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Saber estar
dal 28/4/2010 al 6/6/2010

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28/4/2010

Saber estar

Spazio Vault, Prato

Il potere ipnotico della dominazione. La mostra, attraverso installazioni, performance e video, mette insieme i lavori di cinque artisti di origine spagnola, che con discreta sovversione aprono un dialogo sui meccanismi percettivi.


comunicato stampa

Saber estar - Il potere ipnotico della dominazione, mette insieme i lavori di cinque artisti di origine spagnola, che con discreta sovversione aprono un dialogo/discussione sui meccanismi percettivi, creati sotto una struttura androcentrica che si trasmette di generazione in generazione e continua prolungandosi nel tempo fino a considerarsi neutrale .

La mostra vuole essere propositiva, evitando la tentazione di cadere in una critica teorica o nell’entusiasmo di un possibile cambiamento, piuttosto considera l’esistenza di una dominazione simbolica ''che non si produce nella logica pura delle coscienze consapevoli, se non attraverso degli schemi di percezione, di estimazione e d’azione che costituiscono le abitudini e che sostentano, prima delle decisioni della coscienza e dei controlli di volontà, un rapporto di conoscenza profondamente oscura per essa stessa'' (P. Bordieu, La dominación masculina), tenendo presenti i diversi agenti che contribuiscono alla sua creazione e permanenza: Stato, Scuola, Chiesa e Famiglia, producendo, come direbbe Virginia Woolf, il potere ipnotico della dominazione sotto la quale ci troviamo.

SABER ESTAR si rivolge con ironia al considerato “ordine stabilito”, con i suoi rapporti di dominazione, i suoi diritti, i suoi sbagli, i suoi privilegi e le sue ingiustizie, considerate ormai naturali conseguenza della continua ripetizione; questo meccanicismo associativo d’identificazione, appare sempre più come una sorta d’incantesimo che raggiunge tanto le donne che gli uomini come esseri individuali e anche le attese collettive; in tal senso si struttura Instrucciones de uso (Istruzioni d’uso) di Cabello/Carceller, un’ironica guida visuale nella quale una serie di gesti, atteggiamenti e pose tradizionalmente maschili, sono rappresentate da una donna; seguendo le istruzioni indicate nel video, chiunque può arrivare ad acquisire un’immagine maschile precisa in un tempo breve, semplicemente eseguendo questo decalogo basilare ed ironico. La mascolinità si manifesta come una costruzione, pertanto chiunque sia consapevole di queste regole può diventarne un buon interprete.

Bollos (Brioche), sempre di Cabello/Carceller, propone un’azione muta e semplice nella quale le artiste mangiano la propria brioche con panna davanti alla camera. Il gioco tra la performatività linguistica e l’azione performativa rappresentata, diventa il punto di'inizio concettuale del lavoro. La realizzazione in bianco e nero e lo sguardo diretto, rinforzano un’azione che non cerca di nascondere la sua intenzione chiaramente sovversiva. La strategia di riappropriazione dei termini adoperati in un primo momento come insulti (per esempio l’uso della parola queer in inglese, si riproduce anche nella lingua spagnola col termine bollo-brioche). La sfida del confronto diretto rileva l’idea di risposta deliberata di una parola che si rivolge ad una storia omofobica (in quest’esempio chiaramente lesbo-fobica), ricattata da quella logica del rifiuto, e la ripulsa invocandola reiteratamente.

Il lavoro di Noé Bermejo, Autobiografia apocrifa, parte dal suo corpo come principale arma di difesa, attacco e mediazione, attraverso il quale cerca di stabilire una comunicazione con sua madre e a posteriori di farne mezzo per riflettere sugli attributi che sostengono l’identità. É un lavoro work in progress nel quale l’artista si fotografa incarnando diversi ruoli sociali, sia come uomo che come donna; in questo processo l’artista si sottopone ad un intervento chirurgico che provocherà un cambiamento fisico importante, un cambiamento che lo porterà quasi a non essere più riconoscibile: il suo corpo diventa allora document, attraverso il quale sottolinea la presenza e influenza della famiglia, della religione, dell’educazione...

In Ictu Octuli di Greta Alfaro é un video che presenta una scena poco abituale: un tavolo apparecchiato per un pranzo, ma situato nel bel mezzo di una campagna, nell’attesa che i suoi commensali occupino le relative posizioni. Pian piano arriva un gruppo d’avvoltoi che invade lo spazio, distruggendolo, e rompendo ogni regola e ordine sperato: animali che potrebbero essere genericamente neutri, ma che servono per far presente le diverse tipologie di abusi di potere che si compiono in tante situazioni quotidiane.

Il lavoro di Naia del Castillo, Entre flores y medusas (Tra fiori e meduse), si compone invece di nove fazzoletti di stoffa ed una fotografia: ogni fazzoletto ritrae il viso di una donna di diversa nazionalità e in uno dei suoi occhi appare il ricamo di un fiore oppure di un serpente, rivolgendo immediatamente lo sguardo alla simbologia mitologica e alla religione.

I fazzoletti come oggetti sono stati messi in relazione con la femminilità, allo stesso modo che il ricamo o il cucire lo sono per tradizione, e non é casuale che l’oggetto ricamato sia nell’occhio della donna, ostacolando così lo sguardo diretto. Si tratta infatti di un’invasione da parte di questi elementi culturali che costringono la libertà della donna; strutture peraltro interiorizzate paradossalmente come obiettive, anche se create da un punto di vista androcentrico.

Inaugurazione giovedì 29 aprile, dalle ore 18

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via Genova, 17 - Prato
Ingresso libero

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