L'opera di Ribbeck affonda le sue radici nell'arte germanica e nordica, ma si espande in un senso piu' universale, che trascende le coordinate spazio-temporali. Di piccolo formato, come icone, appese all'altezza dello sguardo, le sue opere chiedono un rapporto individuale e ravvicinato.
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Si potrebbe fare una lunga lista delle fonti d’ispirazione di Bernd
Ribbeck: le architetture utopiche e moderniste, le vetrate gotiche, la
pittura spirituale di Hilma af Klint, le astrazioni di Robert e Sonia
Delaunay e i disegni di Vaslav Nijinsky sono alcune tra le più evidenti.
Ma tutti questi riferimenti sono solo il nutrimento di un lavoro che
tuttavia non si può spiegare che con se stesso.
L’opera di Bernd Ribbeck affonda le sue radici nell’arte germanica e
nordica, ma si espande in un senso più universale, che trascende le coor-
dinate spazio-temporali. Le sue opere vanno esperite più che raccontate.
Di piccolo formato, come icone, appese all’altezza dello sguardo, chie-
dono un rapporto individuale e ravvicinato. Vedendole si può percepire
come siano composte di strati e di materiali diversi, di sovrapposizioni
e cancellature, di trasparenze. Ai dipinti su tavola realizzati con acrilici,
penne a sfera e pennarelli si alternano gli acquerelli su carta, dai toni più
morbidi e slavati. Il colore viene dato e poi rimosso, lasciando tracce del
suo passaggio.
La definizione di arte astratta o geometrica sta stretta ai lavori di Bernd
Ribbeck. Guardandoli si possono immaginare paesaggi e maschere afri-
cane, angeli e fiori, pianeti e volti, sebbene nulla sia mai rappresentato di-
rettamente.
La tensione tra simmetria del disegno e asimmetria dei colori, tra perfe-
zione e imperfezione, le variazioni tra un’opera e l’altra, sono frutto di
una paziente ricerca di luce e di equilibrio, di una pratica con cui Ribbeck
si riallaccia alle utopie del passato rendendole presenti.
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One could draft a long list of Bernd Ribbeck’s sources of inspiration.
Some of the most evident would be utopian and modernist architecture,
Gothic stained windows, Hilma af Klint’s spiritual painting, Robert and
Sonia Delaunay’s abstractions, and Vaslav Nijinsky’s drawings. And yet
all these are but the subsoil of an opus that can nevertheless be explained
solely by itself.
In a certain sense, the roots of Bernd Ribbeck’s work are embedded in
Germanic and Nordic art, and yet they spread out universally, going
beyond all space-time coordinates. His works need to be experienced
more than narrated. Hung at eye level, these icon-like small-format
works call for a one-to-one, close-up relationship. Looking carefully, we
can see how they consist of different layers and materials, overlappings,
erasures, and transparencies.
The acrylics – and the watercolours on
paper, which are softer and paler – alternate with ballpoint and felt-tip
pen. Colour is applied and then removed, leaving traces of its passing.
No definition of abstract or geometrical art quite fits the broad scope of
Bernd Ribbeck’s works. They call to mind landscapes and African masks,
angels and flowers, and planets and faces, even though nothing is ever
represented directly.
The tension between the symmetry of the drawing and the asymmetry
of the colours, between perfection and imperfection, and the variations
in the different works are the outcome of patient research into light and
equilibrium, and of the way in which Ribbeck gives new, present-day
life to the utopias of the past.
Inaugurazione 15 maggio, ore 18.30
Norma Mangione Gallery
via Matteo Pescatore, 17 - Torino
orari: mart-sab 15.30-10.30 o su app.
Giovedì 10 giugno 2010 fino alle ore 24.00, in occasione dell’apertura collettiva di TAG
ingresso libero