Vista Arte e Comunicazione
Roma
via Ostilia, 41
06 45449756 FAX 06 45449162
WEB
In-Differenze
dal 14/5/2010 al 27/5/2010
lun-ven 14-19.30, sabato 17-19.30

Segnalato da

Soqquadro




 
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14/5/2010

In-Differenze

Vista Arte e Comunicazione, Roma

La mostra, a cura di Marina Zatta, e' centrata sulle problematiche legate alla diffusione del razzismo nell'attuale societa' multietnica. Opere di Fatmira, Giulio Gamberucci, Carlo Inglese ed altri ancora.


comunicato stampa

a cura di Marina Zatta

Sabato 15 maggio 2010 si inaugura alle ore 18.30 presso lo spazio Vista Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41 (zona Colosseo) a Roma, la mostra In-Differenze degli artisti Pierluigi Amici, Alessio Calega, Franco Damiano, Simone D’Amico (Bingo), Fatmira, Giulio Gamberucci, Carlo Inglese, Raimondo Oliviero, Simone Simon Ostan, Banafsheh Rahmani, Ramon Trinca e Ruediger Witcher.

La mostra è centrata sulle problematiche legate alla diffusione del razzismo nell’attuale società multietnica.

“Vista” è un centro dedicato all’arte ed alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Una project gallery che si rivolge ai giovani talenti esordienti ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo. In questo luogo Soqquadro espone la collettiva In-Differenze, un progetto di Marina Zatta sulle difficoltà legate al razzismo nell’attuale società multietnica.

La società in cui viviamo si sta delineando sempre più come multiculturale e multietnica, ed al contempo le paure delle persone nei confronti dell’Altro, del Diverso si stanno amplificando. Ciò crea delle tensioni sociali esasperate da una politica qualunquista, xenofoba e populista, che anziché elaborare un percorso di socialità condivisa e dell’accoglienza, spinge le persone a rinchiudersi nel proprio recinto respingendo l’altro che, a sua volta, rivendica in modo a volte esasperato le sue radici culturali.

Questa gara tra civiltà “evolute” ed altre “inferiori” rischia di far diventare l’Italia una polveriera etnica, la barbarie di ciò che è accaduto a Rosarno ed altri episodi simili preannunciano, in modo drammatico ma chiaro, questo rischio, che ci sta spingendo verso una guerriglia urbana etnica che altri paesi, in modi diversi ma similari, già conoscono; la Francia degli scontri nelle banlieu parigine o l’America delle gang etniche sono due esempi di tensioni etniche sfociate nella violenza che la storia dell’emigrazione conosce.

In quest’ottica la costruzione di una società capace di accettare ed inglobare al suo interno le differenze culturali e religiose è il modo migliore per non gettare benzina sul fuoco, e quindi la creazione di una società Indifferente alle Differenze è ciò che Soqquadro auspica e desideriamo, con questa mostra, dichiarare quest’auspicio con chiarezza attraverso l’esposizione di opere che, anche simbolicamente, raccontino la necessità/opportunità di realizzazione di un mondo aperto alla tolleranza e non all’esclusione razzista.

A leggere la biografia di Pierluigi Amici ci si trova in un percorso improntato con umiltà alla volontà di imparare dai maestri d’arte le tecniche pittoriche e scultoree raggiungendo, nonostante lui lo neghi, livelli di maestria. Parlando del suo lavoro dice: “Non ho mai fatto mostre, non ho mai venduto niente, utilizzando il baratto o il regalo, non sono intellettuale e non mi piacciono mail le cose che faccio, ma gli voglio bene”. L’opera che espone, dal titolo Fidati ha una narrazione poetica semplice ma di grande impatto comunicativo: vi è raffigurata una mano tesa verso lo spettatore a simboleggiare il bisogno di accogliere e fidarsi gli uni degli altri.

Alessio Calega così descrive il suo lavoro: “Parlo con le immagini, veicolando significati che ognuno accoglierà e farà propri. Punto ad un autonomia dell'arte come risposta a situazioni concrete che mi appartengono, immagini molto fisiche che si rivelano con grande impatto per poter dire la verità”. In questa mostra espone l’opera Riflettere in cui un uomo si guarda allo specchio con una posa ed uno sguardo fissi, bloccati, quasi come fosse bloccato da un’improvvisa rivelazione di sé.

Nell’opera Blue di Franco Damiano due grandi occhi di un uomo di colore scavano l’anima dello spettatore. Per Damiano la trama della tela e' la trama della sua vita. buchi, tagli e toppe sono le molteplici cicatrici che raccontano una storia che non e' mai finita e mai finira'. tristezza, rabbia, speranza e' tutto cio che resta nei suoi occhi.

Simone D’Amico, in arte Bingo, espone l’opera Donna di colore con la quale vuole descrivere l'estraneità di una donna di colore nella nostra società. La donna rappresentata nel quadro è ornata dei monili della sua terra ed ha uno sguardo triste velato di malinconia e rimpianto per il suo paese. A corredare la poetica di questo quadro, Simone D’Amico espone anche l’opera Addio Africa che simboleggia l’inizio di un viaggio che non avrà mai fine.

Fatmira ,costruisce le proprie opere tirando fili e cucendo sulla tela come cicatrici sulla pelle, aggrappandosi al telaio con quel senso di precarietà e di flessione che ci appartiene e che cresce esponenzialmente. La tela fragile ,viene maneggiata,manipolata cosi come,nella realtà quotidiana avviene con le vite. Soffermandosi ,portando un momento di riflessione la dove ognuno di noi cela, dietro apparenze patinate o costruite,una fragilità esistenziale, che è parte dell'artista stesso.

Del suo lavoro Giulio Gamberucci ci dice: “Il mio scopo in pittura è sempre stato quello di usare la natura e la realtà che mi circonda come mezzo, per cercare di fissare sulla tela le mie reazioni più intime di fronte al soggetto. Grazie a questo procedimento interiore il soggetto supera le contingenze specifiche e assume un significato più vasto e profondo.

Carlo Inglese osserva e racconta il mondo intorno a sé con un occhio critico verso la nostra idea di modernità. Così descrive infatti il suo stile narrativo: “nella frenesia quotidiana colgo le fragilità della vita moderna, che diventano motivo di riflessione e natura delle mie opere, esse diventano trascrizione di un vivere inquieto ma più che mai classificato, omologato, inquinato da quotidiane ingerenze che ci privano di un giudizio personale alimentando focolai d’incomprensioni, fobie ed ossessioni che si annidano negli animi indebolendoli, fino a comprometterne l’esistenza stessa.”

Nell’opera Condominio Felice di Raimondo Oliviero ci sono tanti condomini felici che ci circondano, tutti inesorabilmente simili tra loro, abitati da persone uguali nelle loro abitudini, nei loro pensieri e, soprattutto, nei loro pregiudizi. In Condominio Felice dei visi scultorei e tridimensionali sono incastrati ed emergono da finestre che espongono ed imprigionano al tempo stesso, come se guardare (e giudicare) il mondo “stando in finestra” ci rendesse automaticamente prigionieri.

Simon Simone Ostan parlandoci del suo lavoro ci dice: “Io amo il contrasto assoluto!” Infatti, la sua opera presente in mostra, dal titolo His face, gioca fortemente sul contrasto del bianco e nero. Su un fondo bianco, assolutamente irregolare nella sua monocromia, spiccano due mani, stilizzate con un segno grafico quasi infantile, che si intrecciano tra loro fondendosi l’una nell’altra.

Banafsheh Rahmani espone un’opera intitolata L’America, nella quale e’ rappresentata una donna di colore con un’immagine di grande potenza poetica. Di quest’opera lo stesso artista ci dice: “L'America nel mio quadro è il corpo di una donna nera che riempie completamente l'immagine. E' vigorosa, piena del orgoglio,vittoriosa nella sua terra. Quest' opera è stato ispirata da una fotografia scattata a New York, dove si possono trovare tutti popoli e le differenze del mondo, in una convivenza talvolta aspra e difficile ma possibile”.

Ramon Trinca ci narra il suo percorso artistico così: “Dipingere è la mia strada. La seguo quando non sento l'armonia della spazio, dilatato e da me risvegliato, dove mi muovo da solo a raccogliere tra quel che non considero reale, ma intendo dipingere. Dipingere è la mia strada ed è unicamente la mano che disegna e scopre quale sia il concetto segreto che distingue le domande, le parole e le rivelazioni. Dipingere è per me una strada bianca, uno sguardo ode, una visione poesia, che sola fa delle mie osservazioni orizzontali il sostegno per il mio equilibrio verticale.''

Ruediger Witcher presenta un’opera in cui un gruppo di bambini di colore, accovacciati a terra, guardano lo spettatore con occhi cupi. Per l’artista l’opera e’ nata con queste motivazioni: “Questo pensiero/lavoro nasce da una tenda (barriera quasi invisibile) come base, per esprimere un sentimento nascosto nei confronti di chi ha condiviso gioie, curiosità, sentimenti, emozioni. Un modo diverso rispetto a noi, ma che indipendentemente dal luogo o dal momento ci fa riflettere sulla diversità e allo stesso tempo su quanto uguali o simili.

Inaugurazione sabato 15 maggio ore 18.30

Vista Arte e Comunicazione
via Ostilia, 41 - Roma
Dal lunedì al venerdì 14.00-19.30 sabato 17.00-19.30, aperto il 25 aprile
Ingresso libero

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