Perche' il tavolo? Perche' proprio il Tavolo rosso della stamperia? E se si trattasse piuttosto del piano nero del tavolo rosso? Perche' proprio in questo momento? Spesso gli eventi piccoli, banali, insignificanti, cose che gli uni non notano nemmeno, per gli altri diventano fatali, storiche, cambiano, influenzano o addirittura costituiscono il loro destino.
(Bosnia 1943)
IL TAVOLO ROSSO
Olii, tecniche miste, disegni, incisioni
PARLA L' ARTISTA
Perché il tavolo? Perché proprio il Tavolo rosso della stamperia? E se si
trattasse piuttosto del piano nero del tavolo rosso? Perché proprio in
questo momento?
Spesso gli eventi piccoli, banali, insignificanti, cose che gli uni non
notano nemmeno, per gli altri diventano fatali, storiche, cambiano,
influenzano o addirittura costituiscono il loro destino.
Ora mi pongo, anche da solo, queste domande semplici ma crudeli alle quali è
molto difficile o molto facile trovare una risposta.
Con il tavolo ci scontriamo quotidianamente. Esso è quell'oggetto intorno
al quale ci muoviamo vivendo la nostra vita quotidiana. Sul tavolo inizia la
giornata con il primo caffè caldo, sul tavolo giace il giornale. A
mezzogiorno sul tavolo ci aspetta il primo piatto. Intorno al tavolo ci
se-diamo per parlare e discutere, per scrivere le lettere. Sul tavolo
poggiamo i fiori per le nostre feste. Sul tavolo lavoriamo. Il tavolo è
sempre al centro del nostro piccolo cosmo detto camera o studio,...
Da quando vi è la pittura, il tavolo è presente sempre e ovunque. Non vi
è un pittore che non l'abbia usato almeno una volta. Il tavolo era
quel-l'oggetto importante sul quale metteva e disponeva le cose del suo
affasci-namento pittorico...
Probabilmente anch'io diventai un amico del tavolo quando, ancora molto
giovane, iniziai la mia avventura pittorica. Dal tavolo mi guardava-no i
soggetti delle mie prime nature morte, le prime teste in gesso dell'etÃ
classica. Sul tavolo osservai per la prima volta il calco in gesso della
testa dello "Schiavo" di Buonarroti...
Molto più tardi il tavolo diventò l'oggetto centrale, importante sopra il
quale lo sguardo si spostava verso le finestre aperte delle mie "Camere" o,
dall'altra parte, nei miei "Cortili" e "Giardini"...
Durante i primi giorni nel nostro primo, letteralmente vuoto, apparta-mento
di Nuova Belgrado, Ivana ed io potevamo stare senza il letto ma un tavolo
con quattro sedie era il primo mobile ad entrare in quello spazio, era la
cosa che dovevamo avere.
Anche questo significa qualcosa!
Dunque il tavolo è un oggetto. Il tavolo è un fenomeno, una determinante
nella vita... Ma soprattutto esso è un personaggio, un essere. Il tavolo
e...
Nella mia vita "italiana", nei primi, tristi ed inquieti giorni passati
nella vecchia stamperia di via Gemona 100 a Udine, ma anche più tardi in
quelli difficili, mi sono buttato, per fortuna, con forza animalesca nel-la
produzione di nuove incisioni: con queste ho voluto parlare di me, del-le
mie capacità , cercando freneticamente di produrre alcuni di quei mo-tivi giÃ
mitici" che mi avevano reso celebre nel mio paese ormai perso, infelice...
Dunque passavo le già allora lunghe giornate di giugno, luglio, agosto nell
'atmosfera inebriante della vecchia, nero-grigia, sporco-buia stamperia.
Nella sua pace e nel suo color nero trovai la serenità di cui avevo tanto
bi-sogno. Lì, nella stamperia, come se ci fossi stato e avessi lavorato
sempre, realizzai le prime e più avanti molte altre incisioni...
Spesso il mio sguardo cadeva, e più tardi regolarmente, sul tavolo di un
colore rosso stranamente forte, sul quale lavorava Corrado.
Mi sembrava che fosse un tavolo che conoscevo già molto bene, un tavolo dal
quale mi ero separato in un certo momento della vita e che adesso
rincontravo come se fosse un vecchio amico. Questo fatto avrà un importanza
rilevante nelle circostanze nelle quali mi trovavo. Godevo e gioivo
del-la sua presenza. Quan-do venivo in stamperia ci salutavamo e... Da
allora è iniziato il no-stro dialogo silenzioso e presto sono arrivate
an-che le prime riflessioni, i primi schizzi, studi, le prime lastre.
Con lui non avevo bisogno delle mie prime parole italiane, scorrete e
impacciate, che mettevano a disagio l'altro mio nuovo amico, Corrado.
Con il tavolo riuscivo a comunicare così bene.
Il suo rossore nell'atmosfera nero-grigio-buia della stamperia era
prezioso, felice e decorativamente bello. Era un rosso unico e isolato, ma
forse questo lo vedevo solo io.
Non so come sarebbe stato e come mi sarei sentito a stare in stamperia senza
quel pezzo di rosso, senza quel tavolo destinato a trovarsi lì.
Ma non so perché lo chiamo Tavolo rosso. La sua parte essenziale, la sua
"anima e costituita da un piano nero rettangolare, da uno strano spazio
nero, da una superficie, da un pezzo di cosmo nero nel quale si muovono, si
incontrano, si scontrano e si allontanano gli sporchi e mitici oggetti
del-la stamperia. Sono oggetti e attrezzi che vengono toccati e usati
quotidia-namente e che nel loro spostamento non si troveranno mai due volte
nella stessa posizione e nello stesso rapporto. Oggetti semplici, inutili ed
at-trezzi di un vecchio, "sporco" mestiere!
Perché questo tavolo, e non un altro, dopo tanti anni e proprio in questo
momento e in questo posto mi trascina nel suo profondo. Mi assorbe con tanta
passione e forza e attraverso le mie realizzazioni giovanili ma mature
(delle quali solo alcune sono rimaste) sul tema di un tavolo simile a
questo, mi riporta pensieri e ricordi lontani.
Mi riporta al tavolo sporco da calzolaio di mio padre, ai tempi quando
ancora bambino osservavo e assorbivo quotidianamente l'immagine di quel
tavolo alquanto differente ma maledettamente simile. Mi ricorda l'odore
pesante della sporca colla da calzolaio, delle creme, della cera, del
cuoio... Mi ricorda le mani sporche di mio padre... Infine mi riporta il
sentimento di piacere che prova il maestro tenendo nelle mani un paio di
scarpe luci-de e pulite appena fatte.
La vita mi ha guidato verso un mondo e verso una maestria un po di-versi, ma
le mani sporche e il lavoro manuale rimangono la base e la de-terminante
principale della mia maestria e quindi della mia vita.
Così che il sollevare entusiasmante del lucente foglio grafico, dopo un
lungo processo e un lungo lavoro sulle lastre, e questo tavolo e questo
vec-chio, sporco mestiere al quale apparteniamo tutti e due, sia io che il
tavo-lo, inevitabilmente mi fanno pensare all'inizio, all'immagine del
tavolo sporco da calzolaio di mio padre.
Che cosa significa, in sostanza, e che senso ha questo mio "nuovo ritorno"
o la continuazione del vecchio inizio, questa mia dedizione al tavolo della
stamperia, non voglio neanche pensarci. Sto solo soddisfando i miei riflessi
spirituali e mi faccio guidare da essi. Sono attratto dalla sporca bellezza
del tavolo e degli oggetti che vi giacciono, sono attratto dai loro
cam-biamenti, dai loro spostamenti e avendo paura che spariscano li registro
co-me se avessi una macchina fotografica o una cinepresa. E anche se tutto
questo fosse e dovesse rimanere solo il mio omaggio al tavolo rosso, al suo
strano rettangolo nero, ai suoi sporchi oggetti ed attrezzi, e attraverso il
ta-volo un omaggio alla gente, ai manuffatori che con le loro mani sporche
creano quelle piccole meraviglie pulite ed utili, sarei contento e mi sarei
sdebitato con loro dimostrandogli tutta la mia gratitudine!
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