Anime della terra-spirito e materia. L'artista milanese espone una trentina di opere tra sculture e installazioni, raggruppate in cinque sezioni: Anime della terra, Donne della terra, Donne dello spirito, Uomini della terra, Energie della terra.
a cura di Roberto Borghi
L'anima dell'argilla a Sant'Ambrogio
Arte, terra e spirito nella mostra personale di Lorenza Morandotti
Mostra personale
dell’artista milanese Lorenza Morandotti che espone le sue opere in argilla
per la prima volta nel capoluogo lombardo presso l’Antico Oratorio della
Passione della Basilica di Sant’Ambrogio dall’11 al 19 maggio.
Martedì 18 maggio chiuderà la mostra un finissage durante il quale verrà
presentato il libro “L’argilla condivisa”, nato dall’incontro dell’artista
con Frère Daniel de Montmollin, uno dei fondatori della comunità di Taizé e
guida di un gruppo di ceramisti impegnati oltre che nella produzione anche
nella trasmissione: nel presentare l’argilla creano situazioni di
apprendimento accompagnando la persona a scoprire risorse ed emozioni
assopite. Materia, allievo e maestro creano un’alleanza dove ognuno è
coinvolto in un percorso di scoperta reciproca. “Guardare e toccare”, questo
il titolo della serata, è un invito a non essere passivi, a farsi
coinvolgere: il pubblico avrà la possibilità di entrare in contatto diretto
con questa materia tanto povera quanto speciale.
"La terra, intesa come argilla, è una materia povera, pesante, sporca ed
inerte" dichiara Lorenza Morandotti "Eppure la sua plasticità e la sua
capacità di accogliere e trattenere le impronte invita chi la tocca a
trasformarla per formare qualcosa di utile, di bello, a volte di sacro, che
comunque incarna lo spirito e la volontà di chi crea." Oltre a dedicarsi
all’attività artistica presso la storica Fornace Curti di Milano, l’artista
mette le sue competenze tecniche e di gestione della relazione con la
persona, apprese nella formazione di arteterapia, a disposizione di chi
desidera affrontare un percorso di formazione, apprendimento e conoscenza di
sé attraverso l’uso dell’argilla.
La mostra accoglie una trentina di opere tra sculture e installazioni,
raggruppate in cinque sezioni.
Anime della terra, anime sottili che emergono dalla crosta terrestre, in
solitudine, in coppia, in contemplazione, a volte accartocciandosi a volte
intersecandosi, in una danza continua tra solitudine e relazione. Le anime
in porcellana nella loro candida sottigliezza contrastano con la crosta
terrestre materica, a volte esplosa, a volte fusa, che evoca luoghi del
cosmo. La materia diventa spirito.
Donne della terra, donne di roccia, solide, pesanti, sedimentate, erose
dagli eventi, sempre capaci di contenere ed offrire. Archetipo senza tempo
della terra madre.
Donne dello spirito, figure essenziali, eleganti e silenziose. Avvolgono,
proteggono ed offrono un grembo ovale, sintesi della capacità nascosta di
generare vita. Qualcosa di universalmente sacro.
Uomini della terra, sagome antropomorfe montate su pannello con gradinate
cromatiche in acrilico. Metafora dell’uomo sempre in affanno, destinato in
eterno a scalare qualcosa.
Energie della terra, serie di lavori nati da acqua terra e fuoco, che
rappresentando se stessi evocano la potenza e la ricchezza di queste energie
vitali.
"Lorenza Morandotti ha intravisto nell’argilla una metafora della materia
primordiale, una sorta di ingrediente-base della realtà" spiega Roberto
Borghi in veste di curatore della mostra. "Le sue opere non sono meri
esercizi plastici, ma tentativi di modificare l’assetto delle cose, di
incidere sulla forma complessiva del reale. Con la consapevolezza che il
primo ambito d’azione è sempre l’uomo che, secondo il racconto del libro
della Genesi, Dio ha modellato proprio nell’argilla."
Per Lorenza Morandotti l’argilla non è solo materia prima della sua arte, ma anche strumento attraverso il quale condurre le persone in un percorso di conoscenza di sé e della propria creatività, in qualunque età e fase della vita si trovino. Formatasi alla scuola di arteterapia ARTEA, rispetta questa professione, ma nel suo lavoro preferisce parlare di “arte al servizio della persona”: «curare le patologie è un altro lavoro, servono un’equipe, cartelle cliniche e diagnosi. La mia attenzione è rivolta alla persona comune, spesso in cerca di benessere, anche interiore. Non guarisco, semplicemente ascolto, propongo, accompagno in un percorso di scoperta, con l’obiettivo di suscitare la voglia di continuare la ricerca anche in modo autonomo. Spesso vengono in atelier persone attratte dall’argilla che iniziano percorsi di cambiamento sorprendenti, che però vanno gestiti con la stessa serietà e competenza richieste dal lavoro terapeutico vero e proprio, ma senza giudizio». Seguendo il metodo di lavoro di Frère Daniel e lo spirito dell’Argilla condivisa, è convinta che la relazione che si crea tra materia, maestro e allievo sia parte integrante del lavoro di formatore.
Ha condotto gruppi e allestito atelier d’arte al servizio della persona, anche in situazioni di disagio, fra i quali il laboratorio di arti figurative per minori non accompagnati che ha diretto nell’ambito del progetto “La Fabbrica del Talento” in collaborazione con l’Università Cattolica.
Il suo atelier è inserito nella cornice della storica Fornace Curti, attiva dal 1400. Un luogo di cui si era innamorata trent’anni fa, quando vi era capitata portando in gita una scolaresca, e che ora ospita la sua attività di artista. Oasi di pace e tranquillità nel clamore metropolitano, la Fornace è simbolo di quella lentezza che è cifra peculiare del lavoro dell’argilla.
La produzione di Lorenza Morandotti si può dividere in due grandi aree: piccole sculture, pura incarnazione delle sue idee, e oggetti che nascono dal piacere per la forma e per la materia. Non si riconosce nel confine che si vuole porre tra Arte e oggetti d’uso: ogni sua creazione è il risultato di riflessioni e scelte continue di forma, materia ed emozioni.
Le tecniche usate sono varie, alcune tradizionali, altre sperimentate dall’artista. Gres monocottura, terre sigillate, raku, terracotte smaltate, biscotto, porcellana, paper clay, terzo fuoco. Gli smalti sono realizzati partendo dalle materie prime e alcuni materiali sono stati raccolti dal suolo e lavorati direttamente dall’artista.
Prestigiosa la cornice nella quale vengono esposte le opere dell’artista
milanese. L’Antico Oratorio della Passione di Sant’Ambrogio, costruito nel
1477 insieme all’annesso chiostro e decorato con affreschi di Bernardino
Luini, dopo aver accolto la confraternita di S. Maria della Passione da cui
prende nome, fu requisito nel ‘700 e adibito a vari usi. Dal 2000 ospita
mostre d’arte.
L’Antico Oratorio della Passione è sempre stato fin dalle sue remote
origini un luogo dove alcuni devoti davano assistenza fino all’ultimo
respiro alle anime percepite sia come sacre esistenze, sia come fraterne
sostanze» commenta Cosimo Mero, responsabile dello spazio espositivo. «Le
anime viste da Lorenza Morandotti sono sostanze sottili che danzano, spiriti
che vibrano, non simboli ma concrezioni di realtà esistenti e vive, colte
nell’unica maniera possibile: la forma fittile, terrosa e porcellanosa. Non
c’era altra possibilità per dare corpo allo spirito se non ricorrendo
all’argilla che a sua volta si eleva oltre il meramente materiale.
"La mostra è una voce sottile che vorrebbe farsi sentire nella grande
Milano, mia città natale. La speranza è incontrare occhi che vedano,
orecchie che ascoltino e soprattutto anime che si mettano in relazione per
fare circolare energia buona. Per non lasciare incompiute opere, che per
metà sono di chi le fa e per metà sono di chi le guarda." (L. Morandotti)
Ufficio stampa
Tatiana Gammacurta 335 8202598 info@kinesiscomunica.com
Inaugurazione: martedi' 11 maggio ore 18
Antico Oratorio della Passione di Sant’Ambrogio
piazza Sant'Abrogio 15, Milano
lun.-ven.: 15,30-19,30, sab.-dom. 10-12,30 e 15,30-19,30
Ingresso libero