La peculiarita' del percorso espositivo, che si snoda attraverso cinque sezioni consiste nell'affrontare il tema dell'antico, dell'origine e della trasformazione del mondo e delle civilta' secondo il doppio registro dell'indagine naturalistica e della ricerca antiquaria.
Fossili Alfabeti Rovine
'L'Antichità del Mondo. Fossili Alfabeti Rovine', a Bologna presso i Musei di Palazzo Poggi e la Biblioteca Universitaria, in via Zamboni 33.
Organizzata nell'ambito del Joint European Exhibition Project 'Academic Heritage and European Universities' - formato da dodici tra i più prestigiosi atenei del mondo impegnati in un programma di studi e di ricerche sulle collezioni scientifiche moderne.
La peculiarità del percorso espositivo, che si snoda attraverso cinque sezioni ( Ferdinando Cospi e l'antico, Le antiquitates di Luigi Ferdinando Marsili, Dalla storia del mondo alle scienze della terra, Le antichità : immagini, monumenti e rovine, Testimonianze del passato: alfabeti e scritture) consiste nell'affrontare il tema dell'antico, dell'origine e della trasformazione del mondo e delle civiltà secondo il doppio registro dell'indagine naturalistica e della ricerca antiquaria.
Dai fossili alle età del mondo, dalle epoche della natura alle antiche scritture, i diversi percorsi che compongono la Mostra evidenziano - in gran parte attraverso le collezioni sei e settecentesche - le scoperte e gli avanzamenti che in età modrnai hanno compiuto i differenti ambiti del sapere.
Dipinti, strumenti scientifici, reperti naturalistici, marmi, gessi e ceramiche, libri, incisioni, disegni ed epigrafi, sono interpretati come fonti della storia e della cronologia delle civiltà , elementi di una storia fisica della terra e del cielo e di una storia meccanica della natura: così la Mostra insegue la storia attraverso spettacolari ricostruzioni storiche e naturalistiche (come nel percorso della vulcanologia) e innovative tecniche di allestimento (come nella sala Aldrovandi, in apertura di mostra, che ripropone la Stanza delle Meraviglie).
La Mostra, progettata da un gruppo di specialisti di diverse discipline, dalla storia dell'arte all'archeologia, dall'astronomia alla storia della scienza, dalla fisica alla storia del collezionismo, e coordinata da Walter Tega, è stata allestita nelle splendide sale del Museo di Palazzo Poggi, diventando così parte integrante del sistema museale più importante dell'Università degli Studi di Bologna, antica sede dell'Istituto delle Scienze e dell'Accademia Clementina.
In intenso dialogo e ideale integrazione tra le sale e la Mostra, di cui essi stessi sono protagonisti, i fregi cinquecenteschi che rappresentano il mito dell'origine dipinti dagli artisti bolognesi Nicolò dell'Abate, Pellegrino Tibaldi, Prospero Fontana, Ercole Procaccini.
Particolarmente affascinante la parte della mostra situata nella Biblioteca, progettata da Carlo F.Dotti per il papa Benedetto XIV e costruita in soli tre anni, dal 1741 al 1744, sontuosamente arredata con scaffalature in noce massiccio e aperta al pubblico come Aula Magna nel 1756.
Sul fondo si erge, simbolo dell'antico, il calco in gesso del Lacoonte, inviato all'Accademia Clementina di Bologna da Luigi Ferdinando Marsili nel 1714.
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LE SEZIONI IN MOSTRA
L'obiettivo della mostra ''L'Antichità del mondo. Fossili Alfabeti Rovine'', dedicata alla percezione e rappresentazione dell'antico attraverso 'exempla' del collezionismo sei e settecentesco, è di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio dei Musei di Palazzo Poggi, dell'Università degli Studi di Bologna, oggi tra i più famosi e importanti nel mondo. Alle ricche raccolte di questo museo, nate dai lasciti di Ulisse Aldrovandi (1522-1603), Ferdinando Cospi (1606-1686) e Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) e dal 'Museum Diluvianum' dell'Istituto delle Scienze, si accompagnano numerosi oggetti - opere d'arte, reperti, manufatti - provenienti da musei italiani e stranieri e da altre istituzioni cittadine.
La mostra è divisa in cinque sezioni che evidenziano le scoperte e gli avanzamenti che hanno compiuto in età moderna i diversi ambiti del sapere, a partire dalla più remota antichità .
I SEZIONE Ferdinando Cospi e l'Antico
Nella prima sezione si cerca, almeno in modo virtuale, di ricostruire la natura e la consistenza del Museo di Ferdinando Cospi (1606-1686), una delle più significative Wunderkammern italiane del Seicento. Patrizio di Bologna e senatore, lasciò la sua collezione alla città di Bologna, ma i ripetuti trasferimenti di sede e gli smembramenti in diverse 'stanze' dell'Istituto delle Scienze, nonché la formazione nell'Ottocento dei Musei Universitari legati alle singole discipline, hanno procurato non solo una perdita e dispersione della collezione ma anche la sua sistemazione e classificazione originale.
La enorme raccolta cospiana, di grande importanza e fama internazionale, comprendeva in origine oggetti preziosi da paesi oltreoceano, materiali archeologici, naturalia, artificialia, antiquitates, sistemati con un criterio scientifico.
Alcuni tra gli oggetti più significativi esposti in questa 1° sezione sono, oltre ai libri che descrivono ed elencano gli oggetti del Museo originale, uno specchio etrusco in bronzo, statuette funerarie egizie, pietre incise, ceramiche faentine e marchigiane, armi, un uovo di struzzo decorato, una meridiana portatile con bussola in avorio e fossili.
II SEZIONE Le Antiquitates di Luigi Ferdinando Marsili
Nella seconda sezione è visibile il mondo di Luigi Ferdinando Marsili (nato nel 1658), collezionista e scienziato bolognese. Figura straordinariamente ricca per le attività condotte come archeologo e topografo 'militante', fu il fondatore dell'Istituto delle Scienze nel 1711. Il suo intento non era semplicemente quello di raccogliere reperti antichi, diversi per pregio, età e provenienza, e di riunirli e classificarli come tracce delle civiltà antiche; ma era anche e soprattutto quello di collegare l'itinerario scientifico che si sviluppava nelle stanze'laboratorio di Palazzo Poggi.
Ai lasciti di Aldrovandi e Cospi aggiunse la propria raccolta che comprendeva una biblioteca, antichità egizie, etrusche, greche e romane, strumenti matematici, disegni, statue e rilievi, anelli, monete, gemme, cammei e strumenti chirurgici. Il patrimonio si andò incrementando per le costanti cure e gli acquisti di Marsili, mirati ad integrare scientificamente le mancanze delle collezioni. Egli inoltre ideò una sistemazione razionale nell'esposizione degli oggetti, facendo tesoro delle sue visite ad altre raccolte di antichità nel mondo.
In questa seconda sezione della mostra sono esposti oggetti egiziani, un'urna cineraria etrusca, crateri greci, statue romane in marmo, i modelli di due obelischi e della macchina per sollevare gli obelischi.
III SEZIONE Dalla Storia del Mondo alla Scienza della Terra
La terza sezione in mostra è dedicata, con uno spettacolare allestimento, alla geologia e vulcanologia o meglio allo sviluppo delle scienze della terra. Vari oggetti del Sei e Settecento come libri, incisioni, pietre, fossili, disegni con eruzioni di vulcani e l'interno della terra visti e interpretati dall'uomo del Seicento, vogliono dimostrare come lo scienziato di quell'epoca cercasse di trovare delle spiegazioni scientifiche per alcuni fenomeni naturali che fino a poco tempo prima erano considerati 'punizioni divine'. Altri oggetti, come un singolare modello di miniera facente parte della collezione Marsili, dimostrano invece come la scienza e la tecnica in quell'epoca si svilupparono rapidamente grazie all'approfondimento continuo delle ricerche.
IV SEZIONE Le Antichità . Immagini Monumenti e Rovine
In questa quarta sezione viene esposta una parte della ricca e consistente raccolta di opere d'arte di Palazzo Poggi. Al pian terreno del Palazzo, dove si trovava l'Istituto delle Scienze, Luigi Ferdinando Marsili, il Senato cittadino e il Pontefice Clemente XI decisero di costituire la Scuola d'Arte. Collegata all'Accademia Clementina di Belle Arti - annessa all'Istituto delle Scienze - la scuola era volta alla formazione di pittori e scultori.
Marsili era dell'opinione che il pittore, lo scultore e l'architetto non possono esercitare il loro mestiere se non dopo aver studiato le civiltà antiche, l'anatomia, la filologia, l'analisi dei testi letterari, l'epigrafia, lo studio delle lingue antiche, l'ottica, la geometria, in quanto fonti e strumenti essenziali dalle quali non potevano prescindere.
Lo spessore scientifico, la prospettiva storica e storiografica, l'esigenza di mantenere vivo il legame internazionale della cultura bolognese, caratterizzano l'opera degli artisti rappresentati in mostra e scelti quali exempla di due secoli d'attività dell'Accademia di Belle Arti.
Alcuni delle opere più significative esposte in questa sezione sono un trattato di Leon Battista Alberti (1404-1472), i Quattro libri dell'architettura di Andrea Palladio (1508-1580), dipinti allegorici e mitologici di Donato Creti (1671-1749), Ubaldo Gandolfi (1728-1782), Pelagio Palagi (1775-1860), incisioni di Nicola Zabaglia (1664-1750), Giambattista e Francesco Piranesi (1720-1778), Antonio Basoli (1774-1848), Charles-François Mazois (1783-1826), il calco in gesso del Laocoonte inviato da Marsili all'Accademia Clementina di Bologna nel 1714.
Nella medesima sezione si tratta anche della scoperta di Ebla, città della Siria settentrionale fiorita tra il 2500 e il 1600 a.C., da parte della missione archeologica dell'Università La Sapienza di Roma, diretta da Paolo Matthiae, e iniziata nel 1964. Le ricerche hanno rivelato i celebri Archivi di Stato ricchi di oltre 17.000 pezzi nella lingua semitica più antica consegnata alla scrittura, con testi economici, amministrativi, lessicali e letterari e resti numerosi di un'arte completamente perduta.
V SEZIONE Testimonianze del Passato. Alfabeti e Scritture
Nella quinta sezione si documenta, tramite alcune opere e oggetti rari e di pregio, come gli scienziati e filosofi del Sei e Settecento cercavano e riflettevano, attraverso i documenti e reperti di antiche civiltà , sulla nascita e lo sviluppo delle lingue e dei linguaggi. Capire e dimostrare quale linguaggio era il diretto discendente del linguaggio originario di Adamo, e di conseguenza quello più autentico, era l'obiettivo principale e tema di grande discussione tra i vari sostenitori.
Le scritture ideografiche dei Cinesi, le pittografie dei popoli antichi, gli alfabeti delle civiltà orientali e di quelle mesoamericane, si affiancano, tra il XVI e XVII secolo, ai geroglifici, ai caratteri ebraici, ai simboli geometrici, per costituire esempi e modelli di un linguaggio perfetto e universale. Le recenti scoperte geografiche e la conquista del Nuovo Mondo portarono a contatto con scritture fino ad allora sconosciute. Athanasius Kircher e Matteo Ricci, due gesuiti del Seicento, si dedicarono allo studio, al confronto e all'allineamento dei nuovi alfabeti e dizionari.
In mostra sono esposte per esempio incisioni che raffigurano la Torre di Babele, testi che riportano geroglifici e scritti ebraici, antichi 'dizionari' che mostrano la ricerca per la traduzione 'alle prime armi', un codice sacerdotale precolombiano con scritture pittografiche.
Orari di apertura:
martedì - venerdì dalle 9,00 alle 17,30
sabato e domenica dalle 10,00 alle 18,30 - lunedì chiuso
Ingresso: Intero ' 5 ' Ridotto ' 3
Comitato dei promotori:
Università degli Studi di Bologna - Musei di Palazzo Poggi
Biblioteca Universitaria
Museo Civico Archeologico
Museo Civico Medioevale
Biblioteca dell'Archiginnasio
Accademia di Belle Arti
Soprintendenza per il Patrimonio Storico-Artistico e Demoetnoantropologico
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Patrocinata da:Regione Emilia Romagna
Comitato scientifico:
Antonino Biancastella
Pierangelo Bellettini
Jadranka Bentini
Fabrizio Bonoli
Enzo Boschi
Giorgio Dragoni
Vittorio Mascalchi
Massimo Medica
Cristiana Morigi Govi
Sergio Raffi
Piermaria Luigi Rossi
Walter Tega (coordinatore)
Info:Segreteria dei Musei di Palazzo Poggi, Telefax 051-2099398, e-mail: dir.f5@ammc.unibo.it
Ufficio stampa: Studio Pesci, Via G.Petroni 18/3, 40126 Bologna, Tel 051-269267, Fax 051-2960748
Musei di Palazzo Poggi, via Zamboni 33, Bologna