Sembianze. Una personale di pittura. Il viso, i gesti, gli occhi, gli sguardi, e poi le mani, le gambe, la posizione dei piedi danno di una persona la sembianza di cio' che realmente vive e prova.
A cura di Alberto D’Atanasio
Il termine sembianze deriva dal provenzale semblant e sta per “sembiante”, “sembrare”, “notare”, “apparire”, ovvero dare di se stessi un’apparenza insolita, diversa dall’immagine che è abituale offrire. Ma le sembianze possono indicare anche un’immagine diversa oltre ciò che è l’immagine palese. Le sembianze sono anche le maschere che gli esseri animati assumono a secondo delle relazioni con l’esterno. Le sembianze, ancora sono tutto ciò che sottolinea l’espressione vera all’inconscio o di ciò che uno è rispetto a ciò che si desidera o si vuole essere.
Le sembianze sono anche le immagini dell’anima in altre parole, i pensieri. Il viso, i gesti, gli occhi, gli sguardi, e poi le mani, le gambe, la posizione dei piedi danno di una persona la sembianza di ciò che realmente vive e prova rispetto a quella figura o espressione che è consuetudine vedere. In questo senso è come affermare che il corpo, o più specificatamente la figura che gli altri vedono altri non è, che una sorta d’involucro che avvolge l’animum.
Le espressioni che il corpo assume non sono altro che le figure e i volti dell’anima. Talvolta le foto, i ritratti, l’immagine che rimanda il monitor o quella dello specchio, altro non sono che sembianti rispetto alla figura che ognuno ha di se stesso. Più il ritratto o sembiante è fedele e riassume i tratti della figura interiore e di quell’esteriore più il ritrattista dimostra il suo talento. Il sembiante individua i tratti fisici e individua il carattere morale. Il termine ritratto, in effetti, deriva dal latino re-traho che, letteralmente significa portare fuori, proprio perché l’intento di chi crea un sembiante o individua la vera sembianza è di fare emergere l’immagine più intima e più vera di chi è stato fatto oggetto dell’attenzione artistica.
Nella storia dell’uomo il sembiante inteso come ritratto si è sviluppato tra due estremi quello della somiglianza e quello della idealizzazione. In ogni epoca gli artisti hanno ricercato modalità tecniche e concettuali perché l’osservatore avesse tramite il sembiante conoscenza del personaggio ritratto e di questo tramandare il monito, la memoria, e averne cognizione per trasmetterne la storia alle nuove generazioni sì che potessero crescere su valori solidi e vincere così l’inesorabile corsa del tempo. Persino la maschera fin dall’antichità aveva lo scopo di esaltare ed esternare le sembianze interiori, le figure dell’inconscio o quelle che il rito, la cerimonia o la festa avevano in uso di far indossare.
LA MOSTRA
La mostra di Alberto Lanteri non è soltanto una mera esposizione di opere eseguite da un artista con un talento assoluto e acclarato, egli infatti ha un vissuto personale e uno artistico che gli hanno permesso di costruire nell’esperienza artistica una consapevolezza assoluta dove confluiscono i ricordi, le speranze, le rabbie e i desideri che nelle opere si evidenzia in una unione tra idea e tradizione pittorica italiana.
L’idea di Alberto Lanteri è percorso, meditazione e poi musa ispiratrice ed espediente costruttivo dell’opera stessa. È anche per questo che ciò si vuole realizzare è un vero e proprio percorso dove il pittore diviene una sorta di guida che paradossalmente oltre a condurre l’osservatore verso la lettura delle sembianze dipinte, lo induce a un naufragio innocuo, o quasi, ma quanto mai necessario perché dall’osservazione si arrivi ad essere coinvolti nell’opera e nel percorso che la mostra propone. Se è vero come scrive Carl Gustav Jung che la felicità dell’uomo deriva da come si riesce a equilibrare la maschera interiore e quella che tutti vedono allora questa mostra può essere davvero l’inizio perché si ricominci a riscoprire i simboli, i segni e quanto è nel segreto di ognuno perché ci si possa quanto meno riconoscere in un tempo dove la maschera non evidenzia più nulla, ma nasconde soltanto.
Alla mostra corrisponde un catalogo che non è soltanto un fissare l’evento nella sacralità della letteratura, nella mostra di Alberto Lanteri il visitatore, vestirà i panni di un viaggiatore il quale potrà fermarsi, ripartire, riflettere, riconoscere e riconoscersi nelle immagini come luoghi già vissuti e visitarne di nuovi. Non sarà solo una mostra in cui si possono osservare delle opere di arte visiva all’interno di una sala appositamente allestita a contenerle; tutto ciò sarà invece un pretesto, per cominciare un percorso che dall’osservazione delle opere e dal concetto che le ha ispirate, parte ed a esse ritorna. L’osservatore sarà così sollecitato, spontaneamente ad entrare nelle opere dei lavori dell’artista e a compiere collegamenti con ciò che è il tema stesso della mostra e con gli altri momenti che l’evento intende offrire. I cataloghi perciò saranno la guida indispensabile, una sorta di mappa per non perdersi nel viaggio.
La conferenza inaugurale e quelle che saranno in itinere durante la durata dell’evento sono altri momenti essenziali per coinvolgersi in un’idea che riesce a unire suggestioni, emozioni sentimenti e sensazioni.
Inaugurazione 9 luglio 2010
Reale Societa' Canottieri Bucintoro di Venezia
Dorsoduro 263 (Magazzini del Sale) - Venezia