Pause. In mostra cento polaroid: cento scatti ripresi da uno schermo casalingo e da dvd di film di ogni genere. 'Pause' e' la parola che compare ogni volta che l'artista blocca l'immagine sullo schermo.
"Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra
più fedele alla realtà e sotto quest’altra un’altra ancora e
di nuovo un’altra sotto quest’ultima fino alla vera immagine di
quella realtà assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai." Michelangelo Antonioni, Al di là delle nuvole (1995)
Quotidiane ossessioni di Angela Madesani
Cento polaroid. Cento scatti ripresi da uno schermo casalingo. Cento
frame da dvd di film di ogni genere. Autrice del lavoro è una neofita
delle mostre, ma non della fotografia e dell’immagine, Mara
Scanavino. Il titolo del lavoro è Pause. È la parola che compare
ogni volta che blocca l’immagine sullo schermo. Una parola seducente
che ha senso sia in inglese che in italiano e che può divenire la
ragione stessa dell’operazione.
Da qualche anno Scanavino, che nella vita professionale è una stimata
grafica, dà vita a lavori fotografici, che in realtà sono una
ritualità esistenziale. Ho appena parlato di vita professionale, ma
sono, tuttavia, convinta che nel suo caso non ci siano barriere tra
professione e ricerca artistica: la sua tensione all’essenza è
esistenziale.
Ci troviamo di fronte a una sorta di ritualità zen, che nasce da un
rigore estetico certo, ma prima di tutto etico: una quotidiana
ossessione, che diviene stile di vita.
Tutte le immagini di questa serie sono state realizzate con la dovuta
lentezza, in due anni e mezzo circa, con gli stessi crismi, con la
stessa luce, dallo stesso punto di vista. Non è attratta dalla
tecnologia, non le interessa la postproduzione.
Un’operazione la sua che mi riporta alla mente i paesaggi dalla
finestra di Tom Phillips - un’operazione che dura da alcuni decenni
- ma anche gli oggetti di Franco Vimercati. Microcosmi, nei quali il
vero protagonista è la ritualità stessa, appunto, che va a toccare
le corde più profonde dell’esistenza e del suo oscuro senso.
Pause, infatti, non è un’operazione per catturare la filosofia del
film, anzi lei stessa ammette di non essere una cinefila accanita. E
solo da poco tempo le fotografie sono accompagnate dal titolo, per
una ragione pratica, più che per bisogno di etichettare: tutti le
chiedevano da che film provenisse il frame e sembrava di essere in un
quiz.
La scelta delle singole immagini da bloccare è intuitiva, inconscia,
c’è un’attrazione di matrice pittorica, che ancora una volta si
collega con la sua impostazione grafica, di ricerca spaziale di un
certo tipo. Se proprio volessimo operare una forzatura, potremmo
scorgere una comune malinconia che attraversa le immagini e i film,
al di là delle loro trame, che si tratti dei francesi, i suoi
prediletti o di Verdone. E quindi il contrasto, ma solo apparente,
tra la durata della proiezione e l’istantaneità dello scatto.
Mara Scanavino è affascinata dalla dimensione minuta e le polaroid
fotoamatoriali sono, in tal senso, perfette.
Inaugurazione giovedi' 15 Aprile, 18,30-21
Galleria Maria Cilena - Studio per l’arte contemporanea
via Carlo Farini, 6 Milano
Orario: Martedì - Venerdì h. 15.30-19
In altri orari su appuntamento
ingresso libero