Personale dell'artista. Il titolo 'The Impressed' evoca una forma che si genera dopo l'incontro tra due diversi corpi, siano essi oggetti, elementi architettonici o materiali. The Impressed puo' riferirsi anche alla sensazione provocata da un'immagine che si imprime nella memoria dell'artista. A cura di Emanuele Guidi.
a cura di Emanuele Guidi
The Impressed è il titolo della prima mostra personale italiana dell’artista Chosil Kil presso la Galleria
Enrico Astuni di Pietrasanta.
Il titolo The Impressed (l’impressionato/a) evoca una forma che si genera dopo l’incontro tra due diversi
corpi, siano essi oggetti, elementi architettonici o materiali. The Impressed può riferirsi anche alla sensazione
provocata da un’immagine che si imprime nella memoria dell’artista.
Ma al di là delle interpretazioni, l’avvicinamento ed il contatto, graduali o violenti, sono i presupposti per cui
l’ “impressione” avvenga ed un frammento, un reperto od una nuova forma rimangano come testimonianza
di questo incontro/scontro. Paradossalmente il titolo della mostra è stato pensato prima della visita di Chosil
Kil a Pietrasanta e quindi precedentemente a quell’incontro che permettesse all’artista di sapere se e come
queste impressioni sarebbero emerse. The Impressed è quindi stato scelto quasi come una dichiarazione di
intenti ad esprimere il chiaro obiettivo di voler entrare in dialogo con il luogo ed il contesto senza la
possibilità di poter fallire.
Un atteggiamento che é paradigmatico della pratica dell’artista che affronta ogni suo interlocutore, siano essi
spazi o persone, come portatori di storia e racconti da comprendere e tradurre in nuove soluzioni formali. In
questo processo di conoscenza e trasmissione, gli oggetti ed i materiali con i loro significati, diventano il
mezzo ed il fine stesso per comunicare con lo spettatore. Attraverso una scrupolosa metodologia concettuale
Chosil Kil opera una decostruzione ed una decontestualizzazione degli oggetti che si aprono ad ulteriori
narrazioni. L’azione e la performatività che caratterizzano la fase della produzione rimangono soltanto come
tracce nell’opera finita e lasciano spazio ad una sensazione di assenza.
All’arrivo a Pietrasanta la ricerca ha preso la forma di un’intensa mappatura della città in ogni sua direzione
possibile. Un percorso attraverso i materiali e le tecniche di lavorazione, le ricerche negli archivi pubblici ed
in quelli privati, le architetture abbandonate ed i loro recinti da scavalcare; un’ampia costellazione
d’impressioni che hanno prodotto opere come Non Grave e Sons in Need of Sea (entrambi 2010).
Non Grave è una serie di 30 frammenti in bronzo disposti come fossero reperti archeologici. Questi
frammenti sono le impronte - impressioni – di fessure e fori, lasciati dalle attività dei lavoratori e delle
macchine, nei muri di un ex laboratorio artigianale storico oggi chiuso.
Sons in Need of Sea riprende un altro stabile in disuso, quello dell’ex-colonia marittima di Laveno, costruito
nel 1948 per ospitare i “figliuoli bisognosi di mare” degli operai della fabbrica Richard Ginori di Milano.
L’opera è una scultura in marmo statuario e rappresenta l’edificio che l’architetto intendeva costruire
originariamente. I disegni per la scultura sono stati preparati sulle tavole originali del progetto, datato 1946,
trovate nell’archivio storico. L’artista, dopo aver commissionato il modello completo dell’edificio ad uno
scultore locale, ha chiesto di lavorare sul blocco di marmo soltanto per la metà della cifra complessiva
pattuita, ottenendo in questo modo la maquette incompiuta dell’architettura a simbolo della chiusura della
colonia.
In The Break Through la storia ed i suoi residui diventano uno strumento nelle mani di Chosil Kil, che
utilizza un’antica palla di cannone inglese per spaccare l’unica vetrina della galleria che si affaccia sulla
turistica Piazza del Duomo. Questo atto violento contro lo spazio espositivo apre un canale di comunicazione
tra il dentro ed il fuori e produce una scultura casuale fatta di un feticcio storico e schegge di vetro. Ma
quella che sembra essere una provocazione ed un mero gesto di distruzione, è invece un altro tentativo di
avvicinamento alla città; un altro scontro ed un'altra impressione che produce un cambiamento ed una forma
nuova.
La biografia stessa dell’artista non è immune a questo processo di trasformazione spesso radicale e diventa
centrale nell’ultimo lavoro in mostra; in Rings (2008) Chosil Kil, con un gesto estremo, fonde gli anelli d’oro
che la madre le donò con l’istruzione di venderli soltanto in caso di emergenza alla sua partenza da Seoul per
Londra, creando da essi un unico lungo filamento.
Chosil Kil nasce nel1975 a Seoul, Corea e si laurea presso il Royal College of Art di Londra.
Kil ha avuto mostre in numerose gallerie ed istituzioni, tra cui: Somerset House, Londra (2008);
Cornerhouse, Manchester (2008); David Roberts Art Foundations, Londra (2008 and 2009); Aoyama
Meguro, Tokyo (2009); Galerie Opdahl, Berlin (2009); Platform Seoul 2009, Seoul (2009); Seoul Museum
of Art, Seoul (2010).
Attualmente sta lavorando al Art Sonje Lounge Project 2010 in collaborazione con Sunah Choi ed alla
commissione per una scultura all’aperto presso la Latitude Art Contemporary, England (July 2010).
Dopo la personale presso la Galleria Astuni, Italy (Giugno 2010) avrá una personale presso la Galleria
Opdahl, Norvegia (Novembre 2010).
Chosil Kil vive e lavora a Londra
Inaugurazione 26 giugno 2010 ore 19
Galleria Astuni
P.zza Duomo, 37 - Pietrasanta
orari della mostra: tutti i giorni 10.30-13 / 17-20.30 / 21.30-24
ingresso libero