Mostra antologica che raccoglie opere dell'artista americano dal 1948 al 1998. In collaborazione con la Bluhm Foundation e la Jacobson Howard Gallery di New York, l'esposizione presenta una selezione di lavori su tela e su carta: olii, inchiostri, acrilici, acquerelli e gouache.
La personale dedicata a Norman Bluhm è un’importante antologica che raccoglie opere dell’artista americano dal 1948 al 1998.
In collaborazione con la Bluhm Foundation e la Jacobson Howard Gallery di New York, la mostra presenta una selezione di lavori su tela e su carta: olii, inchiostri, acrilici, acquerelli e gouache.
Norman Bluhm nasce nel 1921 a Chicago, già dall’adolescenza si interessa di arte e dopo aver concluso le scuole superiori diviene il più giovane allievo di Mies van der Rohe all’Armour Institute of Chicago. Per tre anni studia con rigore l’architettura moderna, esercitandosi in disegni architettonici meticolosamente dettagliati. Scoppiata la guerra, Bluhm si arruola diventando pilota e partecipa a molte missioni sul Nord Africa e sull’Europa.
Dopo la guerra, Bluhm riprende gli studi di architettura, ma sa perfettamente che non può più tornare alla vecchia vita, la guerra lo ha cambiato e rimarrà nei suoi pensieri ancora per molto tempo dopo essere partito per l’Europa per inseguire la carriera artistica. Nel 1947, dopo aver trascorso un breve periodo in Italia, si trasferisce a Parigi e fa parte di quel gruppo di artisti e scrittori americani che dopo la fine della seconda guerra mondiale hanno scelto per varie ragioni di stabilirsi nella capitale francese.
Durante il periodo trascorso a Parigi, Bluhm stringe amicizia con vari artisti, condivide lo studio con Sam Francis ed ha modo di conoscere Joan Mitchell. Si trova dunque al centro di una comunita internazionale.
Alla fine degli anni Cinquanta torna a vivere e a lavorare a New York. Come numerosi giovani artisti, tra cui gli scultori John Chamberlain, Mark di Suvero e la pittrice Joan Mitchell, Bluhm è influenzato ed ispirato da Pollock, Willem de Kooning e Franz Kline. Malgrado le ovvie differenze esistenti tra loro, ciò che li accomuna e che diventa importante nell’approccio che caratterizza Bluhm, è la loro costante dedizione al disegno, tutti e tre disegnano nei loro dipinti. Per Bluhm il disegno è fondamentale: è sia il punto di partenza che il motore della sua arte. In quasi cinquant’anni di lavoro Norman Bluhm ha creato quattro distinti nuclei di opere, quattro fasi diverse ciascuna delle quali dura più o meno un decennio. Il suo obiettivo è stato sempre perfettamente chiaro: creare dipinti che esprimessero la sua visione spirituale nel modo più profondamente umano possibile e precisamente con grande stile e profondo senso drammatico.
L’ultimo periodo della sua attività va dalla metà degli anni ’80 sino alla sua morte, avvenuta nel febbraio del 1999. Se prima optava per una forma centrale attorniata da forme più piccole, ora sceglie grandi composizioni, suddivise in una molteplicità di sezioni, ognuna delle quali ha una propria autonomia eppure è parte integrante dell’opera.
Norman Bluhm è ritenuto uno degli esponenti più significativi dell’Espressionismo astratto americano insieme a Brooks, Dugmore e Di Suvero. Sue opere sono presenti musei e collezioni pubbliche, tra questi il Metropolitan Museum of Art, il Whitney Museum of American Art e il Museum of Modern Art di New York.
Inaugurazione mercoledì 5 maggio ore 18
Galleria d'Arte Il Gabbiano
via della Frezza, 51 Roma