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Safet Zec
dal 27/8/2002 al 5/11/2002
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Pierre Higonnet



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27/8/2002

Safet Zec

Galleria del Leone, Venezia

Perche' il tavolo? Perche' proprio il Tavolo rosso della stamperia? E se si trattasse piuttosto del piano nero del tavolo rosso? Perche' proprio in questo momento? Spesso gli eventi piccoli, banali, insignificanti, cose che gli uni non notano nemmeno, per gli altri diventano fatali, storiche, cambiano, influenzano o addirittura costituiscono il loro destino.


comunicato stampa

(Bosnia 1943)

IL TAVOLO ROSSO

Olii, tecniche miste, disegni, incisioni

PARLA L' ARTISTA
Perché il tavolo? Perché proprio il Tavolo rosso della stamperia? E se si trattasse piuttosto del piano nero del tavolo rosso? Perché proprio in questo momento?
Spesso gli eventi piccoli, banali, insignificanti, cose che gli uni non notano nemmeno, per gli altri diventano fatali, storiche, cambiano, influenzano o addirittura costituiscono il loro destino.
Ora mi pongo, anche da solo, queste domande semplici ma crudeli alle quali è molto difficile o molto facile trovare una risposta.
Con il tavolo ci scontriamo quotidianamente. Esso è quell'oggetto intorno al quale ci muoviamo vivendo la nostra vita quotidiana. Sul tavolo inizia la giornata con il primo caffè caldo, sul tavolo giace il giornale. A mezzogiorno sul tavolo ci aspetta il primo piatto. Intorno al tavolo ci se-diamo per parlare e discutere, per scrivere le lettere. Sul tavolo poggiamo i fiori per le nostre feste. Sul tavolo lavoriamo. Il tavolo è sempre al centro del nostro piccolo cosmo detto camera o studio,...
Da quando vi è la pittura, il tavolo è presente sempre e ovunque. Non vi è un pittore che non l'abbia usato almeno una volta. Il tavolo era quel-l'oggetto importante sul quale metteva e disponeva le cose del suo affasci-namento pittorico...
Probabilmente anch'io diventai un amico del tavolo quando, ancora molto giovane, iniziai la mia avventura pittorica. Dal tavolo mi guardava-no i soggetti delle mie prime nature morte, le prime teste in gesso dell'età classica. Sul tavolo osservai per la prima volta il calco in gesso della testa dello "Schiavo" di Buonarroti...
Molto più tardi il tavolo diventò l'oggetto centrale, importante sopra il quale lo sguardo si spostava verso le finestre aperte delle mie "Camere" o, dall'altra parte, nei miei "Cortili" e "Giardini"...
Durante i primi giorni nel nostro primo, letteralmente vuoto, apparta-mento di Nuova Belgrado, Ivana ed io potevamo stare senza il letto ma un tavolo con quattro sedie era il primo mobile ad entrare in quello spazio, era la cosa che dovevamo avere.
Anche questo significa qualcosa!
Dunque il tavolo è un oggetto. Il tavolo è un fenomeno, una determinante nella vita... Ma soprattutto esso è un personaggio, un essere. Il tavolo e...

Nella mia vita "italiana", nei primi, tristi ed inquieti giorni passati nella vecchia stamperia di via Gemona 100 a Udine, ma anche più tardi in quelli difficili, mi sono buttato, per fortuna, con forza animalesca nel-la produzione di nuove incisioni: con queste ho voluto parlare di me, del-le mie capacità, cercando freneticamente di produrre alcuni di quei mo-tivi già mitici" che mi avevano reso celebre nel mio paese ormai perso, infelice... Dunque passavo le già allora lunghe giornate di giugno, luglio, agosto nell 'atmosfera inebriante della vecchia, nero-grigia, sporco-buia stamperia. Nella sua pace e nel suo color nero trovai la serenità di cui avevo tanto bi-sogno. Lì, nella stamperia, come se ci fossi stato e avessi lavorato sempre, realizzai le prime e più avanti molte altre incisioni...
Spesso il mio sguardo cadeva, e più tardi regolarmente, sul tavolo di un colore rosso stranamente forte, sul quale lavorava Corrado.
Mi sembrava che fosse un tavolo che conoscevo già molto bene, un tavolo dal quale mi ero separato in un certo momento della vita e che adesso rincontravo come se fosse un vecchio amico. Questo fatto avrà un importanza rilevante nelle circostanze nelle quali mi trovavo. Godevo e gioivo del-la sua presenza. Quan-do venivo in stamperia ci salutavamo e... Da allora è iniziato il no-stro dialogo silenzioso e presto sono arrivate an-che le prime riflessioni, i primi schizzi, studi, le prime lastre.
Con lui non avevo bisogno delle mie prime parole italiane, scorrete e impacciate, che mettevano a disagio l'altro mio nuovo amico, Corrado. Con il tavolo riuscivo a comunicare così bene.
Il suo rossore nell'atmosfera nero-grigio-buia della stamperia era prezioso, felice e decorativamente bello. Era un rosso unico e isolato, ma forse questo lo vedevo solo io.
Non so come sarebbe stato e come mi sarei sentito a stare in stamperia senza quel pezzo di rosso, senza quel tavolo destinato a trovarsi lì.
Ma non so perché lo chiamo Tavolo rosso. La sua parte essenziale, la sua "anima e costituita da un piano nero rettangolare, da uno strano spazio nero, da una superficie, da un pezzo di cosmo nero nel quale si muovono, si incontrano, si scontrano e si allontanano gli sporchi e mitici oggetti del-la stamperia. Sono oggetti e attrezzi che vengono toccati e usati quotidia-namente e che nel loro spostamento non si troveranno mai due volte nella stessa posizione e nello stesso rapporto. Oggetti semplici, inutili ed at-trezzi di un vecchio, "sporco" mestiere!

Perché questo tavolo, e non un altro, dopo tanti anni e proprio in questo momento e in questo posto mi trascina nel suo profondo. Mi assorbe con tanta passione e forza e attraverso le mie realizzazioni giovanili ma mature (delle quali solo alcune sono rimaste) sul tema di un tavolo simile a questo, mi riporta pensieri e ricordi lontani.
Mi riporta al tavolo sporco da calzolaio di mio padre, ai tempi quando ancora bambino osservavo e assorbivo quotidianamente l'immagine di quel tavolo alquanto differente ma maledettamente simile. Mi ricorda l'odore pesante della sporca colla da calzolaio, delle creme, della cera, del cuoio... Mi ricorda le mani sporche di mio padre... Infine mi riporta il sentimento di piacere che prova il maestro tenendo nelle mani un paio di scarpe luci-de e pulite appena fatte.
La vita mi ha guidato verso un mondo e verso una maestria un po di-versi, ma le mani sporche e il lavoro manuale rimangono la base e la de-terminante principale della mia maestria e quindi della mia vita.
Così che il sollevare entusiasmante del lucente foglio grafico, dopo un lungo processo e un lungo lavoro sulle lastre, e questo tavolo e questo vec-chio, sporco mestiere al quale apparteniamo tutti e due, sia io che il tavo-lo, inevitabilmente mi fanno pensare all'inizio, all'immagine del tavolo sporco da calzolaio di mio padre.
Che cosa significa, in sostanza, e che senso ha questo mio "nuovo ritorno" o la continuazione del vecchio inizio, questa mia dedizione al tavolo della stamperia, non voglio neanche pensarci. Sto solo soddisfando i miei riflessi spirituali e mi faccio guidare da essi. Sono attratto dalla sporca bellezza del tavolo e degli oggetti che vi giacciono, sono attratto dai loro cam-biamenti, dai loro spostamenti e avendo paura che spariscano li registro co-me se avessi una macchina fotografica o una cinepresa. E anche se tutto questo fosse e dovesse rimanere solo il mio omaggio al tavolo rosso, al suo strano rettangolo nero, ai suoi sporchi oggetti ed attrezzi, e attraverso il ta-volo un omaggio alla gente, ai manuffatori che con le loro mani sporche creano quelle piccole meraviglie pulite ed utili, sarei contento e mi sarei sdebitato con loro dimostrandogli tutta la mia gratitudine!

catalogo in Galleria

orario 11 - 20

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