Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Making of/La Creazione. L'istallazione dell'artista riprende i sette giorni della Creazione proponendo altrettante casse nere a misura d'uomo: sette confessionali in cui e' possibile entrare uno alla volta, senza intermediari.
Il modo in cui l’opera di Albuquerque Mendes si intreccia con la religione assume in questa installazione una chiara evidenza, quasi miracolosa.
Infatti, l’artista trasporta in una chiesa di Roma (Sant’Antonio dei Portoghesi) sette casse, corrispondenti, secondo la Genesi, ai Sette Giorni della Creazione. Sono casse fatte a misura d’uomo, con la base quadrata di 70 cm. di lato e un’altezza di due metri. Quasi a rivaleggiare con il Modulor de Le Corbusier. Dobbiamo entrare per vedere cosa accade. Ma può entrare solo uno per volta.
Queste sette casse sono anche sette confessionali. Ma realizzate come spazi di confessione diretta. Senza intermediari. Quasi che lo stupore di fronte alla creazione fosse un avvenimento non trasmissibile. Sono anche sette casse nere che, a somiglianza di altre, sono portatrici di un segreto che potrebbe essere una rivelazione. Il minimalismo concettuale di queste strutture funziona da induttore dell’esperienza confessionale di ciascuno. Non possiamo condividere l’esperienza di essere dentro. Non possiamo chiamare nessuno ad ammirare la bellezza della creazione, Siamo soli, senza appoggio, dinanzi allo splendore del mondo.
In questa sua opera, come in altre, Albuquerque Mendes accosta l’esperienza artistica all’esperienza religiosa. Come nota, possiamo riferire che è stato lui a realizzare l’iconografia dell’ultima visita papale in Portogallo.
Già lo avevamo visto occupare il posto di Cristo nelle sue molteplici versioni della Via Sacra. Già avevamo accettato di definire l’artista come creatore. Non credo tuttavia che, in questo caso, questo artista voglia proporsi come il Creatore. Egli, semplicemente, rivendica a sé il ruolo di esegeta della creazione. Fa un making of. Ossia, filma i tracciati di quell’epopea fantastica che deve essere stato il film stesso del mondo. Ciascuna di queste casse è la registrazione di una registrazione, il film di un film.
Concludiamo con l’ultima, quella in cui, secondo le scritture, Dio si sarà riposato. Mentre nelle altre casse la luce è un elemento dominante, o perché c’è una lanterna che ci permette di verificare cosa vi sia all’interno, o perché un piccolo orifizio consente alla luce di entrare, in questa ultima siamo rigorosamente all’oscuro. È domenica, giorno di riposo. Riposare è non vedere. È dormire. Oppure, è vedere dentro, vedere il luogo da cui a partire dal quale è possibile guardare il mondo con più chiarezza. Come quando chiudiamo gli occhi e si fa luce. Questa esperienza può essere divina, ma è, sicuramente, l’esperienza dell’arte.
Paulo Cunha e Silva
Nella sede della Galleria dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio
Via dei Portoghesi, 6
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì 15-20
sabato e domenica 11-13 / 15-20
Karen Thomas
vi sia la luce
Simonetta Gagliano
orizzonti
I lavori più recenti di Karen Thomas e Simonetta Gagliano, due pittrici che, attraverso il moderno linguaggio dell’astrazione, cercano di dare risposta ad una domanda antica: può la bellezza, come contemplazione del creato, condurci a Dio? Può ancora l’arte essere tramite del divino?
Raffaele Simongini, commentando in catalogo i lavori della Gagliano, ricorda a quanti pensano di poter liquidare la questione con un’ironica alzata di spalle, le parole del teologo von Balthasar: "La nostra parola iniziale si chiama bellezza... Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che non è più capace di pregare e , presto, nemmeno di amare" .
Spiega Karen Thomas: "E’ molto difficile oggi, per un artista, essere sincero. Ciò che io voglio al di sopra di ogni cosa è mantenere la mia sincerità artistica". E la sincerità artistica è appunto il legame che apparenta gli ultimi lavori della pittrice tedesca, il ciclo Vi sia la luce, agli Orizzonti di Simonetta Gagliano, opere che non cercano di allinearsi al gusto del momento, complesse per la finezza dell’elaborazione e la solida cultura pittorica che le sottende, eppure, al contempo, abbastanza semplici e immediate da chiamare l’osservatore ad una gioiosa partecipazione emotiva. Opere che emozionano perché scavano senza pudore e senza calcolo nel mondo interiore dell’artista.
Immagine: Albuquerque Mendes
Inaugurazione della mostra di Albuquerque Mendes: venerdi 28 maggio alle ore 18
Chiesa Nazionale di Sant’Antonio dei Portoghesi
via dei Portoghesi - Roma
dal lunedì al venerdì 8.30-13 e 15-18
sabato 9-12 e 16-18, domenica 9-12
ingresso libero