In mostra le sculture dell'artista che rivisita l'antica tecnica raku di lavorazione della ceramica rielaborandola alla luce di una spiccata sensibilita' verso il mondo naturale.
Fedeli al progetto di coniugare il passato nobile delle arti applicate con il futuro di ricerca e sperimentazione che ha, fin dalla sua nascita, animato l'attività della Ab Ovo Gallery siamo lieti di presentare, quale primo appuntamento della stagione 2010, l'opera di Rita Miranda, una promettente e talentuosa ceramista umbra che, rivisitando l'antica tecnica raku di lavorazione della ceramica, la rielabora alla luce di una spiccata sensibilità verso il mondo naturale.
L'opera di Rita Miranda rappresenta una significativa sintesi fra tradizione ed innovazione nella quale il rigore di questa antichissima arte di fare ceramica si sposa alla ricerca di nuove forme espressive tese a ridare contemporaneità sempre nuova ad una materia che accompagna fin dalla notte dei tempi la storia dell'evoluzione della specie umana.
La mostra è significativamente intitolata al grado medio al quale avviene la cottura delle ceramiche raku e propone i lavori più recenti di Rita Miranda. Sono opere nelle quali il raku esce fuori dall'ambito sacrale e fortemente ritualizzato del “cerimoniale” cui è legato per origine traducendosi in forme naturali che gli restituiscono nuova linfa, nuove strade interpretative. Ecco allora sfere che sembrano organismi acquatici, ricci di mare o di terra con i loro aculei, palle che ricordano le strutture nervose della massa cerebrale e reticoli di venature che rimandano ad intricati sistemi sanguigni. Fanno da contraltare a questi rane, camaleonti, serpenti ed altre piccole forme animali che, adagiate sul manto scuro della materia, sembrano piccole divinità appostate a difesa dell'arte che rappresentano.
“All'inizio l'incapacità di controllare completamente la creazione di un mio oggetto mi innervosiva. Oggi invece sono innamorata di quella componente di casualità. La sorpresa è un momento magico che unisce il respiro di tutti. Spesso parto da semplici schizzi ma c'è sempre una componente imprevedibile che può cambiare il progetto iniziale. Alla fine ogni oggetto è la somma di due energie: la mia e l'inevitabile casualità che rende unico ogni pezzo.” (Rita Miranda)
Brevi note biografiche
Rita Miranda nasce a Todi (Pg) in un contesto cittadino naturalmente vocato, per tradizione millenaria e per ubicazione, allo stimolo verso l'arte ed al contatto con la natura, che qui si manifesta negli aspetti accoglienti e materni delle dolci colline umbre.
Fin dall'inizio del suo corso di studi ha manifestato interesse verso la pratica del disegno e della pittura con una naturale, istintiva vocazione per la manualità intesa nelle sue espressioni più variegate. In età di formazione ha avvicinato da autodidatta il mondo della ceramica raku da subito individuato, per filosofia e caratteristiche tecniche, come quello più vicino alla sua sensibilità. Dopo anni di perfezionamento e di apprendistato ha approfondito ed affilato i suoi strumenti tecnici con il “maestro” Enzo Tilia e seguendo i preziosissimi consigli di Nino Caruso, artista di talento assoluto e gran divulgatore attraverso la pubblicazione di vari saggi sulla materia.
Nel corso della sua attività di fondamentale importanza sono stati gli incontri e le collaborazioni con gli artisti Piero Dorazio e Bruno Ceccobelli.
Nel 2007 ha esposto nelle mostre collettive “Ab Ovo: alle origini della manualità” e “Hua: il dono dell'arte come arte del dono” tenutesi presso la Ab Ovo Gallery a Todi. Nel 2008 ha esposto alla mostra “DegustArte 08 - Marino Ficola, Rita Miranda, Riccardo Murelli”, tenutasi a Todi presso la residenza di campagna “Roccafiore”. Nel 2009 ha partecipato, come docente, al corso di ceramica raku “E-Vasi” organizzato dall'associazione culturale Amina. Nel corso del 2010 ha preso parte a Gennaio alla mostra “Venereazione” presso la residenza d'epoca San Pietro sopra le Acque (Massa Martana), a Marzo alla mostra collettiva “Progetto Pasolini” presso la galleria Terre Rare di Bologna ed a Maggio alla mostra “Sguardi preziosi” presso lo Spazio Nibe a Milano.
Le sue opere sono esposte presso le seguenti gallerie: Ab Ovo Gallery (Todi), Terre Rare (Bologna), Il Cerchio (Perugia), Manidesign (Napoli). Spazio Nibe (Milano)
Brevi cenni sulla ceramica Raku
Storia
La ceramica Raku, tecnica di origine giapponese, nasce in sintonia con lo spirito zen che esalta l'armonia presente nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme. L'origine del raku è legata alla cerimonia del tè: un rito realizzato con oggetti poveri tra i quali il più importante era la tazza, che gli ospiti si scambiavano l'un l'altro. Le sue dimensioni erano tali da poter essere contenuta nel palmo della mano. L'invenzione della tecnica raku è attribuita ad un artigiano coreano addetto alla produzione di tegole dell'epoca Momoyama (XVI secolo d.c.), Chojiro, che la sviluppò per poter più facilmente creare le ciotole per la cerimonia del té. Il termine giapponese raku significa letteralmente comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere, deriva dal sobborgo di Kyoto da cui veniva estratta l'argilla nel XVI secolo. Da quel momento divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, tutt'ora attiva in Giappone. Nel XVIII secolo, venne pubblicato un manuale che ne spiegava nel dettaglio la tecnica, e da allora il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone. Le ceramiche raku arrivano ad avere un valore elevatissimo e sono molto ricercate. Molte di queste opere posso essere ammirate, infatti, in musei e collezioni private.
Tecnica
Durante il processo raku l'oggetto subisce un forte shock termico; è quindi necessario utilizzare un'argilla robusta e refrattaria. Questo tipo di terra ha al suo interno della chamotte (granelli di sabbia) che diminuisce il grado di contrazione, evitando così la probabilità di frattura. Il pezzo in argilla refrattaria bianca dopo esser stato modellato viene cotto una prima volta tra 950-1000°C; dopodiché avviene la decorazione. Togliendo l'oggetto incandescente dal forno, in base al tipo di prodotto che si utilizza per la riduzione (segatura, carta, foglie ecc. ) sull'oggetto biscottato si potranno ottenere diversi effetti di riduzione dal colore nero al colore grigio. La cottura raku, seconda cottura, avviene in un apposito forno dove la temperatura oscilla tra i 950°C e i 1000°C. Quando il colore diventa lucido e il pezzo è incandescente si procede all'estrazione. Il forno viene aperto e l'oggetto viene preso attraverso apposite pinze e viene immediatamente depositato in un contenitore di metallo pieno di materiale combustibile (fogli di giornale, trucioli, segatura ecc.) che oltre a bruciare soffoca anche il pezzo, provocando una grossa riduzione. L'oggetto viene poi estratto nuovamente dal contenitore e immerso nell'acqua, dopodiché viene pulito per eliminare i segni della combustione e per far emergere i metalli in tutta la loro iridescenza e brillantezza. Il processo di riduzione può essere parziale o totale. L'elemento che denota il tipo di riduzione ottenuto è il colore dell'argilla non smaltata: è nera con la riduzione totale e si schiarisce nei toni di grigio a contatto con l'ossigeno. La riduzione totale si ottiene chiudendo completamente il contenitore, in modo che non entri aria. Il tipo di riduzione cambia in base a una serie di variabili: il combustibile (il suo potere di combustione, la sua umidità ecc.), il tempo che intercorre tra l'estrazione e la riduzione (tempo di contatto con l'ossigeno), la copertura - totale o parziale - dell'oggetto.
Inaugurazione sabato 19 giugno 2010, ore 18
Ab Ovo Gallery
Via del Forno 4, Todi (Pg)
Orari: da martedì a domenica 10.30 - 13.30 e 15.30 - 19.30
Ingresso libero