Spazio Broggi 5
Milano
via Broggi, 5
02 36590872
WEB
Maurice Cerasi
dal 3/5/2010 al 17/5/2010
16-20

Segnalato da

Olaf Andre Bohr




 
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3/5/2010

Maurice Cerasi

Spazio Broggi 5, Milano

Dipinti 2005 - 2010. L'artista, dopo decenni di disegni e di rare incisioni e tempere, torna alla pittura ad olio e all'astratto. Dal 2005 ha prodotto 4 serie di quadri: Interni, Citta', The Dead e Quartetti.


comunicato stampa

Tra astratto e figurativo Maurice Cerasi sembra trovare un modo di contenere e rispettare il ciclo della vita. Contenere l'essenza, il punto, il cerchio, il triangolo, studiare gli scorci, le vesti, alla ricerca di vani spaziali oltre la gabbia di cristallo. Mentre i colori sinuosi resistono, all’ignoto di un buco nero. Olaf Andre Bohr

Da qualche anno, Maurice Cerasi lavora il più delle volte su supporti duri, dal formato quadrato di cui esplora le potenzialità pittoriche cominciando col ritagliare la superficie attraverso due mediane incrociate. Talvolta, queste sono lasciate incompiute mentre il loro punto d’intersezione è quasi sempre decentrato, al punto che il futuro quadro si divide in quattro quadrilateri, uguali o disuguali, che comunicano tra di loro nei margini. Altre volte, cancellandosi in favore di un rispecchiamento all’infinito, queste mediane rivaleggiano anche con linee contraddittorie che contribuiscono ad orientare (o disorientare) lo sguardo.

L’artista organizza lo spazio in una struttura quaternaria e lo riempie con colori la cui giustapposizione o successione sfumata conferisce profondità, lo anima con forme e segni simbolici, a volte figurativi, a volte astratti o enigmatici. Da queste composizioni sapienti e colorate emana un ritmo musicale percepibile di primo acchito nonché un equilibrio mai perso nemmeno nelle opere più tormentate. Una nuova armonia affiora in superficie. La pittura di Maurice Cerasi è il tramite con cui, nell’accettazione dell’ordine e del disordine del mondo e della vita, la visione creativa riorganizza il tutto al fine di raggiungere, forse, una forma di serenità. Testo originale francese di Marie-Ange Jourdan-Gueyer

Maurice Cerasi, dopo decenni di disegni a tratto e di architettura, e di rare incisioni e tempere, torna alla pittura a olio e all’astratto. Dal 2005 – e con un’interruzione di più di dodici mesi per una grave malattia – ha prodotto, oltre ad un esiguo numero di ritratti, quattro serie di quadri: Interni, Città, The Dead e Quartetti.

Le due serie iniziali contengono forti elementi figurativi che, nelle ultime due, spesso messe in lavorazione assieme alle prime, raggiungono un’astrazione palese e solo in apparenza totale. L’astrazione, va detto, non è mai completa né mai totalmente assente. Il ritorno alla passione giovanile per la pittura a olio e per l’astratto è sì nei mezzi materiali (persino nel recupero degli stessi tubetti di colori custoditi gelosamente per tanti anni!), lo è molto meno nel metodo. Ora il procedimento verso l’astrazione è graduale: l’immagine figurata si lascia distillare sino a diventare mera evocazione della figura-matrice, a diventare cioè una forma potenziale. Segno di tale gradualità è, nei primi quadri della serie più compiutamente astratta, i Quartetti, il ricorso ai simboli dell’alfabeto sillabico miceneo, il cosiddetto “lineare B greco”, forse derivato dai geroglifici egizi ma decantandone le forme figurative in simboli ormai astratti e perciò tanto più evocativi.

Oltre a sfruttare l’evocazione intrinseca di figure tendenti all’astrazione, i Quartetti prendono spunto dall’ossessiva ripartizione, come in quasi tutti i quadri di questo periodo, siano essi astratti o figurativi, in quattro campi coloristici che in questa serie diventano quattro parti geometricamente definite. Due quarti del quadro prendono i toni dell’azzurro e del verde; gli altri due si vestono di colori più caldi e più scuri, così come in un quartetto musicale i due violini cercano armonie con i toni più gravi e più caldi della viola e del violoncello, o ad essi si contrappongono. Si può intuire l’origine di tale scelta vedendo l’unico ritratto esposto, La Ginestra, cerniera tra le due ultime serie. E’ uno schema questo della quadripartizione che offre infinite possibilità di variazione e di esperimenti formali. Non sorprenda la diversità coloristica e di corpi formali, di ritmi, di equilibri-squilibri nei vari esemplari di una stessa serie; la sostanza formale e di ricerca è sempre la stessa: mette in campo variazioni sperimentalmente definite sul tema di fondo specifico della serie, tema costante che è dato dall’intonazione peculiare di luci e ombre e da una composizione basata sull’assemblaggio di quattro parti ciascuna autonoma ma in relazione armonica con le altre.

Nella serie The Dead l’esperimento è quello di un grande vuoto (nero o bianco) centrale che erode (o è eroso da) colori e segni colorati vivi ai suoi margini, ripartiti grosso modo in quattro aree dominanti. Vi è un’associazione di idee o stati d’animo col racconto-“epifania” fulcro dei Dubliners di Joyce – The Dead, appunto -: memoria o obliterazione della memoria, vuoto e suggestione della presenza perduta, paura e tranquilla accettazione della scomparsa.

Inaugurazione martedi 4 Maggio ore 18.30

Spazio Broggi
Via Broggi 5, Milano
Orari: lun-sab 16-20
Ingresso libero

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Chiara Pellegrini
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