In mostra 40 opere tra olii su tela, bassorilievi, tele, raffiguranti in chiave sognante figure femminili, paesaggi, mosaici e astratti, che rappresentano uno spaccato della produzione dell'artista.
A Palazzo Margutta, dal 17 al 26 aprile, va in scena Picazio e o della creatività, un mondo di colori, armonia e sentimenti
In esposizione al civico 55 della celebre strada, oltre 40 opere – tra cui olii su tela, bassorilievi in tecniche miste di varie dimensioni, tele raffiguranti in chiave sognante figure femminili, sommatorie di paesaggi, mosaici e astratti - che rappresentano un interessante spaccato della feconda attività di quest’artista
Roma, 17 aprile 2010 – Dal 17 al 26 aprile prossimo, Palazzo Margutta ospita nella sua prestigiosa sede (Via Margutta, 55) la personale a ingresso libero “Picazio e o della creatività”, dedicata a Pasquale Picazio. Capace di fondere abilmente tecniche pittoriche e traguardi emotivi, Picazio è caratterizzato da una perfezione che non frena mai la spontaneità dell’arte, qualità questa che, come sottolinea il critico Giuseppe Selvaggi, “distingue un artista e, in lui, diventa un vero e proprio Segno”.
Nutrito fin dall’infanzia del sentimento del bello, Pasquale Picazio, che nel corso della sua prolifera carriera ha sperimentato tecniche e materiali diversi riuscendo a mescolarli tutti egregiamente, non ha mai tradito l’innata predilezione per l’armonia delle forme, dei ritmi tonali e delle composizioni. Abile nel padroneggiare l’uso dei colori e delle loro associazioni, così come nel servirsi della prospettiva per ottenere l’effetto della profondità sulle superficie bidimensionale della tela, questo pittore racchiude in sé un talento naturale che gli conferisce, oltre al piacere della creatività, la capacità di realizzare quel disegno interiore che in ogni artista si trasforma quando viene colto dal furore creativo. Pur spaziando, nel tempo, dal filone simbolista a quello sperimentale, passando dal figurativo all’astratto, la sua produzione ha mantenuto sempre intatte le caratteristiche qualitative che lo contraddistinguono, tanto che tutti i suoi lavori, come dice Tellan, sono riusciti a ottenere “notevoli effetti sinergici dallo sposalizio delle varie forme espressive che si muovono in uno spazio atemporale dialettico nel quale la luce, ora soffusa, ora incidente, crea suggestioni, emozioni e sentimenti”. Nell’esposizione fanno bella mostra di sé oltre 40 pezzi, lavori di dimensioni varie realizzati con tecniche diverse e spesso miste, compresi olii su tela e bassorilievi, anche di grandi dimensioni. Tanti i soggetti: dai nudi femminili - resi con gusto, originalità compositiva e armonia cromatica - ai paesaggi, pregni di luci e trasparenze, per finire con astratti e bassorilievi. E’ proprio il Nudo di donna - dal quale emerge chiaramente l’idea del corpo come linguaggio di assoluta purezza, concetto già dei Greci e riproposto da Picazio con volontà innovativa - che mette in luce la particolare modernità di questo artista. L’amore per i paesaggi che ritraggono la città eterna, ma anche Venezia e Positano, Amalfi, Capri e Sorrento, confermano, invece, la profonda idea della staticità delle cose nel divenire dell’eterno conflitto tra amore e divenire, presente e passato, illusione e realtà. Innovativa la tecnica utilizzata per molti dei soggetti proposti: la sovrapposizione di immagini e colori fa dell’autore un caposcuola importante nell’arte contemporanea. Il ricorso ad accurati elementi formativi (colore, linea, geometria, movimento), che caratterizza anche gli astratti e i bassorilievi, consente all’artista anche di proporre un proprio modello di ideazione scenica che interpreta in modo singolare i diversi messaggi provenienti dal suo mondo interiore.
Casertano di nascita, Pasquale Picazio trascorre i primi anni della sua vita con i nonni, in una casina vanvitelliana nel Giardino Inglese della Reggia. Proprio in questo luogo - tuttora da lui descritto come un “giardino incantato” - si nutrono il suo spirito artistico e il suo senso estetico. Intanto, avviene anche l’incontro con la pittura: uno zio gli regala una scatola di colori a olio e lui inizia a immortalare ciò che lo circonda. All’età di dieci anni tutta la famiglia si trasferisce a Napoli, città in cui - nonostante l’assenza di prati e boschi, e le strade strette densamente abitate - l’incanto di un mare stupendo finisce con l’avere la meglio sul resto e la prorompente bellezza della natura si manifesta in un'altra dimensione che non può non colpirlo: il Golfo, il Vesuvio, Posillipo, Sorrento, Positano, Amalfi, Capri e i Campi Flegrei. A quindici anni, in vacanza a Ischia, lascia in consegna a una gallerista due dipinti a olio su carta. Il giorno seguente gli viene comunicato che i pezzi sono stati venduti a un inglese, un armatore, il quale decide poi di andare a Napoli e di acquistare tutti i suoi quadri. Inizia così la professione di pittore. Rientrato a Napoli compie gli studi scientifici e artistici e comincia a insegnare. Nel 1992 si trasferisce a Roma. La capitale è la terza tappa fondamentale nel suo percorso artistico: “con la sua ricchezza di storia e di arte – racconta lui stesso - ha nutrito ulteriormente il mio spirito artistico nel senso del comunque bello e ha influenzato la mia ricerca pittorica rivolta alla composizione di opere che rifuggono la realtà ed esprimono una loro intima bellezza”. Tuttora Pasquale Picazio lavora in uno studio proprio a Roma, dove gestisce anche con alcuni colleghi la Galleria d'Arte ''Palazzo Margutta''.
Ancora oggi a caratterizzarlo è la ricerca continua di espressione, da sempre viva nei suoi lavori. Tavole o cartoni - riempiti di colori e chiamati a rappresentare una città, un astratto o una figura - tirano fuori dall’artista, infatti, una composizione che solo momentaneamente appaga i suoi sensi; mentre a guidarlo continua a essere la necessità di andare oltre, passare a un’altra tela e a un altro soggetto e proseguire nell’opera di sperimentazione. “Una natura morta, una figura, un paesaggio o un quadro astratto assurgono a opera d'arte non certo e non solo per il loro contenuto, ma per il modo in cui sono stati dipinti”, sostiene Pasquale Picazio. “Per quanto mi riguarda, ho la sensazione di non avere abbastanza tempo per dipingere tutto quello che vorrei. E penso che il mio quadro più bello sia quello che ancora non ho dipinto”.
Di lui hanno detto: “Nutrito, fin dall’infanzia, del sentimento del Bello, Pasquale Picazio, che nel corso della sua prolifera carriera ha sperimentato tecniche e materiali diversi, non ha mai tradito questa sua innata predilezione per l’Armonia delle forme, dei ritmi tonali, delle composizioni. A tale scopo ha approfondito la conoscenza dell’anatomia al fine di giungere alle “belle proporzioni delle figure”; della colorimetria, per padroneggiare l’uso dei colori e delle loro associazioni; della prospettiva per ottenere l’effetto della profondità sulla superficie bidimensionale della tela. Ma tutto ciò sarebbe solo aderenza ai dettati della precettistica se in Lui non vi fosse del talento naturale che gli conferisce, oltre al piacere della creatività, la capacità di realizzare quel “disegno interiore” che in ogni artista si forma quando viene colto che da quello che Salvator Rosa definisce “furor creativo”. Nel corso degli anni la sua produzione ha spaziato dal simbolista allo sperimentale, dal figurativo all’astratto, ecc. Ricordiamo che, in tema di astrattismo, Giulia Veronesi, nel suo Trattato sull’argomento, affermava essere l’astrattismo “non la semplificazione progressiva dell’immagine naturalistica, ma una progressiva astrazione di essa” con l’inevitabile conclusione, aggiungiamo noi, di creare una nuova antinomia astrattismo/naturalismo. Invece il Picazio, con le sue opere, smentisce quanto sopra asserito, infatti riesce ad ottenere notevoli effetti sinergici dallo sposalizio delle varie forme espressive che si muovono in uno spazio atemporale dialettico nel quale la luce, ora soffusa, ora incidente, crea suggestioni, emozioni e sentimenti. Particolarmente apprezzato per i “nudi”, resi, peraltro, con gusto, originalità compositiva ed armonia cromatica, l’artista è, altresì, un ottimo ritrattista, e non potrebbe non essere altrimenti vista la sua familiarità con la figurazione e la fisiognomica, cardini della vera professionalità, stante la sua passione per il sapere e la Bellezza, viva od ideale non ha importanza, obiettivo principe del suo “fare” artistico che riesce a donare un po’ di Luce a questa nostra Società in un progressivo imbarbarimento estetico. (Giorgio Tellan)
“Pasquale Picazio nella pienezza della propria individuale maturità, si affaccia all’imponente avvio di innovazioni del Post-Novecento. Va visto, quindi pensando al futuro delle arti della figurazione. La parola visto è in questo caso intesa nel senso immediato e universale: vedere l’immagine, godere l’immagine nel vederla. Nel goderla, assorbirne comunicazioni esplicite e trasmissioni sotterranee. Il Nudo-Donna di Picazio va subito inteso, e visto, nel suo senso visivo letterale ma quasi in una rimeditazione di desiderio-memoria, va assorbito nel senso del non visibile e trasmesso all’intimo dello spettatore. Siamo in una particolare modernità di Pasquale Picazio, l’inizio del Post-Novecento rivede e rivaluta, e ripropone con volontà innovativa, il corpo quale linguaggio di assoluta purezza.
Ciò arriva a noi dai Greci, quanto meno. Ma restiamo nell’attualità del pittore, ponendo tre punti di partenza per un’analisi successiva: 1) Pasquale Picazio dipinge con una severa conoscenza applicativa del mestiere della pittura. Per mestiere si intende la possibilità di utilizzare ogni strumento ed ogni materia utili alla realizzazione del cosiddetto momento ispirativo del quadro. Resterebbe nel limbo della bellezza artificiosa, e non dell’arte, se in possesso dei mezzi tecnici realizzanti fosse distaccato, peggio isolato, dal gene poetico. Pasquale Picazio, tra tanti contemporanei che – a volte in consapevolezza della propria limitatezza – scambiano persino per l’avanguardia la loro pittura di improvvisazione, tende alla fusione tra tecniche e traguardo emotivo. Solo una minoranza di artisti contemporanei possono fare questo: cioè permettersi una perfezione tecnica ed insieme provocare la spontaneità dell’arte, qualità questa che distingue un artista, e che in Picazio diventa un proprio Segno. 2) Una rivisitazione di Picazio, rapportata ad oggi, e al suo possesso di qualità globali, documenta un uso di materia e “modi” di dipingere inserito nella storia della vicenda d’arte che ha reso superbo il Secolo che abbiamo lasciato. Materie sovrapposte, divisioni sul quadro anche tattili, l’assorbimento della nostra rivoluzione più significativa che è stato il Futurismo, un insieme di lezioni apprese dai precedenti maestri della sua generazione, questo ed altro fanno di Picazio un artista ben consapevole di ciò che si chiede oggi al pittore: l’immagine concreta ed insieme irreale, superando in questo l’avvento fotografico e separandosene. In una fase successiva l’artista ha polarizzato attenzione e realizzazione del quadro su un modello ispirato alla femminilità vista dall’occhio maschile.
Il rischio era di fermarsi in una pittura di Immagine-donna fine a se stessa,anche di denso godimento visivo. Picazio supera il rischio. C’è un suo quadro (“Contatto”) in cui la coppia umana viene stilizzata, limpidamente narrata, nell’intrico pittorico. PIcazio è riuscito felicemente a mettere in atto la fusione della pittura moderna; da una parte la geometrizzazione e dall’altra la classicità della figura, risolvendo il conflitto tra formale e informale (Questo inteso come altra “forma” della figurazione). L’autonomia del pittore Picazio è di ottenere questa fusione non rimescolando le due situazioni, ma ponendole nello stesso quadro con netta separazione. Per virtù d’arte, egli provoca lo scoppio visivo dell’unità. Due forme che, all’occhio per magia ottica e nell’intimo sguardo per processo spontaneo, provocano una sensazione di attualità. Lo sguardo contemporaneo, difatti, non riesce ad escludere la perfezione delle forme umane, aderenti al nostro Corpo-Esistenza, ma ritiene necessario inserire nel paesaggio visivo l’esplosione del colore e delle linee, che sono patrimonio visivo della nuova civiltà delle immagini quale la viviamo. In questa combinazione, realizzata da una prima linea delle conoscenze tecniche, consiste l’attualità valida del pittore di Nudo assoluto, come Picazio. Vorremmo azzardare un riferimento. Agli sfondi naturalistici leonardeschi sulla perfezione del soggetto centrale dell’opera, Picazio pone fondali di mentalità visiva di oggi. E’ la sua attualità. 3) Una tale situazione di questo artista coincide, perché l’arte è anche un inserimento spontaneo nella storia, con il diffondersi di un fenomeno che non è stato, e non è movimento. Per caso, o per intuizione, intorno al 1973 la pittura che voleva, di proposito, fare del Corpo un protagonista di sentimenti e persino di ideologie dell’esistenza, venne nominata come Body-Art. Le parole restano parole, se manca la corposità dell’opera risolvibile in poesia.
L’idea di andare oltre il Corpo narrando il Corpo penetra nell’educazione alle immagini di oggi. Pasquale Picazio è certo un artista a se stante, come ogni artista. Però è a suo vantaggio globale in rapporto con ciò che la Storia provoca nella molteplice verità che l’arte spesso anticipa. Un nudo da lui dipinto, meditandolo oltre la pelle e le forme, riesce a lampeggiare di qualcosa di “altro”: un misterioso “altro”. Il nudo resta denudato ma, simultaneamente, coperto da un filtro magico visivo. Un “segnale” che non ha spiegazioni. Queste ed altre sensazioni e considerazioni possono avviare per i quadri di Pasquale Picazio un discorso di conoscenza coincidente con le mutazioni in atto nella civiltà visiva”. (Giuseppe Selvaggi)
Vernissage sabato 17 aprile 2010, ore 18.30 - 22.00.
Galleria 'Il Mondo dell'arte' Palazzo Margutta
Via Margutta, 55 - Roma
Dal lunedì alla domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00
Ingresso libero