Allegorie consapevoli. Una riflessione sulla condizione odierna attraverso la rappresentazione di capre umanizzate che testimoniano conflitti e seduzioni della collettivita'.
“... Erica Cavalli – la chiamiamo così per comodità, pur se per precisione è Anna Erica Cavalli Beard – ci propone i tanti termini felici o problematici della condizione odierna; lo fa con quelle sue capre umanizzate che testimoniano conflitti e seduzioni, modi d’essere e di pensare che sono i caratteri del singolo e della collettività.
Si tratta di cose meditate, nate dalla riflessione, sviluppate con precise regole estetiche.
Da un singolo lavoro si sale a un quadro più generale, ossia alla collocazione di un’umanità dove l’archetipo può apparire a molti davvero inusuale, ma le forme definite da un bagaglio culturale e tecnico sicuramente più che apprezzabile, ci portano per mano in uno spazio plastico carico di effetti chiaroscurali e persino di volute deformazioni compositive.
Nasce una suggestiva allusione dove uno o più elementi figuranti indicano molte situazioni del vivere.
Ne “Il peso” possiamo notare il carattere di una certa famiglia gravata dalla materialità; in una “Trilogia” manca il dialogo, mentre in un’altra c’è armonia e amore. In “Morte” vediamo l’impressione per la vita fuggente, col volto drammatico ormai sconfitto, mentre la recentissima “Pazienza” attesta la razionalità di ogni atto ove il rigore mentale si allinea all’equilibrio.
Nel tutto insistono punti lirici, cosicché ci vengono in mente sia le opere di Pietro Giacomo Palmieri, Marc Chagall e di Pablo Picasso e di quelle dello scultore animalista toscano Sirio Tofanari, autori rispettivamente di “Armento” (1778-1790), “Coppia con capra” (1911), “La Capra” (1950) e “Le Capre” (1920), sia le poesie di Umberto Saba “La capra” e di Cesare Pavese “Il dio caprone” e le asserzioni secondo cui questo animale sacrificale per eccellenza, assume valenze diverse al maschile e al femminile.
Ai tempi degli antichi Greci la capra simboleggiava il lampo tanto era agile e imprevedibile, e opportune – a questo punto – le parole della stessa Artista che le rende omaggio “... per l’adattabilità in ogni luogo e situazione, come per la grande pazienza”.
Nella sua tematica non poteva comunque mancare la figura del satiro, metà uomo e metà capra, il quale nell’immagine popolare è stato per lo più collegato alla malizia e alla licenziosità e accostato pure ai goderecci e istintivi seguaci di Bacco.
Ben definito in “Satiro Piangente” e in “Conflitto”, è stato fissato nella prima terracotta durante un pianto non tanto liberatorio, ma che ne segna un momento scuro e doloroso, mentre nella seconda notiamo una conflittualità interiore spietatamente espressa nelle smorfie deformanti la faccia.
D’altro canto se la capra ne “Il troppo” incarna poi “l’animale-uomo”, vinta e soggiogata dalla mollezza dei costumi, anche tutte le altre opere di questa brava scultrice devono essere ammirate per un contenuto che ferma lo sguardo, sollecitando la mente di molti di noi.
Il suo mezzo non è occasionale, non è un qualcosa di temporaneo destinato agli umori collettivi o ingaggiato da una società che limita e condiziona e spesso massifica l’Arte, bensì l’alleanza con quei concetti secondo i quali “non è un gioco”, ma una verità che si collega in definitiva alla vita.
Le “Allegorie consapevoli” raccontano, esprimono, interpretano l’“Io” di una artista particolarmente sensibile che si presenta al pubblico con l’originalità di opere fatte col cuore. Autenticamente”. (Lodovico Gierut)
Inaugurazione 1 maggio ore 18
Galleria “La Meridiana”
Via P. E. Barsanti, 29, Pietrasanta (Lucca)
Ingresso libero