'artista realizza grandi ritratti di bambini rappresentandoli nei tipici atteggiamenti provocatori e impertinenti che di solito creano nell'adulto imbarazzo e disagio. A cura di Boris Brollo
Domenica 7 luglio, alle ore 11, presso lo spazio Juliet di Casier, si inaugura la mostra di Angelo Barile, senz'altro l'artista figurativo che emerge con più forza e carattere da quella composita e vivace realtà che da alcuni anni fa capo alla città di Torino.
Angelo Barile è pittore che utilizza la tecnica dell'olio su tela con gesto disinvolto e moderno, mostrando con evidenza quanto ancora questa tecnica tradizionale sia in grado di dare alla ricerca artistica attuale. Infatti, "nell'eclettismo stilistico degli anni '90, la pittura, ad onta dei suoi detrattori, continua a ricoprire un ruolo fondamentale, virando, in molti casi, verso una narrazione simbolica, attenta ai valori della manualità o proponendosi in chiave analitico-concettuale. Angelo Barile se da un lato si mantiene, entro certi aspetti, fedele al dettato di uno stile che si confronta senza remore con l'universo di immagini patinate che ci circonda, come viatico tendente a una più efficace comunicazione del messaggio, dall'altro si dimostra in grado i formulare un'iconografia abile a suscitare una forte e inconsueta intensità lirica" (Edoardo Di Mauro).
Cromatismi acidi, efficaci e incisivi, si stemperano, quindi, in delicate sfumature pastello a comporre atmosfere e figure che risultano abbastanza realiste da risultare familiari e consuete e, nel contempo, sufficientemente caricate di quella patina pop, memore dei fumetti, tanto da sorprendere l'osservatore alla stregua di un intruso in un luogo scomodo e ostile. Ma lo strano tranello teso da Barile si fonda di certo in primis sui contenuti, talché l'artista realizza grandi ritratti di bambini rappresentandoli nei tipici atteggiamenti provocatori e impertinenti che per solito creano, nell'adulto ormai abituato a non trascendere mai dalle regole di comportamento che la società gli ha imposto, imbarazzo e disagio.
Ecco perché i bambini di Barile ti gridano in faccia con rabbia, ti osservano con fare impertinente e malizioso o ti fanno le boccacce. E poco importa che si rivolgano a noi spettatori dal basso verso l'alto (e il taglio prospettico di queste tele è assolutamente indovinato anche perché avverso alle abituali dimensioni), e questo perché la baby gang di Barile se ne infischia delle regole prestabilite quasi nella consapevolezza che semplicità , libertà e schiettezza sono armi di fronte alle quali ipocrisia, falsità e assurdità del mondo degli adulti si debbono arrendere.
Che l'arte contemporanea, spesso, in tempi recenti, abbia consapevolmente scelto di togliersi dall'impaccio di interrogarsi sulla possibilità di scovare nuove tecniche di comunicazione scoprendo l'immediatezza e la semplicità di quella che caratterizza la sfera della cosiddetta bassa cultura, è cosa risaputa. Dai fumetti alla musica, dagli spot pubblicitari ai videogiochi, la cultura giovanile e adolescenziale serve all'arte come fonte di ispirazione al duplice scopo di avvicinare il pubblico di massa proponendo una spregiudicata analisi della società e della storia attuale con un linguaggio schietto e immediato.
Nuovo e vecchio, prima e dopo, verità e falsità , sono concetti superati: l'arte, come i bambini dispettosi di Barile, se ne infischia di tutto e se ne corre finalmente libera di dire e fare ciò che vuole. L'arte contemporanea non è né migliore né peggiore della precedente, più semplicemente ha cambiato casa e oggi vive nei dormitori popolari delle periferie urbane. È finita l'epoca dei velluti paludati, delle veneri poppute, delle libertà che guidano i popoli (ma anche delle pietracce messe in fila indiana o dei fogli di formica composti a mo' di finti mobili): oggi l'unica speranza è affidata alla smorfia sardonica dei nostri figli, perché di loro è il futuro. Ecco perché queste opere di Barile sono estremamente attuali: sono (e quindi illustrano) il nostro futuro, quello che in effetti non ama la bomba e dal quale possiamo sperare ancora qualcosa di buono.
In mostra troveremo sette nuovi lavori (fotogrammi di vita quotidiana, estrapolati dalla consuetudine e ribaltati in una dimensione di grande impatto scenico, tale da lasciare il fruitore palesemente interdetto) con le sue classiche icone calate su sfondi surreali, in grado di suscitare un sentimento di irrisolutezza e di sottile sgomento.
La mostra, curata da Boris Brollo, in collaborazione con lo Studio Arkema di Portogruaro e con la galleria Paolo Tonin di Torino, chiuderà alla fine di luglio.
Spazio Juliet di Casier, piazza Pio X 76 Trieste