La mostra presenta dipinti e sculture eseguiti dall'artista tra il 2004 e il 2010 e si articola in due momenti speculari: al Museo di Castelvecchio vengono esposti lavori pittorici e sculture appartenenti all'ultimo periodo della sua produzione artistica. A Palazzo Canossa, dimora dell'artista durante la sua giovinezza, Guarienti dialoga con le antiche decorazioni di Bernardino India e Battista Del Moro, applicando alle pareti tavole mobili realizzate su metallo con la tecnica dell'affresco.
a cura di Giuseppe Appella
Il giorno 11 giugno 2010 si inaugura nella sala Boggian del Museo di Castelvecchio la mostra del
pittore Carlo Guarienti, a più di vent’anni di distanza dall’esposizione monografica del suo lavoro
tenuta nel 1988 alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Forti.
La mostra, promossa dal Comune di Verona - Direzione Musei d’Arte e Monumenti, Assessorato
alla Cultura e sostenuta dalla Regione del Veneto e da Fondazione Cariverona, presenta dipinti e
sculture eseguiti dall’artista tra il 2004 e il 2010 ed è accompagnata da una straordinaria
opera-ambiente realizzata dall’artista in palazzo Canossa, cinquecentesca architettura capitale di
Michele Sanmicheli e presente in Sala Boggian tramite un video appositamente realizzato.
Carlo Guarienti, esponente di un’antica famiglia veronese, è il ‘decano’ degli artisti scaligeri,
notissimo in campo nazionale e internazionale per la sua lunga e qualificata ricerca poetica e
tecnica in sintonia tanto profonda quanto originale con movimenti fondamentali del Novecento
come la Metafisica.
La mostra si articola in due momenti speculari: al Museo di Castelvecchio vengono esposti lavori
pittorici e sculture appartenenti all’ultimo periodo della produzione artistica di Carlo
Guarienti, tra cui Lo studio del pittore la sera (2009), Lo studio del pittore la mattina (2010), il
triplice omaggio di Aspettando Picasso, Aspettando Dürer e Aspettando Godot (2010) e il
drammatico Autoritratto con i chiodi (2009).
Il secondo momento è costituito dall’apertura straordinaria degli studi di Palazzo Canossa,
dimora dell’artista durante la sua giovinezza. Nelle sale di questa simbolica opera di Sanmicheli,
Guarienti dialoga con le antiche decorazioni di Bernardino India e Battista Del Moro, applicando
alle pareti tavole mobili realizzate su metallo con la tecnica dell’affresco.
E’ con questo edificio, palazzo Canossa, che Michele Sanmicheli introduce a Verona, sua città
natale, la novità del Rinascimento centroitaliano, dando avvio a una trasformazione
dell’architettura, dell’urbanistica, delle fortificazioni che conformerà indelebilmente la struttura e
l’immagine urbane. Ma le novità del Cinquecento non finiscono qui, perché l’interno della dimora
signorile è uno dei poli, insieme con la distrutta villa Soranza nel trevigiano, in cui un piccolo
gruppo di “creati” veronesi di Sanmicheli elabora un nuovo sistema decorativo, ad affresco che,
pur rendendo omaggio alle riscoperte archeologiche della Roma di Raffaello esportate dai suoi
allievi, le supera in una chiave monumentale e illusionistica, confrontandosi direttamente con lo
spazio architettonico. Si vuole che proprio qui abbia mosso i primi passi Paolo Caliari, il grande
Veronese. E il Settecento non è da meno; infatti Giambattista Tiepolo prima di partire per la
Spagna dipinge al piano nobile uno dei suoi più bei soffitti, il Trionfo di Ercole, purtroppo
danneggiato durante la guerra. In questo luogo paradigmatico, Guarienti mette in scena il suo
“affresco simulato”, creando, nel gioco delle stratificazioni, uno spaesamento suggestivo e
trasognato.
I due episodi distinti, ma virtualmente collegati, permettono di immedesimarsi in quel complesso ed
articolato racconto esistenziale che è stato il percorso artistico di Guarienti, un percorso aperto e
permeabile, in costante dialogo con l’antico e con le grandi figure del passato. L’amico di Goffredo
Parise, Federico Fellini, Dino Buzzati, Alberto Savinio e Giorgio De Chirico, pur immerso nelle
atmosfere delle avanguardie novecentesche (la Metafisica e un Surrealismo rivissuto in chiave
informale), ha sempre tenuto un rapporto dotto e appassionato con la grande tradizione pittorica.
Senza rinunciare al consapevole uso delle tecniche tradizionali, Guarienti è un audace
sperimentatore: pittore, scultore, grafico, illustratore, scenografo, non dimentica le sue
esperienze nell’ambito del restauro degli affreschi, dalle quali mutua la tecnica dello strappo
basata sull’uso di intonaci scrostati.
Racconti fantastici, surrealismo, ironia, poetica dell’incompiuto: sono questi i tratti più
evidenti della poetica pittorica di Guarienti. Le superfici delle tavole, se da una parte presentano un
aspetto denso e materico, alludendo a certe ricerche delle avanguardie novecentesche, dall’altra
sembrano sgretolarsi sotto l’effetto del tempo, conferendo alle opere un’aura di antichità, che
viene tuttavia negata dall’ironia narrativa dei soggetti.
Le aree pittoriche vengono a costituire degli onirici palinsesti dove le figure, gli schizzi, i dettagli
anatomici, le ammiccanti maschere che alludono alla tradizione veronese come quella di Papà del
Gnocco, si sovrascrivono gli uni sugli altri, animando una fantasiosa mitologia autobiografica.
E’ con questo straordinario avvenimento che il museo si apre alla città, offrendo la possibilità di
fruire di spazi normalmente inaccessibili e impreziositi da interventi artistici di così alto spessore
poetico.
Carlo Guarienti
Carlo Guarienti, nato il 28 ottobre 1923, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra Verona e Treviso,
sensibile da subito al fascino della storia raccontata dai loro palazzi e monumenti. Laureato in
Medicina, si è dedicato esclusivamente alla pittura a partire dal 1949. Nel 1953, a Roma, presso la
Galleria L'Obelisco, tiene la sua prima mostra personale e sempre nello stesso anno espone a
Parigi, presso la Galleria Weill e a Milano alla Galleria del Naviglio. Dal 1954 I'artista ha
partecipato a numerosissime collettive nelle più importanti gallerie italiane ed estere.
Nel 1956 è
invitato alla XXVIII Biennale di Venezia, nel 1957 alla Permanente di Milano e nel 1959 alla VIII
Quadriennale di Roma. Nel 1963 è tra gli artisti selezionati per la Prima Antologica degli artisti
romani che ha luogo a Palazzo delle Esposizioni a Roma. Ha partecipato inoltre alle principali
rassegne internazionali d'arte tra cui la Kunstmesse Art di Basilea. Guarienti sperimenta i più
diversi ambiti, dalla scultura, all’incisione, dal disegno alla realizzazione di scenografie televisive e
di prestigiose illustrazioni editoriali. Nel 1998 ha vinto il Premio Masi e nel 2008 il Premio
Mantegna, prestigiosi riconoscimenti nell’ambito dell’arte e della cultura venete.
La ricerca poetica ed artistica di Carlo Guarienti può essere definita una “conquista che pone alla
base dell’espressione la padronanza della tecnica come somma di esperienze e base di
conoscenza, soprattutto per chi si affida alla memoria e ad un accorto e indipendente lavoro
preliminare (il disegno, il monotipo) per saggiare l’intensità del colore da usare e la resistenza della
cartapesta da ‘perdere’ come cera” (dall’introduzione del catalogo della mostra Carlo Guarienti
faccia a faccia col gran forse di Giuseppe Appella)
Catalogo
Silvana Editoriale
Info: Museo di Castelvecchio
Corso Castelvecchio, 2 - Verona
tel. 045 8062611 - fax 045 8010729
mostre.castelvecchio@comune.verona.it
Inaugurazione 11 Giugno 2010, ore 12
c/o Museo di Castelvecchio
Museo di Castelvecchio, Sala Boggian
orari: 8,30-19,30 martedì-domenica; 13,30-19,30 lunedì
Bglietti: intero 4.50, ridotto 2, scolaresche 1
Palazzo Canossa
orari: 10,00-19,00 martedì-domenica;13,30-19,00 lunedì
Bglietti: intero 4.50, ridotto 2, scolaresche 1