Rosso20sette artecontemporanea (vecchio spazio)
Roma
via d'Ascanio, 27
06 68193237
WEB
Marks of Light
dal 15/4/2010 al 4/5/2010
martedi' - sabato ore 11-13 e 15.30-19.30

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Rosso20sette artecontemporanea




 
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15/4/2010

Marks of Light

Rosso20sette artecontemporanea (vecchio spazio), Roma

Opere di tre artisti della scuola di San Lorenzo: Domenico Bianchi, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli. L'esposizione intende analizzare la ricerca dei tre artisti sulla luce all'interno delle proprie opere, presentando diversi lavori che si connotano per la comune attenzione all'interferenza segnica e luminosa; ciascuno di loro, infatti, ha condotto autonomamente la propria ricerca, ma nel confronto dei loro dipinti emerge questa tematica.


comunicato stampa

Rosso20sette arte contemporanea inaugura il 16 aprile 2010 la mostra Marks of light, che presenta opere di tre artisti della scuola di San Lorenzo: Domenico Bianchi, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli.

L’esposizione vuole analizzare in maniera compiuta la ricerca dei tre artisti sulla luce all’interno delle proprie opere, presentando diversi lavori che si connotano e dialogano tra di loro mediante il filo comune dell’interferenza segnica e luminosa: ciascuno di loro, infatti, ha condotto autonomamente la propria ricerca, ma dai loro lavori e dal loro confronto è emersa una nuova sensibilità, subito riconosciuta dalla critica internazionale come una tra le più significative espressioni della cultura contemporanea.

Da anni Domenico Bianchi usa la cera insieme al pennello, due materie che hanno in comune la trasparenza luminosa: la luce diviene dunque per l’artista elemento primario. La trasparenza della cera e della fibra di vetro insieme alle sottili foglie dei metalli in essa affogati suggeriscono al pittore l’invenzione delle forme, la variabilità del timbro dei colori, la definizione dello spazio.

Per Marco Tirelli a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta la sua ricerca formale e cromatica tende ad una maggiore essenzialità con strutture austere e armoniose, che si rifanno ad un’idea di canone di respiro classico: la luce e l'ombra vengono ridefinite e riqualificate,dove il segno diviene visione attraverso una pura trascrizione di immagini; la luce diviene rivelatrice di una presenza e di un’apparizione che si esemplifica in forme slegate da una relativa mondanità e dal forte sentore metafisico in una ripetitività come indagine.

Pizzi Cannella invece ricerca un tragitto, un incessante viaggio magico attraverso la pittura: un viaggio che attraversa la storia, la materia e la luce stessa. La sua indagine è sempre in bilico tra ombra e luce, più interessata ai rapporti cromatici che al colore, in uno scontro incessante tra questi elementi che a prima vista possono risultare complementari. Ogni quadro è un racconto, una catarsi funzionale dove non può esserci colore senza luce e viceversa.

Domenico Bianchi nasce ad Anagni nel 1955, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma ed esordisce nel 1977 con una prima personale per Ugo Ferranti al Fine Arts Building di New York con venti disegni fatti di cera, carta, legno e tela.
Dal 1980 partecipa con gli artisti Pizzi Cannella, Dessì, Gallo, Nunzio, Ceccobelli e Tirelli a numerose collettive, tra le quali Ateliers nel 1984, a cura di Achille Bonito Oliva tenutasi negli studi degli artisti dell’ex fabbrica Cerere a Roma.
Sempre nel 1984 espone all’interno della mostra De Umbris Idearun insieme a Ceccobelli, Dessì e Gallo alla Sperone-Westwater Gallery di New York, dove in seguito sarà presente più volte per le sue personale nel 1986, 1987, 1989 e nel 1991.
Nel’’aprile del1987 è alla Galleria Sperone di New York con 20 piccoli lavori e 3 grandi opere di cui due incastonate in un muro di tegole gialle.
Nel 1992 partecipa alla III Biennale di Istanbul e nello stesso anno espone Alla Reggia di Caserta alla mostra Terrae motus organizzata da Lucio Amelio.
E’ del 1993 la sua personale alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1984 nella sezione Aperto, nel 1986 nella sezione Arte e alchimia e nel 1993 nella sezione Opera Italiana: trittici.
Nel settembre 2003, con l’allestimento per il MACRO, presenta 140 opere, realizzate con diversi materiali, dai più semplici, come la cera e il legno, ai più preziosi, come l’argento, il palladio e il platino. Opere che si incontrano e si incastrano formando un’unica grande opera che riassume il percorso creativo degli ultimi quindici anni di lavoro dell’artista.
Nel 1997, nella mostra Luce, ombra, regola, presenta alcuni polittici, in cui la visione si svolge e si articola nel passaggio da una superficie all’altra dei dipinti. Lo stesso avviene per l’allestimento nello spazio Volume! a Roma (2003), dove la pittura raggiunge una vera e propria dimensione ambientale.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

Piero Pizzi Cannella nasce a Rocca di Papa (RM) nel 1955. Frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Roma poi la facoltà di filosofia dell’Università “La Sapienza”.
Nel 1977 tiene a Roma la prima personale a La Stanza. Nel 1984 presenta la mostra Interni e figure presso la galleria L’Attico di Fabio Sargentini, con cui inizierà allora una duratura collaborazione. Nelle opere esposte in quell’occasione appaiono per la prima volta figure e oggetti isolati su uno sfondo animato da una densa materia pittorica, che l’artista stende sulla tela con stratificazioni e cancellazioni successive. Le immagini prendono così forma attraverso un paziente e studiato uso degli elementi basilari della pittura, della luce e dell’ombra, dei pieni e dei vuoti, del segno e della materia.
Nel 1983 l’artista stabilisce il suo studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove l’anno successivo partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva.
Tra metà anni Ottanta e inizio anni Novanta, oltre alle numerose mostre tenute in Italia, Pizzi Cannella espone con sempre maggiore frequenza all’estero a New York, a Berlino, a Basilea, a Parigi. Negli stessi anni la sua ricerca comincia ad articolarsi per ampi cicli di opere. I primi abiti (Sospeso per amore, 1984), i Ferri battuti (1986), i vasi (La salle du Verre, 1987), il Bagno turco (1990), i Diari di guerra (1991), i Fiori secchi (1995) e i Gioielli (1995): una raccolta di immagini dai tratti essenziali, tracciate rapidamente sulla tela, private da ogni elemento superfluo, al fine di renderle il più possibile evocative di una condizione esistenziale condivisa.
Nel 1993 è invitato alla XLV Biennale di Venezia e nel 1996 alla Quadriennale di Roma. Nel 1997 tiene allo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena la sua prima mostra antologica in un museo.
Nel 2001 realizza un nuovo ciclo di opere, i Polittici. Nel 2004 presenta al Teatro India di Roma le Mappe del mondo e nel 2006, nell’ambito dell’ampia mostra che gli ha dedicato il Macro di Roma, l’ultimo ciclo Cattedrale.

Marco Tirelli nasce a Roma nel 1956 dove ha studiato presso all’Accademia di Belle Arti si diploma in scenografia con Toti Scialoja. Tiene la sua prima personale nel 1978 alla Galleria Deambrogi a Milano. Tirelli è stato uno dei fondatori del movimento “Nuova Scuola Romana di San Lorenzo”, insieme agli artisti Gianni Dessì, Nunzio, Bruno Ceccobelli e Piero Pizzi Cannella. Tra le sue mostre collettive brillano le partecipazioni, nel 1980, alla mostra “Italiana. Nuova immagine” a Ravenna e nel 1981 alla Biennale di Venezia, invitato da Tommaso Trini nella sezione “Aperto ‘82” con una sala personale.
Anche lui stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere nel quartiere San Lorenzo e partecipa alla mostra “Ateliers”, curata da Achille Bonito Oliva, insieme a Bianchi, Ceccobelli, Nunzio, Gallo e Pizzi Cannella.
Nel 1982 presenta la sua prima personale alla galleria L’Attico di F. Sargentini intitolata “Pittura al buio” accompagnata in catalogo dal testo di Roberto Lambarelli. Il gallerista romano rinnova la collaborazione di Marco Tirelli con altre personali tra il 1985 e il 1989.
Alla fine degli anni ’80 l’artista comincia a dedicare sempre più attenzione a forma e cromatismo. A questo punto arriva anche il successo internazionale.
Tra il 1985 e il 1989 espone le sue opere per ben tre volte presso la Galleria Annina Nosei di NewYork. Nel 1990 partecipa alla Biennale di Venezia con una sala personale. Negli anni ’90 tiene numerose personali e collettive che lo rendono uno dei più importanti esponenti di un tipo di arte che, a prima vista, è caratterizzata da un insieme di forme geometriche e dall’armonia di linee e spazi. Nel 1997 vince il premio Michetti.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

Immagine: Domenico Bianchi, Senza titolo, 1984, olio, cera, sabbia e materiali misti su tela, 189.5 x 263.5 cm.

Inaugurazione 16 aprile ore 18.30

Galleria Rosso20sette artecontemporanea
via D'Ascanio, 27 Roma
martedi' - sabato ore 11-13 e 15.30-19.30

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Matteo Casilli
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